il manifesto 5.12.16
5 Stelle in lite continua, «ma non ci sono correnti»
Faide interne sulla scelta del candidato premier. E «il programma si vota on line»
di Giuliano Santoro
La
delegazione del Movimento 5 Stelle salirà sabato nel tardo pomeriggio
al Quirinale. Porterà la posizione che è stata discussa mercoledì sera,
in una riunione dei gruppi parlamentari attesa con qualche apprensione
per le capriole degli ultimi giorni. Siamo oltre l’ora X del referendum
costituzionale, che notoriamente era atteso tra i grillini come il
giorno in cui sarebbe scaduta ogni tregua (come dimostrano le tensioni
romane precipitate addosso all’assessore Berdini). Si è registrato
qualche dissenso e molta confusione ma non poteva che venirne fuori la
linea dettata da Beppe Grillo: elezioni il prima possibile, anche con
l’Italicum, prontamente ribattezzato «Legalicum» a causa dell’attesa
correzione della Corte costituzionale.
Grillo mantiene il comando,
ma da dietro le quinte del blog. Per questo con ogni probabilità non
sarà a Roma da Mattarella. Ci saranno i capigruppo accompagnati dal
vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
Il leader avrebbe
voluto prendersi «una pausa» subito dopo il referendum, ma il rischio
che le guerre intestine prendano il sopravvento richiede la sua
presenza. Il ruolo di pacificatore che una volta era assolto nell’ombra
da Gianroberto Casaleggio adesso spetta a lui, che però a differenza del
socio co-fondatore si palesa dai monitor. L’idea originaria era di
appoggiarsi alle facce note: il consenso tra le truppe romane avrebbe
dovuto basarsi sulla cinghia di trasmissione dei parlamentari più
rappresentativi. Ma dopo il dissolvimento del direttorio e le fratture
che hanno attraversato anche l’unico organismo intermedio riconosciuto
dai 5 Stelle gli tocca fare da solo. Ieri, ad esempio, è intervenuto
sulla scelta del programma e del candidato per ribadire la (vaga)
procedura del M5S.
«La nostra visione è una ed è quella decisa
dagli iscritti certificati in Rete – scrive Grillo – Il programma viene
deciso dagli iscritti che saranno chiamati a esprimersi online». C’è poi
lotta tra Di Maio e Roberto Fico per la leadership. Che non va presa in
forma caricaturale, ma segna un primo abbozzo di dibattito pubblico tra
differenze dentro al grillismo. Dal M5S cominciano a parlare di queste
due candidature anche a taccuini aperti, descrivendo le due prospettive
(«pragmatica» quella del primo, «ortodossa» per il secondo) dei
protagonisti in campo. Grillo però non apprezza e precisa: «Il candidato
premier sarà un candidato premier portavoce che proporrà agli italiani
il programma di governo 5 Stelle votato in Rete. Chi si candiderà a
premier o a parlamentare non si candida a proporre un suo programma, ma
si impegna a rendere fattivo il programma deciso in Rete dalla nostra
comunità».
Lo spettro di un dibattito tra diversi, insomma, agita
Grillo, timoroso che il suo M5S finisca per assomigliare troppo ad un
normale partito organizzato in fazioni e diviso da parole d’ordine e
beghe di potere. Ancora una volta si rimanda alle (recenti) origini e a
quando Casaleggio avvisava i suoi ragazzi di non esprimere posizioni che
risultassero troppo «divisive». «Nel Movimento 5 Stelle non esistono
correnti – dice ancora Grillo- Abbiamo bisogno di idee condivise, non di
opinioni divisive. Chi vuole partecipare alla scrittura del nostro
programma di governo e all’individuazione delle persone che lo
attueranno, lasci da parte le questioni personali e l’interesse
particolare e si rimbocchi le maniche per remare nella direzione che
deciderà la nostra comunità». Altrimenti? «Altrimenti si faccia da
parte», scandisce il «garante». Che conclude: «Dobbiamo essere uniti e
compatti. Un corpo solo, un’anima sola».