il manifesto 6.12.16
La valanga di No spiazza i 5 Stelle
Referendum. Di Maio scalpita: bisogna tornare al voto con la legge che c'è. Grillo chiede unità
di Giuliano Santoro
È
ancora Grillo a dettare i tempi del Movimento 5 Stelle nello scenario
ancora incerto e gravido di opportunità del dopo-referendum. Dal blog
annuncia i primi passi e proclama l’inizio della scrittura del
«programma di governo M5S».
Si parte dall’energia, grande classico
del Grillo attore. «Oggi si inizia a discutere online il programma di
governo del Movimento 5 Stelle – esordisce Grillo – Si parte
dall’energia. Partecipate! Nei prossimi giorni si inizierà a votare».
Come e su cosa votare non è ancora molto chiaro. In questi anni le
votazioni sono state di diverso tipo e non molto frequentate. Nella
maggior parte dei casi si è chiesto agli iscritti online di approvare
una scelta già presa altrove, come nell’ultima nomina di peso, quella
dei «probiviri» che devono accollarsi la spinosa (e controversa dal
punto di vista legale) faccenda delle epurazioni.
Appare evidente
che ci sono due registri, non necessariamente in contraddizione. C’è la
comunicazione politica, a volte tattica a volte spregiudicata, dei
parlamentari grillini. E c’è quella più roboante di un Beppe Grillo
tornato alla testa del Movimento 5 Stelle e intenzionato a non farsi
incasellare dentro gli schemi del dibattito politico. È successo l’altra
notte, a un’ora dalla diffusione delle prime proiezioni, quando i
deputati hanno preso parola da una sala stampa della Camera e il
fondatore ha dettato la linea in contemporanea dal blog. Così, se
Alessandro Di Battista aveva speso il suo tour elettorale auspicando una
legge proporzionale e un metodo nient’affatto scontato per le dinamiche
poco avvezze alle alleanze dei grillini («Vinceremo le elezioni, saremo
il primo partito e Mattarella dovrà darci l’incarico. A quel punto,
sulla base del nostro programma cercheremo i voti in Parlamento»),
Grillo ha detto che in fondo si può votare anche con l’Italicum. Il
doppio passo, quello romano e quello genovese, è connesso alla struttura
del M5S ma è legato anche a dinamiche contingenti. Tutto fa pensare che
i grillini non erano attrezzati a gestire politicamente e
mediaticamente un risultato di queste proporzioni, spaventati dal
presenzialismo di Renzi e preoccupati dalla strategia aggressiva sui
social network a favore del Sì. In più molti erano scottati dalle
elezioni europee di due anni fa.
Di fatto, Grillo ha riproposto
alcuni frammenti del monologo (un po’ apocalittico) che ha portato in
piazza in questa campagna elettorale, con l’elogio della new economy che
ricorda un po’ l’entusiasmo della fine dello scorso millennio. «Siamo
ancora al paleolitico – esclama – questi sono fossili che ragionano come
fossili, bisogna ragionare con piani quarantennali». Alessandro Di
Battista, a Roma, vola più basso: parla dell’immediato futuro.
«L’incarico a Padoan? – dice – Facciano loro. Se così fosse si
scaverebbero la fossa da soli».
Non si sa come e quando verrà
incoronato il candidato premier, ma non è un mistero che Luigi Di Maio
scalpiti: «Per noi bisogna tornare il prima possibile al voto con la
legge elettorale che c’è» ribadisce Di Maio seguendo il solco tracciato
da Grillo ieri notte. La sua corsa verso la leadership non gode di
consenso unanime dentro al M5S. Soprattutto perché è ancora considerato
il parafulmine, pronto ad intervenire ogni volta che la tempesta si
addensa sopra il Campidoglio e l’amministrazione di Virginia Raggi.
Soltanto pochi giorni fa, ad esempio, la sua conterranea Carla Ruocco ha
postato un intervento di Marcello Minenna, il super-assessore fatto
fuori da Raggi in asse col dirigente Raffaele Marra. Le polemiche tra
fazioni e le irregolarità nelle presentazioni delle liste erano due temi
forti agitati dai renziani per screditare l’attivismo grillino in
Campania e Sicilia.
Due regioni dove però il No è andato forte.
«La Campania ha dimostrato di non essere un serbatoio di voti al
servizio del governo nazionale», spiega il consigliere regionale Tommaso
Malerba. Al suo fianco c’è il parlamentare Roberto Fico, dato in
dissidio con Di Maio. Oggi è prevista l’assemblea congiunta dei gruppi
parlamentari M5S. Il rischio è che già qui si manifestino le divisioni.
Ecco perché Grillo dice ai suoi: «Abbiamo la seria possibilità di andare
al governo, bisogna stare uniti».