Il Sole 15.12.16
Il processo di riforma del Vaticano
Prende forma la nuova Curia di Francesco
di Carlo Marroni
Chiuso ieri il consiglio dei cardinali che aiuta il Papa nella gestione dello Stato
Nelle
leggi del Vaticano non è prevista l’indizione di un referendum in caso
di riforma della Costituzione (che esiste). Ma Francesco esercita i suoi
pieni poteri con il confronto, lasciando spazio al dibattito. È il
metodo gesuitico del discernimento: ascolta tutti, anche senza
interrompere, e poi decide. Da solo. Lo ha sempre fatto. È accaduto, e
forse questo è l’esempio più lampante, nel lungo processo del Sinodo
sulla famiglia, dove è stato lasciato spazio a tutte le posizioni, anche
a quelle più accanite contro le aperture verso le “famiglie ferite”,
sfociate poi nei recenti “dubia” dei quattro cardinali conservatori, a
cui il Papa naturalmente non risponde.
E succede da oltre tre anni
all’interno del C-9, il consiglio dei cardinali scelti da Bergoglio per
assisterlo nel processo di riforma della Curia Romana: al suo interno
sono rappresentate non solo aree geografiche differenti ma anche diverse
sensibilità e orientamenti, tanto che ad un certo punto il consiglio
sembrò trasformarsi in una specie di foro ristretto dei potenziali
conflitti nel Sacro Collegio.
In ogni caso le riforme ci sono
state: la principale (e più problematica) è stata quelle delle finanze,
con la nascita della Segreteria dell’Economia, che inizialmente aveva
assunto dei poteri molto forti, poi in buona parte tolti, in un contesto
di sconti aspri tra cardinali e sparate finite sui giornali con
modalità da Vatileaks. Se, quindi, il capitolo finanze sembra che debba
ancora trovare una sua forma definitiva, al momento appare certo che
nella nuova Curia resterà centrale la Segreteria di Stato, il cuore del
“governo” pontificio.
Ieri si è chiusa la sessione periodica del
C-9 – di cui è membro il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin,
di gran lunga il più autorevole e fidato collaboratore di Francesco – in
cui è stata ribadita la funzione di “coordinamento” della Segreteria di
Stato, che si può dire assommi le funzioni di presidenza del Consiglio e
ministeri dell’Interno e degli Esteri, con forti competenze dirette
quindi praticamente in tutte le funzioni curiali. Al momento
dell’elezione di Francesco emerse l’idea che questo potere – di cui
godeva dai tempi di Paolo VI e via via cresciuto nei decenni fino ad
arrivare alle “crisi” del periodo di Tarcisio Bertone sotto Benedetto
XVI – dovesse essere ridimensionato a funzioni più internazionali e di
una non ben mai precisata “segreteria papale”. E infatti qualcosa era
accaduto in questo senso, con l’iniziale disegno della potente
super-segreteria economica. Ma poi - grazie anche all’esperienza di
questi ultimi due anni - si è arrivati a confermare il ruolo
assolutamente preminente, anche se non è escluso che nella prossima
costituzione apostolica - che riscriverà le regole della vigente Pastor
Bonus – qualcosa potrebbe cambiare. La riforma ad ogni modo marcia, con
il caveat papale che nessuno deve perdere il posto di lavoro: sono stati
creati nuovi dicasteri che hanno accorpato prima le strutture su Laici,
Famiglia e Vita - con a capo il cardinale americano Kevin Farrell - e
poi quello per lo Sviluppo umano integrale – alla guida il cardinale
africano Peter Turkson – all’interno del quale il Papa manterrà la
“delega” diretta sui migranti. Inoltre è stata istituita la Segreteria
per l’Informazione – prefetto monsignor Dario Edoardo Viganò – che ha
accentrato tutte le funzioni dei media, a partire da Radio Vaticana e
dalla sala stampa.
Ma si sta mettendo mano anche in altri
dicasteri, molto sensibili: Dottrina della Fede, Propaganda Fide, Vita
Consacrata, Cause dei Santi, Congregazione dei Vescovi e Chiese
Orientali, tutti ministeri con portafoglio, dotati di forti strutture e
con a capo cardinali influenti in alcuni casi critici della linea di
Bergoglio. E in mezzo al processo di riforma ci scappa anche di
discutere di affari correnti: il consiglio per l’economia – guidato dal
cardinale tedesco Reinhard Marx, membro del C-9 – ha approvato il
bilancio preventivo per il 2017, mentre il prefetto per l’economia
cardinale George Pell (anche lui dentro l’organismo) ha assicurato che
la pubblicazione di quello consuntivo per il 2016 arriverà presto, un
po’ in ritardo sui tempi, ma senza il rischio di incorrere
nell’esercizio provvisorio.