mercoledì 7 dicembre 2016

La Stampa 7.12.16
Con quale sistema andremo ai seggi?

Oggi con quale legge elettorale si voterebbe?
È uno dei problemi aperti. Al momento convivono due leggi elettorali molto diverse tra loro. Per la Camera, l’Italicum, che prevede un premio al partito che supera il 40% dei voti o vince il ballottaggio. Per il Senato, il Consultellum, ovvero un Porcellum come fu emendato dalla Corte costituzionale nel 2013. Quest’ultimo è di fatto una legge proporzionale con le preferenze e con uno sbarramento dell’8%, insormontabile per i piccoli partiti. Le simulazioni dimostrano che la distribuzione dei seggi favorirebbe il primo partito; una sorta di premio di maggioranza non dichiarato. Incombe però un nuovo intervento della Corte costituzionale che il 24 gennaio prossimo esaminerà l’Italicum.
Quanto peserà la Corte costituzionale?
Moltissimo. Secondo indiscrezioni, la Consulta si orienterebbe a dichiarare incostituzionale nell’Italicum il sistema del ballottaggio e i capilista bloccati. Se davvero così fosse, bisognerebbe poi attendere qualche settimana per leggere sulla Gazzetta Ufficiale le motivazioni. Nel caso del Porcellum, fu necessario attendere un mese. Dopodiché si apre un percorso non facile: secondo alcuni giuristi basterebbe un decreto attuativo per recepire la sentenza; secondo altri, dalle parti di Forza Italia e non solo, sarebbe invece indispensabile una legge vera e propria, con i tempi lunghi che ciò comporta.
È ipotizzabile votare per Camera e Senato con due leggi diverse?
Sì, perchè è la Costituzione stessa a stabilire che si vota con sistemi diversi: per circoscrizioni elettorali o su base regionale. I grillini ipotizzano di fare una leggina per estendere al Senato l’Italicum che verrà.
In conclusione, quando andremo al seggio?
Se anche il Capo dello Stato accettasse di sciogliere le Camere, considerando che le elezioni vanno celebrate nel periodo che va dai 45 ai 70 giorni seguenti, non si riuscirebbe prima di aprile/maggio 2017. E il 26 maggio si apre il G7 a Taormina.
Oggi con quale legge elettorale si voterebbe?
È uno dei problemi aperti. Al momento convivono due leggi elettorali molto diverse tra loro. Per la Camera, l’Italicum, che prevede un premio al partito che supera il 40% dei voti o vince il ballottaggio. Per il Senato, il Consultellum, ovvero un Porcellum come fu emendato dalla Corte costituzionale nel 2013. Quest’ultimo è di fatto una legge proporzionale con le preferenze e con uno sbarramento dell’8%, insormontabile per i piccoli partiti. Le simulazioni dimostrano che la distribuzione dei seggi favorirebbe il primo partito; una sorta di premio di maggioranza non dichiarato. Incombe però un nuovo intervento della Corte costituzionale che il 24 gennaio prossimo esaminerà l’Italicum.
Quanto peserà la Corte costituzionale?
Moltissimo. Secondo indiscrezioni, la Consulta si orienterebbe a dichiarare incostituzionale nell’Italicum il sistema del ballottaggio e i capilista bloccati. Se davvero così fosse, bisognerebbe poi attendere qualche settimana per leggere sulla Gazzetta Ufficiale le motivazioni. Nel caso del Porcellum, fu necessario attendere un mese. Dopodiché si apre un percorso non facile: secondo alcuni giuristi basterebbe un decreto attuativo per recepire la sentenza; secondo altri, dalle parti di Forza Italia e non solo, sarebbe invece indispensabile una legge vera e propria, con i tempi lunghi che ciò comporta.
È ipotizzabile votare per Camera e Senato con due leggi diverse?
Sì, perchè è la Costituzione stessa a stabilire che si vota con sistemi diversi: per circoscrizioni elettorali o su base regionale. I grillini ipotizzano di fare una leggina per estendere al Senato l’Italicum che verrà.
In conclusione, quando andremo al seggio?
Se anche il Capo dello Stato accettasse di sciogliere le Camere, considerando che le elezioni vanno celebrate nel periodo che va dai 45 ai 70 giorni seguenti, non si riuscirebbe prima di aprile/maggio 2017. E il 26 maggio si apre il G7 a Taormina.