Il Sole 10.12.16
Una crisi «doppia» e il ruolo del futuro premier tra banche e legge elettorale
di Lina Palmerini
Le
notizie sulla Bce e sull’aumento di capitale Mps hanno cambiato il
quadro di queste ore. Si agisce in un clima di emergenza finanziaria che
forza i tempi e i modi delle scelte. Una crisi nella crisi che ha due
volti: legge elettorale e banche. Sale l'ipotesi di Paolo Gentiloni per
il suo profilo internazionale e per favorire un accordo sulle regole ma
l’altra “faccia” è quella di Padoan per la tenuta del sistema
creditizio.
Ieri sera il nome più accreditato per sostituire
Matteo Renzi a Palazzo Chigi era quello di Paolo Gentiloni. Un nome
gradito al premier dimissionario ma la sua “candidatura” ha anche delle
ragioni più politiche. Innanzitutto una, legata all’elemento centrale di
questa crisi: la legge elettorale. Se l’obiettivo del leader Pd è fare
in fretta per andare a votare, ha bisogno di qualcuno che faciliti
un’intesa tra le forze politiche. Non a caso ieri i 5 Stelle dicevano
che Gentiloni risolve «i problemi del Pd, non del Paese» perché
rappresenta un punto di equilibrio tra le forzature del premier che
voleva un voto subito e le pressioni del partito per avere un nuovo
Esecutivo. Tra l’altro garantisce un’uscita di scena meno umiliante per
Renzi visto che il ministro degli Esteri è una delle personalità a lui
più vicina. Ma l’ipotesi di un suo approdo a Palazzo Chigi va letto
anche nella chiave di favorire un’intesa sulla riforma elettorale fuori
dal perimetro della maggioranza.
Il titolare della Farnesina,
infatti, non sarebbe sgradito a Forza Italia, avrebbe buoni rapporti con
Gianni Letta e con l’entourage di Berlusconi da quando era ministro
delle Comunicazioni nel Governo Prodi 2006 e quel ruolo lo esercitò
senza strappi e rotture, mantenendo un “filo” in quello che era il
terreno più delicato nei rapporti tra centro-sinistra e centro-destra.
Ma soprattutto Gentiloni offre quel profilo internazionale necessario
per tenere le relazioni con le cancellerie europee e onorare al meglio
gli appuntamenti che ci aspettano a cominciare dalle celebrazioni dei
Trattati europei a Roma o il G7 di Taormina. Insomma, due
caratteristiche si sommano e che andrebbero incontro a quelle che Sergio
Mattarella aveva indicato come priorità per il nuovo Governo: profilo
internaizonale e nuove regole elettorali.
Ma se ieri sera questo
era il nome “di giornata” è chiaro che la vicenda Mps irrompe nel quadro
della crisi e potrebbe cambiare le carte in tavola. E questo rafforza
la corsa del ministro dell’Economia Padoan che ieri restava tra le
ipotesi su cui si ragionava nello staff di Sergio Mattarella. Per una
crisi con due “facce” emergono quindi due personalità su cui oggi è
chiamato a decidere il Pd innanzitutto. Insomma, la parola finale ci
sarà con le consultazioni di questa sera alle 18 al Quirinale in cui
dovrà uscire un orientamento finale visto che Mps impone tempi più
celeri. Una tregua nel partito che sospenda le ostilità tra correnti per
far nascere un Governo pienamente in carica per offrire riparo alla
bufera che potrebbe innescarsi. Per questa ragione anche al Colle si
ragiona su uno sprint già domenica per offrire all’apertura dei mercati
la soluzione della doppia crisi, politica e finanziaria.