Il Sole 14.12.16
Ue divisa sui negoziati con Ankara
L’Austria chiede il congelamento, gli altri temono ricadute sui flussi migratori
Domani Consiglio Ue
di Beda Romano
Bruxelles
Sarà un vertice europeo di un solo giorno, ma non per questo meno
impegnativo quello che si terrà domani qui a Bruxelles. Alcuni dei temi
appaiono poco controversi, come quelli della sicurezza o della difesa.
Altri invece sono assai più complessi, come quelli legati alle relazioni
con la Turchia o l’Ucraina. In questi ultimi due casi, la situazione
che si è venuta a creare è rivelatrice delle difficoltà dei Ventotto
nell’affrontare i sentimenti euroscettici e populisti delle loro
opinioni pubbliche.
Sul fronte turco, gravi divisioni europee sono
scoppiate ieri quando i ministri per gli Affari Europei dei Ventotto
non sono riusciti a mettersi d’accordo sul modo in cui definire il
rapporto con Ankara. Sulla scia della deriva autoritaria del presidente
Recep Tayyip Erdogan e forte di un voto del Parlamento europeo in tal
senso, l’Austria ha chiesto il congelamento del negoziato di adesione
del Paese all’Unione, contro il volere dei suoi partner.
«Un Paese
si è opposto alle conclusioni negoziate dalle delegazioni nazionali e
dedicate ai Paesi dell’allargamento, e in particolare alla Turchia», ha
spiegato in una conferenza stampa Miroslav Lajcak, il ministro degli
Esteri della Slovacchia, che detiene la presidenza dell’Unione. Secondo
il ministro degli Esteri lussemburghese Jean Asselborn, è la prima volta
in 12 anni che i Ventotto non riescono a mettersi d’accordo sulle
conclusioni da adottare in tema di allargamento.
Commentava ieri
un diplomatico: «L’Europa lancia un segnale molto negativo: si mostra
incapace di prendere posizione sul futuro del vicinato». La questione
turca sarà discussa dai leader domani qui a Bruxelles. La sfida è sempre
di trovare un compromesso tra le pressioni delle opinioni pubbliche,
che chiedono una reazione alla deriva autoritaria di Ankara; e le
esigenze della Realpolitik, se è vero che i Ventotto non se la sentono
di rinnegare l’accordo del marzo scorso per meglio gestire i flussi
migratori.
Nel contempo, la stessa intesa scricchiola. In cambio
dell’aiuto turco sul fronte migratorio, i Ventotto avevano promesso una
liberalizzazione dei visti, un passaggio ancora in alto mare. Si sta
quindi discutendo come rassicurare i turchi su questa mancata decisione.
Una possibilità potrebbe essere di offrire loro un vertice bilaterale,
alla stregua dei summit con gli Stati Uniti o la Russia. L’ipotesi però
non piace: che effetto avrebbe un summit con il presidente Erdogan agli
occhi degli elettori europei?
Sul fronte ucraino, invece, i leader
dovranno sottoscrivere sempre domani una dichiarazione tutta dedicata a
tranquillizzare gli elettori olandesi che in aprile hanno bocciato per
referendum l’accordo di associazione con Kiev. La decisione ha bloccato
l’iter di ratifica e la piena entrata in vigore del trattato. Il voto
non è vincolante, e il premier Mark Rutte ha chiesto ai suoi partner una
dichiarazione nella quale i Ventotto precisano che l’accordo non
significa adesione all’Unione.
Il testo è stato negoziato dai
diplomatici, ma alcuni passaggi restano ostici. Non è una operazione
facile, perché i partner non vogliono mettere a rischio giuridico il
proprio iter di ratifica ormai concluso (l’Olanda è infatti l’unico
Paese rimasto). Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, la
dichiarazione è un susseguirsi di precisazioni sui limiti dell’accordo
di associazione. «L’ultimo passaggio sarà negoziato dai leader – spiega
un esponente europeo –. Non sarà facile».
Il governo olandese
tenta di aggirare con una dichiarazione interpretativa da fare approvare
in Parlamento a L’Aja l’esito del voto referendario dello scorso
aprile. Con quali conseguenze sugli elettori olandesi? Più in generale,
le due partite, quella turca e quella olandese, sono rivelatrici delle
crescenti difficoltà dei governi nazionali ad affrontare
l’euroscetticismo delle proprie opinioni pubbliche senza mettere a
repentaglio le scelte politiche prese a Ventotto.