La Stampa 10.12.16
L’accelerazione di Mattarella
Gentiloni in pole per l’incarico
Stasera
l’indicazione del Pd, forse già domani il mandato esplorativo al
ministro Padoan unica alternativa per guidare l’esecutivo. Il Quirinale:
clima costruttivo
di Ugo Magri
La processione
dei partiti sul Colle si concluderà stasera, ma già qualcosa si comincia
a capire. Perde quota l’ipotesi del «rieccolo», cioè di un Renzi che
torna a Palazzo Chigi, e ne guadagna sempre più Gentiloni agli occhi di
Mattarella. Il ministro degli Esteri è un vecchio amico del premier
uscente, tra i pochi a cui Matteo consegnerebbe serenamente il suo
portafogli. Sembra nettamente in «pole position» per la successione.
L’unico ancora in grado di insidiare l’incarico a Gentiloni è Padoan, il
cui peso specifico è cresciuto con l’avvitarsi della crisi bancaria e
grazie anche a un certo sostegno che gli viene dal mondo berlusconiano,
che lo considera meno legato a Renzi (però sarebbe complicato trovargli
di corsa un sostituto al dicastero dell’Economia). Siamo al punto che
già nei palazzi è scattato il «totoministri», limitato per adesso alle
poltrone minori in quanto le posizioni chiave verrebbero tutte
confermate: il nuovo governo sarebbe quasi una «fotocopia» dell’attuale.
Colpo di acceleratore
La
certezza che siamo al dunque si avrà dopo le 18, quando nello studio
presidenziale «alla Vetrata» entrerà la delegazione Pd. Mattarella si
attende che, per quell’ora, le intenzioni siano state chiarite e perciò
Orfini, Guerini, Zanda e Rosato siano in grado di dargli indicazioni
precise, in particolare che cosa vuol fare Renzi. Il Presidente si
riserverà poche ore per riflettere: l’incarico arriverà forse già
domani, al massimo lunedì. C’è urgenza di rappresentare l’Italia al
summit europeo di giovedì prossimo, ma soprattutto c’è il salvataggio di
MontePaschi da condurre in porto. Qualcuno sostiene che l’emergenza
bancaria sia tra le cause della brusca accelerata di Renzi, il quale
fino all’altra sera veniva raccontato dai suoi come parecchio combattuto
sul da farsi e tentato di chiedere il rinvio alle Camere. Forse
Mattarella non ne sarebbe stato così entusiasta come qualcuno va
dicendo, però di certo non avrebbe sollevato ostacoli. Ieri mattina
invece Renzi è rientrato a Roma orientato a passare il testimone. Dai
suoi lunghi colloqui con Gentiloni e Padoan, sul Colle hanno avuto la
conferma che qualcosa di nuovo era nell’aria. Non tutti i nodi sono
sciolti, Matteo potrebbe ricambiare idea, le complicazioni sono sempre
dietro l’angolo, ma nelle alte sfere istituzionali si respira un cauto
ottimismo. Soprattutto c’è soddisfazione per il clima responsabile che
il Capo dello Stato ha potuto cogliere nei colloqui.
Quanto durerà il governo
Tutti
i partiti consultati ieri, compresi Fratelli d’Italia e Lega, hanno
preso atto che per andare alle urne è indispensabile metter mano alla
legge elettorale. La durata del governo dipenderà dalla sentenza della
Consulta sull’«Italicum», attesa per il 24 gennaio, e dalla rapidità con
cui il Parlamento riuscirà a conciliare i sistemi elettorali diversi di
Camera e Senato. Potremo andare al voto, ha ribadito Mattarella durante
le consultazioni, «quando le due leggi elettorali saranno state rese
tra loro omogenee». E chi vorrà davvero affrettare i tempi si
riconoscerà non solo dai pubblici proclami (che abbondano) ma dal
comportamento costruttivo al tavolo del negoziato. Dove, per l’aria che
tira, difficilmente rivedremo Maria Elena Boschi: più probabile che il
successore di Renzi voglia puntare su personaggi capaci di riconciliare
gli animi.