La Stampa 15.12.16
Camusso: “Provano a scappare ma prima o poi si andrà alle urne”
La leader della Cgil: l’esecutivo si mette nei guai da solo
di Roberto Giovannini
I
tre referendum della Cgil, su cui molti hanno ironizzato, sono
diventati un fattore chiave della politica italiana. Susanna Camusso,
segretario generale del sindacato di Corso d’Italia, se la ride di
cuore: «Certamente non lo avevamo pianificato - spiega, uscendo da un
dibattito sul futuro del sindacato all’università La Sapienza - pensiamo
che si siano clamorosamente fatti male da soli, e certo non potevamo
prevederlo. Abbiamo sempre pensato, e i fatti ci danno ragione, che il
tema della qualità del lavoro sarebbe tornato centrale e che per parlare
di qualità del lavoro bisogna parlare dei diritti dei lavoratori.
Abbiamo presentato una proposta di legge con quattro milioni di firme e
tre quesiti referendari esattamente per questo. Così come pensiamo che
non si possa “scappare” facendo il giochino delle date».
A quanto
pare, nel Pd (ma non solo) si sta cercando il modo di far saltare il
referendum: il sistema più ovvio è andare al voto anticipato. Una
eventualità che non sconvolge più di tanto il leader della Cgil. «Se
l’11 gennaio la Corte Costituzionale autorizza i tre quesiti - replica
Camusso - su una cosa sono tranquilla: prima o poi bisognerà votarli».
Anche se, chiarisce, «forse bisogna confrontarsi con i problemi, invece
di pensare di rinviarli». Tuttavia, ricordiamo alla sindacalista, tutti i
partiti - nessuno escluso - hanno affermato che la formazione del
governo Gentiloni aveva come scopo pressoché unico aggiustare la legge
elettorale per poi andare subito alle elezioni. «L’avranno detto tutti;
ma l’unico che certamente non l'ha detto è il Presidente della
Repubblica Sergio Mattarella», è la risposta.
Apparentemente,
Renzi e i suoi sembrano essersi convinti che, se si votasse in
primavera, i referendum sul lavoro e i diritti della Cgil
conseguirebbero il quorum e si chiuderebbero con una vittoria dei «sì»
che farebbe risorgere l’articolo 18. «Sicuramente una politica che a
lungo ha scommesso sul non voto ai referendum e sulla diminuzione dei
votanti ha avuto una brutta sorpresa il 4 dicembre», afferma la
sindacalista, che comunque sa bene che la partita del quorum è
tutt’altro che scontata, e che servirà una difficile campagna di
informazione. «Ma il punto centrale non è questo - prosegue -
bisognerebbe discutere della sostanza. Si vuole oppure no restituire ai
lavoratori italiani alcuni significativi diritti?». In altre parole,
dice Susanna Camusso, «siamo assolutamente coscienti che serva un
riordino compiuto di tutta la materia del diritto del lavoro, ma quello
che non si può fare sono le furberie». Ovvero, si può evitare i
referendum sul lavoro - come da sempre ha interpretato la Corte
Costituzionale - «solo con una modifica legislativa che interpreti lo
spirito del quesito referendario».
Infine, qualche battuta sul
nuovo governo Gentiloni. Il neo presidente del Consiglio fa bene, dice
Camusso, a parlare finalmente di crisi, Sud e disagio sociale. Ma «se
poi la soluzione è accelerare i decreti attuativi del Jobs Act, non ci
siamo proprio». E c’è un messaggio anche per Matteo Renzi, che a suo
tempo aveva detto chiaro e tondo di non essere granché interessato al
punto di vista della Cgil e del sindacato. «Adesso - dice Camusso
accendendo l’ennesima sigaretta - è lui che deve farsene una ragione».