Il Sole 4.12.16
Qui Berlino. Asse franco-tedesco per un continente più solido
Dalla Francia anti-Le Pen l’ultimo baluardo della Ue
di Dominique Moisi
C’è
stato un periodo, subito dopo la riunificazione della Germania nel
1990, in cui molti francesi la temettero. Oggi le parti si sono
invertite. I tedeschi, però, non sono intimoriti tanto dalla Francia,
quanto per la Francia. Nella scia del referendum per la Brexit e del
trionfo di Trump negli Usa, anche la Francia potrebbe cadere vittima di
forze populiste devastanti qualora, come nuovo presidente, gli elettori
scegliessero Marine Le Pen del Front National di estrema destra.
Può
darsi che i tedeschi si compiacciano di sentire i media Usa parlare
della cancelliera Merkel come dell'“ultimo difensore dell’Occidente
liberale”, e del loro Paese come di un’isola di stabilità in un oceano
di caos. In verità, un conto è essere definiti l’alunno migliore della
classe – come spesso accade alla Germania – e tutt’altro è essere
l’unico alunno. Ora che gli Usa sono fuori, restano pochi alunni come si
deve. Anche se Trump ha fatto dietrofront su alcune sue promesse
elettorali più radicali, è improbabile che rinunci al suo criterio
dell'“America first”. Quindi, gli Usa potrebbero essere vicini a rompere
con l’universalismo e l’impegno globale degli ultimi 70 anni.
Altrove
in Europa la situazione non è migliore: la Polonia sembra ricalcare le
orme illiberali dell’Ungheria. L’Austria potrebbe oggi eleggere come
presidente Norbert Hofer, un nazionalista di estrema destra.
Eppure,
niente di quanto ricordato finora sarà destabilizzante per la Germania
come un’eventuale presidenza Le Pen in Francia: una sua vittoria
equivarrebbe ad abbandonare non solo la Germania, ma anche i valori, i
principi e le consuetudini che hanno consentito di riconciliarsi con se
stessa e con i suoi vicini, a cominciare dalla Francia. Cosa più grave,
spezzerebbe di netto l’asse franco-tedesco attorno al quale ruota
l’intera Ue.
Indispensabile, invece, al momento è proprio il
contrario: un azzeramento completo e un nuovo inizio dei rapporti tra
francesi e tedeschi. La verità è che da un po’ di tempo Germania e
Francia non giocano allo stesso livello. E ciò non dipende dal fatto che
la Germania è diventata troppo forte, come può essere sembrato nel
periodo successivo alla sua riunificazione, bensì dal fatto che la
Francia si è indebolita molto, lasciando sola la Germania a indicare la
strada da seguire con la miriade di crisi che si sono abbattute
sull’Europa.
Adesso, la Germania è considerata egemone in Europa.
Durante la sua ultima visita ufficiale in Europa, è nelle mani della
Merkel che il presidente Obama ha consegnato la torcia della democrazia
dopo la vittoria di Trump.
Peccato che Angela Merkel non possa
portare da sola quella torcia. La Francia deve schierarsi al fianco
della Germania, come un tempo. E perché questo accada, la Francia deve
rivelarsi all’altezza, forte, fiduciosa e presente come lei. Deve
rinnovarsi, deve tornare a farsi guidare da quei valori che da tempo
ritiene meritevoli, valori che né Le Pen né il Front National
condividono.
Non occorre che la Francia equagli la potenza
economica tedesca. Ciò che può offrire è altrettanto importante: con
un’Europa che da qui a poco dovrà affrontare una serie di pericoli
esterni – come lo scompiglio in Medio Oriente e l’avventurismo russo – e
di minacce interne quali il terrorismo endogeno, sicurezza e difesa non
potranno cedere il primo posto all’economia politica. E, in questi
settori, la Francia gode di vantaggi comparati reali.
Tenuto conto
dei pericoli che incombono sull’Europa - per non parlare delle tendenze
isolazionistiche di Trump - il rapporto franco-tedesco dovrà assumere
un’importanza regionale e globale maggiore. Se fosse eletta Marine Le
Pen, quel rapporto quasi certamente ne risentirebbe parecchio,
indirizzando gli eventi in una direzione pericolosa.
Certo, il
sistema elettorale francese maggioritario a doppio turno, che garantisce
che il presidente eletto ottenga il sostegno della maggioranza degli
elettori, rende estremamente improbabile una vittoria di un candidato
così radicale come Le Pen (al contrario, negli Usa Trump ha ottenuto
circa due milioni di voti in meno della sua avversaria).
In ogni
caso, visti i recenti risultati a sorpresa, i tedeschi non si sentiranno
tranquilli fino a dopo lo spoglio dei voti francesi. Dopo tutto, se Le
Pen riuscirà ad avere la meglio nel ballottaggio in Francia otterrà un
mandato molto forte per poter varare politiche che contraddicono scelte e
valori a favore dei quali si suppone che la Germania – e in verità
l’intera Ue – si sia schierata dal dopoguerra a oggi.
Con le
elezioni federali di ottobre anche la Germania ha le sue sfide da
affrontare. Le consultazioni generali indicano che l’umore popolare è
diffidente nei confronti dell’apertura, specialmente nei confronti dei
rifugiati, e in alcune regioni Alternative für Deutschland, la
controparte tedesca del Front National, ha compiuto notevoli passi
avanti. Se la Germania dovrà continuare a essere quel pilastro di
stabilità che è stata negli ultimi anni, dovrà evitare di proseguire
lungo quella strada, e conferire un quarto mandato ad Angela Merkel. Per
fortuna, quello scenario resta solo possibile, anche se tutt’altro che
garantito.
La traiettoria politica della Francia sarà decisa prima
di quella tedesca. Per garantirsi un futuro sicuro i francesi dovranno
appoggiare una persona autorevole, saggia e di esperienza, capace di
varare riforme urgenti senza acutizzare le divisioni sociali. Quel che
serve, insomma, è una persona del tutto diversa da Marine Le Pen. Solo
così i francesi dimostrerebbero che è possibile arrestare l’ondata di
populismo dell’estrema destra, e oltre a ciò infonderebbero al progetto
europeo uno slancio concreto per un successo duraturo.
(Traduzione di Anna Bissanti)