Il Sole 9.12.16
Giustizia. Sfumata l’assunzione di 1.000 cancellieri
La
crisi di governo blocca le modifiche del ministro Orlando già proposte
alla Camera ma rinviate al Senato dai Rapporti con il Parlamento
di Donatella Stasio
ROMA
Le dimissioni di Matteo Renzi e il conseguente varo della legge di
Bilancio con la fiducia tecnica hanno avuto un forte contraccolpo sulla
Giustizia, lasciando sul terreno misure essenziali per la funzionalità e
l’efficienza del servizio, come quelle dirette a implementare i ranghi
del personale amministrativo, la cui carenza negli uffici giudiziari sta
creando da tempo situazioni di quasi paralisi (a fine 2015, c’erano
34.656 cancellieri su un organico di 43.702 posti, vale a dire una
scopertura di 9.046 posti, pari al 20,7%). È sfumata infatti la
possibilità di assumere altre 1.000 unità di cancellieri, nonostante ci
fossero i fondi disponibili: un emendamento del ministro della Giustizia
Andrea Orlando era stato presentato già alla Camera, durante il lavoro
preparatorio alla Legge di Bilancio, ma la ministra dei Rapporti con il
Parlamento Maria Elena Boschi gli ha sbarrato la strada seppure con la
promessa di riparlarne al Senato. Stessa cosa per altri emendamenti a
firma Orlando, tutti destinati a ridare ossigeno alla Giustizia: ridurre
del 50% l’attuale spesa per le intercettazioni telefoniche; assumere
880 poliziotti penitenziari, con una norma in deroga per sbloccare lo
scorrimento dalle graduatorie degli idonei; accelerare l’assunzione dei
340 magistrati vincitori di concorso; assumere 125 funzionari contabili
per coprire i vuoti nell’amministrazione penitenziaria; assumere un
congruo numero di assistenti sociali per rendere funzionante ed efficace
l’esecuzione penale esterna al carcere; escludere dalla sospensione dei
termini processuali e sostanziali, prevista dal decreto terremoto,
alcuni comuni non colpiti particolarmente dal sisma, come Rieti, Teramo,
Ascoli Piceno, Macerata, Fabriano e Spoleto.
Al di là degli
eventi successivi all’esito referendario, lo stop al
pacchetto-efficienza presentato da Orlando è un’ulteriore vittima del
braccio di ferro politico ingaggiato dal premier Matteo Renzi con il
guardasigilli, che aveva già lasciato sul campo una riforma
«qualificante» come quella sul processo penale, bloccata dal presidente
del Consiglio in attesa del referendum ed ora davvero in alto mare. Con
la riforma e soprattutto con il pacchetto-efficienza, Orlando si sarebbe
legittimamente intestato il merito di aver dato una boccata d’ossigeno
al processo e al servizio giustizia: una medaglia che Renzi, di fatto,
non gli ha voluto concedere, sebbene il guardasigilli si sia speso molto
in prima persona su questi versanti e su quello del carcere.
In
via Arenula facevano affidamento soprattutto su due emendamenti, quelli
riguardanti l’assunzione di 1.000 unità di personale amministrativo e di
880 unità di polizia penitenziaria. Ma entrambi, alla Camera, erano
stati trasformati in ordini del giorno. Il primo partiva dalla presa
d’atto della «grave inadeguatezza dell’attuale contingente di personale
in servizio presso gli uffici», sia quantitativa che qualitativa, poiché
a causa del tempo trascorso dall’ultimo concorso, negli organici
mancano proprio «quelle specifiche professionalità che il mutamento del
fabbisogno gestionale oggi impone di acquisire», manca, cioè, personale
munito di competenze informatiche, ingegneristiche e statistiche. Né le
procedure di mobilità hanno consentito di far fronte alle scoperture. E
così, incassata già l’assunzione di 1.000 persone, si è puntato
all’assunzione di altre 1.000 utilizzando i fondi stanziati per la
mobilità (che non ci sarà o avrà numeri inferiori rispetto agli
stanziamenti disponibili). Nulla di fatto, però.
Discorso più o
meno analogo per gli 880 poliziotti penitenziari. La Giustizia aveva
chiesto una norma in deroga all’ordinamento militare, per sbloccare lo
scorrimento delle graduatorie dei vincitori di concorsi già espletati
fino al 2014 e, per i posti residui, quelle degli idonei non vincitori,
per consentire un piano di assunzioni efficiente nel Corpo di polizia
penitenziaria. Ma anche qui la risposta è stata un no.
A chiedere
interventi urgenti sul personale amministrativo, oltre a tutte le sigle
sindacali, era stata anche l’Associazione nazionale magistrati, dopo
aver raccolto (in un’assemblea romana in Cassazione) il grido d’allarme
di tutti i capi degli uffici giudiziari. La richiesta era stata girata
anche a Renzi in un incontro a Palazzo Chigi con Orlando. Erano seguite
promesse, poi, però, non mantenute.