La Stampa 6.12.16
Bocciate le manovre dei vecchi partiti
d Guy Verhofstadt*
Il
 referendum di domenica non è stato altro che una comune manovra 
politica dei due grandi vecchi partiti del sistema politico italiano.
La
 sconfitta di Renzi era scritta nelle stelle: un governo che collega il 
proprio futuro a un referendum è destinato a finire in un disastro. 
Matteo Renzi è altrettanto cieco nel non vedere che gli italiani ne 
hanno abbastanza della gestione, o meglio della cattiva gestione da 
parte dei due vecchi partiti. Nel 2013 è entrato a Palazzo Chigi come 
una giovane tigre promettendo cambiamenti, ma ha dimostrato di essere 
nient’altro che una versione più giovane del vecchio Berlusconi. Ha 
cercato di dissimulare il fatto che l’obiettivo principale del 
referendum era quello di dare bonus elettorali ai due grandi partiti, e 
di punire iniziative politiche al di fuori delle vecchie strutture di 
partito.
Il giovane ha stretto un accordo con il vecchio, cercando
 di evitare il fiorire di nuovi movimenti, mentre questo è esattamente 
ciò che gli elettori italiani desiderano: nuova linfa nel loro sistema 
oligarchico. Il modo in cui la politica è organizzata in Italia ha un 
effetto veramente devastante sulla vita dei cittadini. La disoccupazione
 giovanile in Italia, per esempio, è salita alle stelle mentre i figli 
di famiglie con buoni contatti riescono ad avere ottimi impieghi ben 
pagati. La riforma delle pensioni è in stallo mentre i funzionari 
governativi hanno architettato regimi molto vantaggiosi per se stessi. 
La lista è inesauribile.
Gli elettori non ne possono più della 
divisione statica del potere tra i due grandi vecchi partiti, che da 
decenni hanno gestito in maniera inadeguata sia l’Italia che l’Europa. 
La gente ha sete di risultati. Desidera un pacchetto di investimenti 
europei convincente che ponga fine alla crisi economica. Vuole una 
guardia di frontiera e costiera adeguate in grado di gestire con 
efficienza la crisi dei rifugiati, e desidera un’Unione della difesa che
 consenta all’Europa di proteggere strenuamente il suo potere pacifico. 
Fintanto che tali proposte non fanno parte di programmi elettorali, e 
che i politici continuano a fare giochetti utilizzando i referendum, i 
cittadini continueranno a votare «no».
*già primo ministro belga, 
attuale presidente del gruppo parlamentare europeo Alleanza dei 
Democratici e dei Liberali per l’Europa
 
