mercoledì 14 dicembre 2016

La Stampa 14.12.16
Trump apre a Mosca
Il petroliere Tillerson è Segretario di Stato
Amico di Putin, il ceo di Exxon a guida della diplomazia La carta dell’Italia per riportare la Russia al G7
di Paolo Mastrolilli

Alla fine Donald Trump ha scelto Rex Tillerson, capo della Exxon, per fare il segretario di Stato. Una decisione che conferma l’intenzione di riaprire il dialogo con la Russia, e per l’Italia significa prepararsi alla possibilità di ricevere la richiesta di rinvitare Vladimir Putin al G7 di Taormina.
Il texano Perry all’Energia
L’annuncio ufficiale è arrivato alle sei di ieri mattina, seguito poco dopo dalla scelta di Rick Perry come segretario all’Energia. Un asse texano, dunque, che controllerà le relazioni internazionali e la politica energetica degli Usa, dal petrolio al nucleare, decidendo anche la linea da adottare verso l’accordo sul clima. Tillerson, 64 anni, non era la prima persona a cui aveva pensato Trump. Il favorito iniziale era Rudy Giuliani, grande sconfitto della corsa ai posti nella nuova amministrazione, che però era stato eliminato per l’eccessiva esposizione sui media. Mitt Romney era stato considerato forse per obbligarlo a piegarsi dopo le critiche in campagna elettorale, mentre il generale Petraeus era frenato dalla condanna per aver passato informazioni segrete all’amante. Il senatore Corker era troppo legato alla politica tradizionale, mentre l’ex ambasciatore all’Onu Bolton aveva sostenuto la guerra in Iraq e quindi era in contraddizione col presidente eletto. A quel punto dal Texas, in particolare dalla catena legata alla famiglia Bush, è arrivato il suggerimento di Tillerson. Ha cominciato James Baker, che prima di fare il segretario di Stato di Bush padre era stato avvocato delle aziende petrolifere, seguito dall’ex capo di Pentagono e Cia Bob Gates, e da Condoleezza Rice. Il consigliere di Trump Bannon, e l’influente genero Kushner, hanno abbracciato e sostenuto con forza Rex, perché aveva l’esperienza, la personalità, e soprattutto la caratteristica di non essere un politico di professione, linea che l’outsider Donald ha applicato di preferenza a tutta l’amministrazione. In più Tillerson era la persona che aveva aperto le porte della Russia alla Exxon, stringendo accordi con Putin per le perforazioni in Siberia, nell’Artico e nel Mar Nero, che nel 2012 gli avevano fruttato l’alta onorificenza nazionale dell’Ordine dell’Amicizia. La persona ideale, dunque, per cambiare il corso delle relazioni con Mosca.
I legami con Eni
Questo aspetto interessa direttamente l’Italia, che peraltro ha già un rapporto di lavoro e amicizia con Tillerson attraverso l’amministratore delegato dell’Eni Descalzi, che ieri lo ha definito «una persona molto capace e brava a risolvere i problemi». Non è un mistero che Roma non sia mai stata entusiasta delle sanzioni alla Russia, come lo stesso Rex, che stimava in un miliardo di dollari le perdite subite dalla Exxon per le misure contro Mosca. Ora l’Italia potrebbe diventare uno strumento del riavvicinamento, perché come presidente del prossimo G7 avrebbe la facoltà di invitare nell’ambito della sessione «outreach» Putin, escluso dopo l’invasione della Crimea, o addirittura avviare il procedimento formale per farlo tornare nel G8, se ci fosse una richiesta in questo senso dagli Usa e il consenso degli altri membri. Prima bisognerebbe togliere le sanzioni, e accettare lo stato di fatto nei nuovi confini dell’Ucraina, ma se ci fosse la volontà di Washington i tempi tecnici per arrivarci entro maggio in teoria esisterebbero, e Roma non sarebbe certo contraria.
Qualche problema, però, Tillerson potrebbe incontrarlo durante il processo di conferma al Congresso. I senatori repubblicani McCain, Rubio e Graham hanno espresso dubbi sulla sua scelta, proprio per i rapporti troppo stretti con Putin, accusato dalla Cia di aver scatenato i propri hacker per influenzare le presidenziali. La Exxon poi ha ostacolato a lungo le iniziative contro il riscaldamento globale, cosa che garantirà l’opposizione compatta dei democratici. Trump però ha deciso di sfidare il proprio partito, e le critiche sul conflitto di interessi che toccano anche lui, proprio per confermare il segnale di discontinuità che è stato la cifra del suo successo.