il manifesto 7.12.16
Smuraglia: è un No per attuare la Costituzione
"Al
referendum non hanno vinto i partiti", dice il presidente dell'Anpi.
"Leggere la vittoria referendaria del 4 dicembre solo sul terreno del
confronto politico è un modo per ridimensionare il risultato popolare"
intervista di Andrea Fabozzi
Carlo Smuraglia, presidente dell’Associazione nazionale partigiani, si aspettava questo successo del No?
Onestamente
no. Immaginavo il paese spaccato a metà e speravo in una vittoria con
il minimo distacco. Avevo indicazioni molto positive dalle nostre
manifestazioni, in particolare l’ultima a Roma al teatro Brancaccio. Ma
l’esperienza mi insegna a non fidarmi di quello che si vede nelle piazze
e nei teatri, perché è la gente silenziosa che decide il risultato. E
c’era da temere la propaganda del governo, le promesse, le proposte e le
minacce del presidente del Consiglio, la complicità della stampa con il
Sì…
E invece.
Mi ha sorpreso felicemente la grande
partecipazione. Avevamo captato questo desiderio di capire e di
partecipare, ma forse l’abbiamo persino sottovalutato. Evidentemente i
cittadini che si sono informati sulla riforma, l’hanno compresa bene e
giudicata male, sono stati la maggioranza. Anche se questa parte
ragionata del No, adesso, mi pare messa del tutto tra parentesi,
rimossa.
Non le piace come viene raccontata la vittoria del No?
Mi
sorprende che tra le tante ragioni della sconfitta del Sì, la più
elementare – e cioè che la riforma è stata bocciata nel merito – sia
finita nell’ombra. Tutte le analisi sono sul terreno politico, tornano a
farsi sentire come vincitori partiti che in campagna elettorale avevamo
visto poco. Io credo che leggere il 4 dicembre esclusivamente sul
terreno del confronto tra partiti sia un modo per ridimensionare lo
straordinario risultato popolare.
Lei invece ci legge il segnale di una speranza? Si può ricominciare a parlare di attuazione della Costituzione?
Noi
ne parliamo da sempre e lo abbiamo fatto anche in questa campagna
elettorale. Alla fine dei miei incontri c’era sempre chi mi chiedeva “ma
se vince il No cosa facciamo?”. E io rispondevo “Prima brindiamo, poi
diciamo che invece di cambiarla la Costituzione bisogna attuarla”. A
quel punto arrivava l’applauso più forte. Perché tutti vedono l’enorme
contrasto che c’è tra i principi fondamentali della Carta e la realtà.
Non voglio illudermi, ma credo che dentro questo 60% di No ci sia anche
questa richiesta di attuazione.
Insieme a un voto contro il governo, non le pare?
Non
per quanto ci ha riguardato. L’ho detto anche a Renzi nel nostro
confronto di settembre a Bologna. Non ci è mai interessata la sorte del
governo, volevamo solo difendere la Costituzione da uno strappo.
Mi pare che lei non sia rimasto contento del modo in cui è stato raccontato quel confronto alla festa dell’Unità.
Non
sono rimasto contento che sia stato oscurato. Evidentemente non si era
concluso come giornali e tv si auguravano, con la vittoria di Renzi.
Secondo lei, adesso, come si viene fuori dalle dimissioni del presidente del Consiglio?
La
richiesta di votare presto mi pare infondata. Mancano molti
presupposti, innanzitutto la legge elettorale: ne abbiamo due diverse
per camera e senato e la prima è attesa al giudizio della Consulta. In
più tutti i partiti dicono di volerla cambiare. La corsa alle urne è
ingiustificata, il presidente della Repubblica, anche di fronte alle
dimissioni di Renzi, ha molti strumenti prima di accettare le elezioni
anticipate, provvederà con saggezza.
Questo No mette fine ai tentativi di riscrivere la Costituzione, almeno per un po’?
La
Costituzione non è mai messa sufficientemente al riparo e bisogna stare
sempre in guardia. Ma un No di questa entità ha anche un valore di
ammonimento molto forte, si è capito che la Costituzione non è una legge
ordinaria e non si può modificarla a cuor leggero, ma solo quando ce
n’è effettivamente bisogno. E con il massimo di consenso.
In campagna elettorale si è parlato molto delle divisioni dell’Anpi. Vicenda chiusa? Lascerà qualche segno tra voi?
I
segni sono stati più esterni che interni. Ogni piccola cosa è stata
ingigantita e presa per buona, noi non abbiamo mai allontanato né
sanzionato nessuno. Abbiamo solo chiesto ai nostri iscritti di non fare
campagna per il Sì nel nome dell’Anpi, visto che la nostra posizione era
opposta. La verità è che ha dato molto fastidio che l’Anpi si fosse
schierata per il No. La nostra associazione è portatrice di valori in
cui tutti devono riconoscersi, e dunque a molti abbiamo fatto fare
almeno un pensierino.