Il Sole 9.12.16
La politica dei numeri
Durata della legislatura, gli scenari che aprirà la scelta della Consulta
di Dario D'Alimonte
Tali
sono le evoluzioni della politica italiana che da ieri la Consulta è
candidata al ruolo di scomodo alleato di Renzi. Infatti, la scelta tra
governo di responsabilità e voto subito, annunciata come la posizione
del Pd in questa fase, non è nelle mani del premier dimissionario. Da
una parte è nelle mani degli altri partiti che non hanno nessuna voglia
di entrare in un governo di unità nazionale. Dall’altra è nelle mani
della Consulta. Questo ultimo punto va spiegato.
Con gli attuali
sistemi elettorali di Camera e Senato non si può andare a votare. Su
questo il presidente Mattarella è stato chiaro. Ci vuole una nuova legge
elettorale. La possono fare o la Consulta o il Parlamento. Se il 24
Gennaio la Consulta eliminerà il ballottaggio, e magari anche il premio
di maggioranza, i due sistemi elettorali saranno abbastanza simili da
poter votare a Marzo-Aprile. A quel punto sarebbe meglio che il
Parlamento aggiustasse le soglie di sbarramento (Sole 24 Ore del 7
dicembre), ma anche senza questo intervento le elezioni anticipate
sarebbero una opzione percorribile. Certo, non basterà la decisione
della Consulta per andare a votare. Il presidente e il parlamento
dovranno dire la loro. Ma la decisione della Consultà è la condizione
necessaria, anche se non sufficiente, per poter andare a votare in tempi
brevi. Se invece la Consulta si limiterà a modificare l’Italicum su
alcuni aspetti secondari, come per esempio le candidature plurime, i due
sistemi elettorali resteranno comunque troppo diversi e le elezioni
anticipate non sarebbero possibili senza fare un salto nel buio. In
questo caso la palla passerà al Parlamento. La nuova legge elettorale
dovrà essere fatta lì. E i tempi si allungheranno.
In Parlamento
le elezioni anticipate non sono affatto popolari. Deputati e senatori
vogliono durare. Di mezzo ci sono i privilegi legati alla carica. Perché
rinunciarci prematuramente? Ma soprattutto c’è il vitalizio. Questo
diritto maturerà solo a Settembre 2017. Infatti le nuove regole
prevedono che per avere questa rendita la legislatura debba durare
quattro anni e mezzo. Quindi fino a Settembre. Ciò premesso, come farà
Renzi a convincere i suoi, per non parlare degli altri parlamentari, a
fare una nuova legge elettorale in tempi brevi per poter andare a votare
ad Aprile? Tra l’altro, non essendo lui un parlamentare, non potrebbe
nemmeno seguirne direttamente l’iter. L’ipotesi più plausibile è che il
naturale istinto di sopravvivenza di deputati e senatori li porterà ad
allungare i tempi fino a rendere impraticabile l’ipotesi di elezioni
anticipate. D’altronde mettersi d’accordo su due leggi elettorali
-Camera e Senato - è oggettivamente una cosa complicata.
La sola
arma che Renzi ha in mano per convincere i suoi parlamentari è la
promessa di posti in lista alle prossime elezioni. Non è detto però che
funzioni. Anche se c’è da dire che con la mancata riforma del Senato i
posti da distribuire saranno ancora parecchi. Ma per approvare una nuova
legge elettorale non basteranno i voti del Pd. E gli altri voti di cui
avrebbe bisogno dove li potrebbe prendere e come? Forse un accordo con
Forza Italia. Un nuovo patto del Nazareno che, a differenza del
precedente, questa volta comprenderebbe riforma elettorale e governo.
Difficile ma non impossibile.
Se l’accordo con Forza Italia non si
realizza e la Consulta non si sostituirà al Parlamento nel rifare la
legge elettorale la seconda opzione di Renzi – le elezioni anticipate -
verrà meno. Resterà in piedi solo la prima, il governo di
responsabilità. Ma, come abbiamo già detto, questa opzione in realtà non
esiste. Nemmeno la notevole capacità di persuasione del presidente
Mattarella basterà a convincere Forza Italia, M5s, Lega Nord ecc. a far
parte di un governo di grandissima coalizione. Troppo conveniente per
loro stare all’opposizione in un frangente simile. A meno che Berlusconi
non sia tentato dall’accordo di cui sopra.
Quindi, il futuro
delle legislatura è nella mani della Consulta, la quale non è immune
dalla influenza del clima politico. Se non vorrà mettere nelle mani del
segretario del Pd uno strumento che gli potrebbe consentire di andare a
votare subito, non dovrà fare altro che non cancellare il ballottaggio.
Chissà, forse l’Italicum è salvo. Almeno per ora. Ma è solo una battuta.