La Stampa 14.12.16
La via crucis dei pendolari
I servizi crollano ma le tariffe aumentano
Legambiente: nel Nord-Ovest prezzi su di oltre il 40% Roma-Ostia e Circumvesuviana le tratte peggiori
di Giuseppe Bottero
«Il
 trasporto pendolare deve diventare una priorità nazionale – dice il 
vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini – negli investimenti e 
nelle attenzioni. Oggi non è così, e su troppe linee la situazione in 
questi anni è addirittura peggiorata».
Se i treni dei 
pendolari viaggiassero alla stessa velocità con cui negli ultimi sei 
anni sono aumentati i biglietti, il Piemonte sarebbe una lepre difficile
 da raggiungere.
Non è così, e lamentele e storie di ritardi 
stanno lì a dimostrarlo, assieme ai numeri. L’ultima fotografia di 
Legambiente, in questo senso, è impietosa: dal 2010 al 2016, dice 
l’associazione ambientalista, le tariffe hanno fatto un balzo record del
 47 per cento. Chi pagava 10 euro, insomma, oggi si trova a sborsarne 
quasi 15. Un dato che fa sobbalzare gli uffici della Regione: 
l’incremento c’è stato, ammettono dall’amministrazione, ma è più 
contenuto, attorno al 20 per cento. E a partire dal 2014 non sono 
scattati neppure gli adeguamenti Istat.
La guerra di cifre
Dietro
 la guerra dei numeri, c’è una situazione di incrementi generalizzati, 
che coinvolge tutto il Paese. E consola poco, anzi forse fa più male, 
visto che spesso le tratte finiscono per incrociarsi, il secondo posto 
della Liguria nella classifica di Legambiente: +41,24 per cento. Anche 
perché, contemporaneamente, le linee si sono accorciate: i tagli hanno 
rosicchiato l’8,4% dei binari piemontesi e il 13,8% di quelli liguri. 
Sul gradino più basso del podio, la Campania: tariffe su del 36,1 per 
cento.
Non che i 3 milioni di pendolari italiani se la passino 
meglio: l’associazione ambientalista nel suo rapporto «Pendolaria», 
lanciato alla vigilia dell’entrata in vigore dell’orario invernale, 
spiega che intercity e regionali si sono ridotti in 15 Regioni, mentre 
le tariffe sono salite in sedici. Il servizio migliora in poche, 
fortunatissime, aree: svetta Bolzano. Passi avanti pure per quanto 
riguarda l’età media dei convogli: 17,1 anni rispetto ai 18,6 dell’anno 
scorso, grazie agli investimenti di alcune amministrazioni e ai 
contratti di servizio con Trenitalia.
Le 10 tratte peggiori
Ragionare
 soltanto su tagli e aumenti, però, sarebbe limitato. Legambiente ha 
dato le pagelle alle singole tratte, prendendo in considerazione guasti 
tecnici, minuti d’attesa, sovraffollamento. E qui, in questa sorta di 
classifica dei dannati, la maglia nera va, per il secondo anno di fila, 
alla Roma-Ostia Lido e alla Circumvesuviana. Al terzo posto c’è la 
Reggio Calabria-Taranto: solo 4 collegamenti al giorno da Reggio a 
Taranto, per una durata minima di 6 ore e 15 minuti, ma con tre cambi e 
un tratto in pullman. Poi tocca alla Messina-Catania-Siracusa. La 
Cremona-Brescia, prosegue Legambiente, occupa il quinto posto grazie a 
treni più lenti oggi di 15 anni fa (34 minuti nel 2002, 58 oggi), 
ritardi, soppressioni, carrozze sovraffollate, disagi dovuti allo 
spostamento del sottopasso di Brescia per i lavori dell’alta velocità. 
Al sesto posto c’è la Pescara-Roma e al settimo posto spunta il 
Piemonte, e in particolare Casale Monferrato, con la linea per Vercelli e
 quella per Mortara. È la pecora nera: mentre la Regione sta studiando 
nuovi sistemi di tariffe con il biglietto elettronico che consentirebbe 
di superare il sistema dell’abbonamento e stringe i tempi per rivedere 
il contratto di servizio con Trenitalia, chi attende in stazione inizia a
 perdere le speranze. Tra la Treviso-Portogruaro e la Bari-Martina 
Franca-Taranto, nella classifica al contrario di Legambiente finisce 
pure la Genova-Acqui Terme, un altro snodo difficoltoso per chi si 
sposta nel Nord-Ovest. «Le tradizioni si rispettano», sorridevano amari 
ieri dal Comitato dei pendolari. L’infrastruttura vede ancora 46 
chilometri di binario unico sui 63 della tratta e, dice l’associazione, è
 ormai indispensabile un potenziamento almeno fino a Ovada, in provincia
 di Alessandria. Al contrario, negli ultimi anni si è assistito a tagli 
delle corse con quasi il 35% in meno.
 
