La Stampa 4.12.16
La paura dei sondaggisti
“Tifano tutti contro di noi ma stavolta non sbagliamo”
di Giuseppe Alberto Falci
La
paura di sbagliare anche questa volta. La preoccupazione di avere
sottostimato o sovradimensionato il dato di una regione. I sondaggisti
restano appesi a un Si o a un No che potrebbe inficiare la credibilità
di una professione. Lo spettro più recente che aleggia è quello delle
presidenziali americane. La vittoria di Donald Trump era stata esclusa
da tutti gli istituti di ricerca statunitense. «Nessuna paura, l’America
non c’entra nulla con l’Italia», argomenta Antonio Noto direttore di
Ipr Marketing. «È come chiedere a un chirurgo se ha paura di entrare in
sala operatoria. Per favore, non aumentiamo la sfiga. L’unico dato certo
- sorride - è che tutti fanno il tifo contro di noi». A pesare sulla
consultazione referendaria saranno gli indecisi, quella categoria che è
sempre difficile conteggiare. A questi si aggiungeranno gli elettori
che, secondo Noto, cambiano opinione nel cammino che va da casa alla
cabina elettorale: «Un 4 percento - annota - che forma il suo giudizio a
ridosso dell’apertura dei seggi». Chi non nasconde perplessità e
preoccupazioni è Roberto Weber presidente dell’Istituto Ixè: «Gli errori
sono una componente del nostro mestiere che ho sempre temuto. Ci
possono essere delle sorprese, provenienti soprattutto dal sud, dove
questa volta si potrebbe registrare una affluenza mai vista. Comunque se
dovessi scommettere dei soldi li punterei sul Si». Alessandra Ghisleri,
direttrice di Euromedia Research, non ci sta però a finire sotto
processo: «Paura di cosa? Faccio un lavoro normale, non ho la palla di
cristallo, devo semplicemente raccontare come stanno evolvendo le cose».
Al contrario Maurizio Pessato, presidente di Swg, si sbottona: «Certo,
quello che diciamo non è il giudizio di Dio, ma allo stesso tempo penso
che non sbaglieremo. Abbiamo registrato una certa distribuzione. C’è
solo una possibilità su cinque che possa andare in maniera diversa da
come diciamo». La paura risiede nella testa di Paolo Natale, docente
universitario e consulente per Ipsos: «In questa fase una fetta di
elettorato ha paura di dichiarare opinioni osteggiate dal pensiero
comune. C’è un episodio che le vorrei raccontare che rappresenta quello
che sta succedendo in questa fase». Quale? «Nell’ultima indagine abbiamo
chiesto agli elettori del campione se fossero andati a votare al
referendum sulle trivelle. Il risultato è stato che il 60% era stato a
votare, praticamente il doppio dei votanti reali. Dunque non si
conoscerà mai cosa la gente ha in mente». I sondaggisti sono sulla
graticola. E in tanti sono pronti a contestare gli errori del passato a
partire da quello delle elezioni europee del 2014 quando non previdero
il 40.8% del Pd. Ma Weber non si scompone e rivela che in quel caso si
trattò di prudenza e non di errore: «I dati erano in nostro possesso, ma
non credevamo ai nostri occhi, mai avevamo visto un risultato del
genere. Fu per questo che ci cautelammo».