Il Sole 9.12.16
La crisi greca
Terzo sciopero generale contro Tsipras sempre più isolato nella Ue
di Vittorio Da Rold
Si
riapre il caso Grecia che secondo il Wall Street Journal di oggi è
sempre il “pericolo maggiore per l'eurozona”, con il terzo sciopero
generale di 24 ore in un anno. Atene dovrà pagare crediti significativi
l’anno prossimo ma senza una riduzione del debito e del surplus primario
non sarà in grado di far fronte alle necessità nonostante le nuove
misure di austerità che hanno scatenato la risposta sindacale.
La
protesta di piazza è stata proclamata dai principali sindacati del Paese
sia pubblici che privati per protestare contro le politiche di
austerità e le riforme del mercato del lavoro. Aperta la maggioranza dei
negozi, disagi si sono verificati per il trasporto pubblico. Gli
ospedali, da dove emigrano perfino i medici verso il Nord Europa,
garantiscono solo le urgenze e i servizi minimi. Da gennaio 2015, quando
il premier Alexis Tsipras è andato al governo, questo è il quinto
sciopero indetto contro le politiche economiche dell'esecutivo che deve
approvare ancora nuove misure di austerità su pensioni e aumenti di
tasse per garantire un surplus di bilancio primario che lo stesso Fmi
giudica esagerato e una nuova regolamentazione del mercato del lavoro in
chiave ancora più flessibile. I creditori sono arrivati a ideare una
nuova misura per costringere il debitore mediterraneo, sempre sull'orlo
del default, a rispettare i patti sottoscritti: “l'austerity
preventiva”, clausole che dovrebbero scattare automaticamente se non
venissero raggiunti gli obiettivi di surplus primario concordati (3,5%
del Pil nel 2018).
Le ultime concessioni fatte dall'Eurogruppo,
dilazione dei termini di pagamento del debito e riduzione degli
interessi, non hanno convinto l'Fmi, che ha preferito restare fuori
della partita. Tutto è bloccato in vista delle elezioni politiche
tedesche. Nel frattempo la Grecia galleggia o almeno cerca di farlo
perché senza una riduzione del debito che corre al 180% del Pil, la
possibilità di entrare nel programma di acquisti dei titoli sovrani da
parte della Bce (Qe) i controlli finanziari e bancari restano tutti in
vigore.
Per di più Tsipras è sempre più isolato in Europa con l'ex
premier italiano Matteo Renzi che il presidente francese François
Hollande, due dei suoi sostenitori in Europa in funzione di lotta
all'austerità, in grave difficoltà. Questo non fa che rendere sempre più
complessa la partita in Grecia e in Europa dal cosiddetto fronte dei
paesi mediterranei rispetto al fronte dei falchi del Nord guidati da
Germania e Olanda (la Finlandia è in crisi economica e ha spento i suoi
entusiasmi rigoristi).
Anche l'Fmi è in disaccordo con la
posizione tedesca. In occasione dell'Eurogruppo del 24 maggio 2016 il
Fondo monetario internazionale aveva chiesto ai governi dell'Eurozona
una soluzione drastica sul debito della Grecia, un 'periodo di grazia'
esteso fino al 2040 nel quale Atene non dovrebbe pagare né interessi né
rimborsare le rate dei prestiti ricevuti nel salvataggio. Lo aveva
scritto il Wall Street Journal, secondo cui la proposta, presentata ai
governi, avrebbe mirato a tenere sotto il 15% i costi di finanziamento
del debito greco: condizione imprescindibile perché questo sia
sostenibile consentendo così al Fmi di continuare a far parte del
salvataggio, così come chiedeva anche la stessa Germania.
Le
richieste del Fmi sono andate ben al di là di ciò che i creditori della
zona euro della Grecia avevano detto di essere disposti a fare per
aiutare la Grecia a ritrovare la sua stabilità finanziaria. I governi
dell'Eurozona, guidati dalla Germania di Wolfgang Schaeuble, sono ancora
riluttanti a fare concessioni così importanti sui loro prestiti alla
Grecia, prestiti che attualmente ammontano a poco più di 200 miliardi di
euro con un altro piano di circa 86 miliardi di euro in aggiunta. Ma la
Germania vuole che il Fmi sia della partita nel salvataggio greco. Il
Fmi però non ha ancora sciolto le riserve e non ha aderito al programma
greco concordato a luglio della scorsa estate.
Angela Merkel, che
si ripresenterà per la quarta volta alle elezioni politiche del 2017
come candidata alla cancelleria, ha dichiarato che la presenza dell'Fmi è
essenziale per la credibilità del piano di salvataggio greco. Il suo
governo ha promesso al parlamento tedesco, il Bundestag, che il Fmi
avrebbe aderito al nuovo programma di salvataggio prima che l'Europa
conceda nuovi soldi ad Atene. La cancelliera e molti dei suoi deputati
ritengono che, senza l'Fmi, la zona euro non sarebbe in grado di far
rispettare le rigorose revisioni fiscali ed economiche alla Grecia di
Alexis Tsipras in cambio di prestiti.
La Commissione europea, che
vigila insieme al Fondo e Bce sul piano di salvataggio, è vista da
Berlino come troppo morbida sul dossier greco. Il problema della Merkel è
che il Fmi ha detto che non può partecipare al terzo bail-out a meno
che la zona euro decida a ristrutturare il debito greco. In caso
contrario, l'onere del debito della Grecia è «insostenibile» ha detto il
direttore generale del Fmi, Christine Lagarde. Un importante
ristrutturazione del debito greco richiederebbe un difficile dibattito e
un voto nel Bundestag, con la possibilità di una ribellione tra i
deputati conservatori e una spinta al sempre più forte partito di destra
populista AfD.
I tedeschi vogliono ora solo limitate concessioni
alla questione del debito greco e rinviare la ristrutturazione a dopo le
elezioni politiche tedesche. Se il Fmi e Berlino non troveranno una
intesa il Fondo non sarà della partita creando un forte imbarazzo per la
Merkel.
I piani di salvataggio della troika, che ha raggiunto
misure di austerità cumulativamente pari oltre il 30% del Pil, hanno
contribuito a un calo del 25% della produzione economica del paese da
prima della crisi del debito. Senza un accordo tra i creditori si
rischia una prossima estate quando scadranno i debiti come quella del
2015 e una uscita di Atene dall’eurozona. L’Eurozona per di più sarà
praticamente paralizzata da scadenze elettorali in successione: a marzo
in Olanda, a maggio-giungo le presidenziali in Francia e probabilmente a
settembre-ottobre le politiche in Germania.