il manifesto 6.12.16
La corsa alle urne e l’inservibile Italicum
Le
conseguenze del No. Le elezioni passano per la Corte costituzionale,
che può cancellare del tutto la legge elettorale. Renzi e Napolitano
l'hanno voluta, prima di mettere in sicurezza l'abolizione del senato
elettivo. M5S ha tutto da guadagnare con il ballottaggio e vuole
estenderla. Ma solo dopo le correzioni dei giudici
di Andrea Fabozzi
Votare
presto, sì, ma con quale legge? Crollata la riforma costituzionale,
risplende l’incoscienza con la quale Renzi ha voluto – e il parlamento
approvato – una legge elettorale in funzione dell’abolizione del senato
elettivo, prima però di abolirlo. E prima togliere ai senatori la
responsabilità della fiducia.
Renzi e con lui Napolitano,
all’epoca presidente della Repubblica, non ascoltarono l’allarme dei
giuristi (recuperare la collezione del manifesto), preoccupati che una
legge elettorale monca potesse legare le mani al capo dello stato, che
in queste condizioni non può sciogliere le camere – neanche dopo un
risultato come quello del 4 dicembre. Perché al momento la situazione è
questa: c’è una legge elettorale per la camera (l’Italicum), che prevede
un premio di maggioranza talmente alto che potrà essere bocciato della
Corte costituzionale; e c’è una legge elettorale per il senato (il
cosiddetto Consultellum), che non prevede premi di maggioranza se non
quelli limitati e impliciti nelle soglie di sbarramento (su base
regionale, 20% per le coalizioni, 8% per i partiti non coalizzati, 3%
per i partiti all’interno delle coalizioni).
Pur di portare a casa
il primo Sì all’Italicum, nel marzo 2014 Renzi concesse questa
«clausola di salvaguardia» a Berlusconi. E alla sua minoranza
(l’emendamento che cancellò l’articolo 2 era di D’Attorre). Dai renziani
«puri» fu vissuta come una mezza sconfitta, un rinvio del problema. Ed
eccoci qui: oggi questo doppio regime – legge con un premio alto alla
camera, legge senza premio al senato; legge con una sola soglia di
sbarramento bassa alla camera, legge con diverse soglie anche alte al
senato – è la prima causa di incostituzionalità dell’Italicum. Un premio
alto, infatti, si giustifica solo per garantire la governabilità. Ma se
il senato resta eletto con una legge diversa, che può produrre
maggioranza diverse, e deve comunque garantire la fiducia al governo, il
premio è irrazionale. C’è scritto nelle motivazioni della sentenza che
ha abbattuto il Porcellum.
Adesso anche l’Italicum è diretto alla
Consulta. E non per incanto, ma per la tenace iniziativa di un pool di
avvocati coordinati da Felice Besostri, ai quali palazzo Chigi si è
sempre opposto nei tribunali. La Corte non si è espressa prima del
referendum per non interferire, dovrebbe adesso farlo a fine gennaio.
Sono cinque i tribunali che hanno rimesso gli atti alla Corte
costituzionale, giudicando non manifestamente infondati i dubbi di
costituzionalità. Il primo in ordine di tempo è stato il tribunale di
Messina, che ha sollevato dubbi proprio sul differente regime elettorale
tra camera e senato. Il più recente è stato Trieste, nel mezzo Genova,
Perugia e Torino. Tutti i tribunali hanno chiesto ai giudici delle leggi
di esprimersi su due punti dell’Italicum: l’assenza di soglia per
accedere al ballottaggio e le pluricandidature (fino a 10) dei capilista
con l’elezione garantita. Genova ha sollevato dubbi anche sull’entità
del premio al primo turno.
La Corte può cancellare questi aspetti:
il ballottaggio, il premio di maggioranza al primo turno, le
pluricandidature, avvicinando l’Italicum al Consultellum; ma resterebbe
il problema delle soglie diverse. Oppure potrebbe accogliere uno dei
motivi di Messina – ma c’è da scommettere che altri tribunali adesso si
faranno sentire – cancellando del tutto la legge. Sarebbe la soluzione
più logica, dal momento che Italicum e riforma costituzionale erano
fatti l’uno per l’altra, e dovrebbero cadere insieme. È l’auspicio di
Besostri, che ha provato anche a proporre un motivo di
incostituzionalità radicale dell’Italicum, ricordando come sia stato
approvato alla camera con la fiducia malgrado la Costituzione (articolo
72) lo escluda.
Nel frattempo però il Movimento 5 Stelle annuncia
che proporrà l’estensione dell’Italicum al senato. Potrebbe essere il
modo per paralizzare la Consulta, salvando ed estendendo così una legge
che i grillini giudicano pessima (i parlamentari M5S, come quelli di
Sinistra italiana, hanno firmato i ricorsi, cosa che i bersaniani non
hanno fatto) ma che nel ballottaggio può garantire loro la vittoria. Il 5
stelle Toninelli assicura che «non faremo niente fino a che la Consulta
non si sarà espressa. Poi con l’aggiunta di poche righe all’Italicum
come ne verrà fuori, avremo un sistema buono per le due camere per
votare il prima possibile».