domenica 11 dicembre 2016

Il Sole 10.12.16
Una crisi «doppia» e il ruolo del futuro premier tra banche e legge elettorale
di Lina Palmerini

Le notizie sulla Bce e sull’aumento di capitale Mps hanno cambiato il quadro di queste ore. Si agisce in un clima di emergenza finanziaria che forza i tempi e i modi delle scelte. Una crisi nella crisi che ha due volti: legge elettorale e banche. Sale l'ipotesi di Paolo Gentiloni per il suo profilo internazionale e per favorire un accordo sulle regole ma l’altra “faccia” è quella di Padoan per la tenuta del sistema creditizio.
Ieri sera il nome più accreditato per sostituire Matteo Renzi a Palazzo Chigi era quello di Paolo Gentiloni. Un nome gradito al premier dimissionario ma la sua “candidatura” ha anche delle ragioni più politiche. Innanzitutto una, legata all’elemento centrale di questa crisi: la legge elettorale. Se l’obiettivo del leader Pd è fare in fretta per andare a votare, ha bisogno di qualcuno che faciliti un’intesa tra le forze politiche. Non a caso ieri i 5 Stelle dicevano che Gentiloni risolve «i problemi del Pd, non del Paese» perché rappresenta un punto di equilibrio tra le forzature del premier che voleva un voto subito e le pressioni del partito per avere un nuovo Esecutivo. Tra l’altro garantisce un’uscita di scena meno umiliante per Renzi visto che il ministro degli Esteri è una delle personalità a lui più vicina. Ma l’ipotesi di un suo approdo a Palazzo Chigi va letto anche nella chiave di favorire un’intesa sulla riforma elettorale fuori dal perimetro della maggioranza.
Il titolare della Farnesina, infatti, non sarebbe sgradito a Forza Italia, avrebbe buoni rapporti con Gianni Letta e con l’entourage di Berlusconi da quando era ministro delle Comunicazioni nel Governo Prodi 2006 e quel ruolo lo esercitò senza strappi e rotture, mantenendo un “filo” in quello che era il terreno più delicato nei rapporti tra centro-sinistra e centro-destra. Ma soprattutto Gentiloni offre quel profilo internazionale necessario per tenere le relazioni con le cancellerie europee e onorare al meglio gli appuntamenti che ci aspettano a cominciare dalle celebrazioni dei Trattati europei a Roma o il G7 di Taormina. Insomma, due caratteristiche si sommano e che andrebbero incontro a quelle che Sergio Mattarella aveva indicato come priorità per il nuovo Governo: profilo internaizonale e nuove regole elettorali.
Ma se ieri sera questo era il nome “di giornata” è chiaro che la vicenda Mps irrompe nel quadro della crisi e potrebbe cambiare le carte in tavola. E questo rafforza la corsa del ministro dell’Economia Padoan che ieri restava tra le ipotesi su cui si ragionava nello staff di Sergio Mattarella. Per una crisi con due “facce” emergono quindi due personalità su cui oggi è chiamato a decidere il Pd innanzitutto. Insomma, la parola finale ci sarà con le consultazioni di questa sera alle 18 al Quirinale in cui dovrà uscire un orientamento finale visto che Mps impone tempi più celeri. Una tregua nel partito che sospenda le ostilità tra correnti per far nascere un Governo pienamente in carica per offrire riparo alla bufera che potrebbe innescarsi. Per questa ragione anche al Colle si ragiona su uno sprint già domenica per offrire all’apertura dei mercati la soluzione della doppia crisi, politica e finanziaria.