La Stampa 5.12.16
Gotor: dobbiamo evitare a ogni costo le faide interne
“La cosa più grave è che ha diviso il Paese
Ma adesso va ritrovata l’unità del partito”
di Francesca Schianchi
«Renzi ha fatto un discorso che doveva fare in Parlamento: ho trovato fuori luogo farlo in una sede del governo».
Senatore Miguel Gotor, Renzi ha annunciato le dimissioni.
«Rispetto
la sua scelta ma la considero un errore: la Costituzione è una cosa, il
governo un’altra. La palla ora passa al presidente della Repubblica, ma
dalle sue parole, mi pare che Renzi abbia escluso reincarichi. Lui ha
una colpa come presidente del consiglio, e una come segretario del Pd».
Cioè?
«Come
presidente ha la responsabilità di aver diviso il Paese, ed è la più
grave. Come segretario, di aver diviso il Pd e disarticolato il
centrosinistra».
Non avete qualche responsabilità anche voi?
«Eccessi ce ne sono stati da tutte le parti, ma è chi guida la carrozza che deve tenere il cavallo».
Cosa succede ora?
«E’
successo che c’è stata una grande partecipazione: è un aspetto molto
importante, che rende estremamente legittimante questo passaggio».
Ma cosa succede al Paese?
«Ora bisogna ricucire il Paese, articolare un centrosinistra competitivo e unire il Pd».
Chi ha vinto? Voi, o Salvini, Grillo, Berlusconi?
«Ha
vinto uno schieramento costituzionale formato da vari soggetti diversi,
divisi su tante cose ma uniti sulla Costituzione. Mi ha offeso il
concetto di accozzaglia: questa battaglia per la nostra Carta, io l’ho
fatta a fianco degli amici e compagni di sempre: nel Pd e fuori, cioè
con Anpi, Cgil, Arci, Libertà e giustizia, Libera…».
Cosa succede nel Pd?
«È
necessaria una riflessione autocritica. Ed è importante cambiare le
politiche. Ma mi preme dire una cosa: noi abbiamo salvato il Pd non
lasciando il no alla destra».
C’è il rischio di una scissione?
«E’
un concetto che non esiste. Da parte nostra c’è la massima
disponibilità a una riflessione unitaria: diamo la responsabilità a
Renzi di aver diviso, ma adesso punto e a capo. Ora il tema è l’unità
del Pd e noi siamo pienamente responsabili. E’ quello che si sarebbe
dovuto fare dopo le elezioni di Mattarella, e invece Renzi un mese dopo
impose la fiducia sulla legge elettorale. Abbiamo perso quell’occasione e
siamo stati inascoltati e sbeffeggiati, ma ora la cosa peggiore sarebbe
un regolamento di conti del Pd al suo interno. Guardiamo all’Italia».