La Stampa 15.12.16
Nessuno crede alla rottura tra Verdini e il neo premier
di Marcello Sorgi
Non
c’era un solo senatore ieri a Palazzo Madama, al dibattito-bis sulla
fiducia in perfetto stile bicameralismo paritario post-vittoria del No,
disposto a credere alla rottura tra Verdini e Gentiloni: determinata,
secondo l’ex-braccio destro di Berlusconi, dalla mancata assegnazione di
un ministero al partitino transfuga dall’opposizione di centrodestra
che tante volte aveva aiutato Renzi nelle votazioni in cui mancavano i
voti della minoranza Pd. Così il gruppo di diciotto senatori che era
stato decisivo per approvare la riforma costituzionale bocciata nelle
urne stavolta ha fatto mancare il proprio appoggio. Ma il governo ha
ottenuto lo stesso la fiducia con 169 voti grazie al sostegno di
dissidenti sparsi di vari gruppi dell’opposizione, compresi 5 stelle e
Sel, e all’indispensabile contributo del gruppo delle autonomie Gal, il
cui leader Paolo Naccarato, cossighiano alla memoria del fu Capo dello
Stato, per l’occasione indossava la storica cravatta fondativa dei
Quattro Gatti voluta da Cossiga per contrassegnare nel ’98 la nascita
del governo D’Alema. Naccarato sostiene - e quasi certamente non ha
torto - che nel Senato redivivo di quest’ultima legislatura, salvato dal
No al referendum e in attesa della tempesta trasformista che arriverà
nella prossima con il ritorno al proporzionale dei mille gruppi e
gruppuscoli, non si troveranno mai i 161voti necessari a far passare
un’eventuale mozione di sfiducia.
Qui torna il dubbio che
l’opposizione di Verdini - che oltre al ministero inutilmente agognato
fa perdere ad Ala anche il posto di viceministro allo Sviluppo economico
di Zanetti e svariati sottosegretariati -, invece di essere contro
Gentiloni, sia a favore della maggiore debolezza, voluta da Renzi, del
governo appena nato nella Camera Alta. Dove malgrado i buoni numeri di
ieri, tornerà a essere molto difficile far passare i provvedimenti nelle
commissioni e in aula non appena i senatori riprenderanno il loro
normale tasso di assenze e di missioni, o se l’opposizione, quella vera
di Grillo e Salvini, adopererà tutti gli strumenti messi a disposizione
dal regolamento parlamentare, a partire dalla verifica del numero legale
che in passato è stata in grado di bloccare per giorni l’attività del
Senato, rallentando l’approvazione di decreti o portandoli
pericolosamente vicini alla scadenza. Si vedrà allora se il risentito No
a Gentiloni dei verdiniani sarà in grado di produrre il patatrac finale
della legislatura, o se invece il soccorso azzurro si manifesterà con
provvidenziali uscite dall’aula dei berlusconiani, e soprattutto fino a
quando.