il manifesto 8.12.16
La resa dei conti è fuori: fischi alla minoranza Pd
Al Nazzareno. Pochi gli iscritti dem al presidio pro-Renzi. Ma lui non si fa vedere
di Rachele Gonnelli
«Via,
vai via, questa è casa nostra», urlano, tra i fischi, a Francesco
Boccia che varca il portone. È l’unico esponente della minoranza Pd a
entrare, scortato, al Nazzareno dall’ingresso principale.
Ma c’è
più confusione che tensione sotto il cielo di questo lembo del centro di
Roma escluso dalle luminarie natalizie. Ieri sera ad attendere
l’ingresso dei dirigenti convocati per la fatidica riunione della
direzione in cui ha parlato solo Matteo Renzi, si era radunata una
piccola folla. Composta, a ben vedere, per la maggior parte da
giornalisti, fotografi e cineoperatori in pieno stile «arrembaggio»,
come sempre nelle grandi occasioni in cui può scorrere del sangue
mediatico.
A fare da richiamo, non certo il dibattito, che non c’è
stato e si sapeva, quanto l’annuncio di una manifestazione di renziani
di base, convocata su Facebook per contestare la minoranza interna,
accusata di aver «festeggiato la vittoria del No». «Chi ci ridà i
quattro mesi di mobilitazione, di volantinaggi, autotassazione? E loro
festeggiano insieme a vecchi e nuovi fascisti», spiega Alfredo Bologna,
occhiali e capelli bianchi. Si era sparsa la voce che qualcuno volesse
organizzare persino un lancio di monetine all’indirizzo di Bersani e
Speranza. «Macchè monetine, sono stati quelli della minoranza a
diffondere questa voce, siamo democratici noi», tranquillizza Francesco
Cro, uno degli organizzatori del presidio.
Cravattina bordò e
camicia bianca, Cro si aggira sull’angolo di via Sant’Andrea delle
Fratte con asta periscopica e cuffiette attaccate allo smartphone:
conduce la diretta dal presidio dei «renziani rivoltosi» sul suo sito
Fb. «Non siamo qui per contestare – precisa ancora – siamo qui per
sostenere il nostro segretario e per chiedere che si vada al voto nel
più breve tempo possibile, l’era riformista non è passata come
dimostrano i 13 milioni di voti presi dal Sì».
E le contestazioni a
Boccia? Boccia è stato bersagliato perché, spiega, ha osato evocare le
dimissioni di Renzi anche da segretario. Per il futuro ha già lanciato
una assemblea nazionale degli autoconvocati renziani: «Abbiamo già
contatti in 15 regioni e ci riuniremo tutti a Roma il 14 gennaio alla
libreria Moby Dick di Garbatella, inviterò anche Matteo Orfini e altri
dirigenti», promette Cro.
Peccato che non risulti iscritto al
circolo del Pd di San Lorenzo, come dice. Fa parte invece di un
«movimento dei cittadini per Roma» che si è presentato come lista civica
di appoggio al candidato sindaco del Pd Giachetti. Sul suo profilo si
definisce «spin doctor» anche se non si capisce di chi o di cosa. Un
personaggio molto «social».
Altro organizzatore della rivolta
anti-bersaniana è Silvio Marino, dell’altro gruppo Fb «Renzi è il mio
segretario»: è lui che ha stampato i fogli con le scritte «Renzi è il
mio segretario» e «Era la riforma costituzionale del Pd», quasi unici
attestati di partecipazione al raduno. Anche in questo secondo
gruppetto, quasi nessuno ha la tessera dem in tasca. Ma sono molto
arrabbiati con la minoranza che non ha seguito la linea del partito. «La
minoranza fa la minoranza fin quando non diventa maggioranza, se no è
diserzione», dice Giuseppe.
Pochi e tesserati i giovani: Luca,
Habiba, Enrico. Ma non sono in prima fila né tra i più scalmanati.
Applausi al passaggio di Richetti, del Giglio magico, qualche battimani è
riservato persino a Migliore e Cuperlo, che passano in silenzio. Solo
Fiano e Rosati si fermano a parlottare con i manifestanti. La linea ora è
«responsabilità». Rosati la chiede alle «altre forze politiche per
evitare le elezioni senza una legge elettorale» e se non ci staranno
«allora si andrà al voto».
«Elezioni, elezioni subito!», scandisce
la folla. «Peccato però non aver visto Renzi», sussurra alla sua amica
Mirella, andandosene. Lei, come molti altri qui, è pronta a seguirlo
«anche se vorrà fondare un nuovo partito».