sabato 3 dicembre 2016

La Stampa 3.12.16
La battaglia delle ferrovie per la nuova Via della Seta
Cina, Russia e Iran si sfidano per il controllo del mercato in Oriente
di Giordano Stabile


Il Grande gioco in Asia centrale ora si disputa sui binari. Due grandi progetti stanno per trasformare Afghanistan e Pakistan nella futura piattaforma degli scambi commerciali fra Cina, India, Russia e anche Europa. Con rivalità che ricordano quelle fra le grandi potenze coloniali di due secoli fa. Per l’Afghanistan, uno dei pochi Paesi al mondo che non ha mai avuto una ferrovia, è un balzo in avanti impressionate e anche una delle ultime chance di ancorarsi all’Asia in pieno boom e mettersi alle spalle il Medio Evo dei Taleban.
Ma proprio gli studenti coranici barbuti, assieme al rivale strategico di sempre, il Pakistan, sono i maggiori ostacoli al sogno del presidente afghano Ashraf Ghani. Il progetto della linea Turkmenistan-Afghanistan-Tajikistan (Tat), che da Atamyrat dovrebbe arrivare a Panj, dovrà attraversare tutto il Nord del Paese, compreso il distretto di Kunduz in gran parte occupato dagli islamisti. Quattro giorni fa il leader afghano ha inaugurato la prima tratta, assieme al presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhammedov. Quattro chilometri sono in territorio afghano, fino alla cittadina di Aqina.
Giochi di potere
L’Afghanistan è rimasto fuori dalle reti asiatiche che hanno cominciato a svilupparsi già nella seconda metà dell’Ottocento, in India e nell’Impero zarista. Nelle fasi finali del Grande gioco, Gran Bretagna e Russia decisero che il Paese dei fieri guerrieri Pashtun doveva essere un cuscinetto fra i loro domini, quindi isolato, in modo che nessuno potesse sfruttarlo per spedizioni militari.
Oggi la sua sopravvivenza dipende invece nel collegarsi il più rapidamente possibile alla nuova Via della Seta, ferrovie, autostrade, porti, che la Cina sta realizzando a tappe forzate e che la collegherà al vicino Pakistan.
La Tat, 635 chilometri in tutto per un costo previsto in 2 miliardi di dollari, è invece sponsorizzata dall’Iran, e in misura minore dalla Russia. Permette di collegare il Turkmenistan al Tagikistan, bypassando l’Uzbekistan, ostile a Teheran, e in prospettiva di offrire uno sbocco al mare ai prodotti cinesi senza passare dal Pakistan, gigante musulmano sunnita mal visto dagli iraniani. Per Kabul invece si tratta anche di un modo per avvicinarsi all’Europa, perché il Turkmenistan è collegato alla vecchia rete sovietica che arriva fino ai confini dell’Ue.
Progetti alternativi
La Tat però va a rilento e i problemi di sicurezza non promettono sviluppi rapidi. All’inaugurazione dei binari, su traversine di cemento immacolate, Ghani e Berdymukhammedov hanno parlato di «momento storico» e un nuovo via «alle relazioni commerciali».
Due giorni dopo però i cinesi hanno risposto con l’apertura del primo collegamento treno-nave fra la regione interna dello Yunnan alla costa e di lì fino al porto pachistano di Karachi. L’antipasto di quello che sarà il tassello fondamentale della Via della Seta, le linea ferroviaria diretta Cina-Pakistan, 1800 km fra Kashgar e il porto pachistano di Gwadar. Correrà parallela a una nuova autostrada per costo complessivo di 18 miliardi.
Il progetto è stato lanciato lo scorso dicembre. Preoccupa Kabul, che teme di restare isolata nella morsa Cina-Pakistan. Pechino è l’alleato storico di Islamabad ma guarda anche all’Afghanistan. E ha cercato di rassicurare il presidente Ghani con un’altra proposta. Unire la nuova linea a Kabul con due deviazioni, da Quetta e Peshawar.
Il viceministro degli Esteri cinesi Kong Xuanyou l’ha illustrata al palazzo presidenziale e ha sottolineato che la Via della Seta «sarà decisiva» anche per l’Afghanistan. Chissà se i nuovi binari, se mai vedranno la luce, riusciranno a mettere d’accordo i rivali di sempre.