il manifesto 5.12.16
“Gli italiani non si fanno imbrogliare. Ci siamo liberati da uno spettro”
La
 costituzionalista Lorenza Carlassare: sapevo che potevamo fidarci degli
 elettori, non si fanno prendere per il naso. È stato un voto in difesa 
della Costituzione, ma anche un voto legato alle difficili condizioni di
 vita
intervista di Andrea Fabozzi
Lorenza Carlassare risponde al telefono da Padova, è a casa di amici, festeggiano.
È una bella sorpresa, professoressa?
Una
 bellissima notizia ma, adesso posso dirlo, per me non è una sorpresa. 
Me l’aspettavo, anzi ne ero sicura, scurissima. Lo sono sempre stata. 
Perché so che gli italiani quando arriva il momento della verità 
capiscono bene cosa è giusto fare. Lo posso dire perché nella mia vita 
ho già vissuto molte situazioni del genere, situazioni in cui le 
aspettative sembravano preoccupanti e invece alla fine il risultato è 
stato positivo.
Lei ha girato molto per il comitato del No, traeva questa convinzione dai suoi incontri?
Anche
 da quelli, sì. Effettivamente ho partecipato a tantissime assemblee per
 spiegare le ragioni del No, per mettere in evidenza tutti i difetti di 
questa riforma costituzionale. E specialmente in quest’ultimo periodo, 
anche qualche mese fa ma specialmente nelle ultime settimane, ho 
percepito il fastidio per l’atteggiamento del presidente del Consiglio. 
Renzi è stato in televisione praticamente ogni ora, ogni minuto. E negli
 ultimi tempi ha alzato i toni in maniera aggressiva verso gli esponenti
 del No, anzi verso tutti gli elettori intenzionati a votare No.
Secondo lei ha perso per questo?
Devo
 dire la verità, l’arroganza di Renzi mi è sembrata il quadro di quello 
che ci sarebbe potuto succedere se avesse vinto il Sì. Avremmo avuto 
ancora di più l’arroganza al potere. Anche per questo ero certissima che
 il No avrebbe vinto, perché gli italiani sono insofferenti verso questo
 tipo di atteggiamento. E capiscono quando c’è qualcuno che vuole 
prenderli per il naso.
È stato un no in difesa della Costituzione?
Sicuramente.
 Ma anche le sofferenze quotidiane della gente hanno pesato. Le persone 
conoscono bene le loro condizioni di vita, aveva un bel dire Renzi che 
tutto va bene e il bilancio è positivo, che l’Italia sta crescendo. Non è
 così, purtroppo, e la gente lo sa bene. Gli italiano non potevano 
credergli.
Le sembra opportuno che si sia dimesso?
Inevitabile,
 per come aveva impostato le cose. Ma a me interesserebbero di più le 
dimissioni da segretario del Pd. Mi farebbe piacere se quel partito, 
povero partito, riuscisse a trovare una strada diversa. O almeno che ci 
provasse, non so se può riuscirci.
Secondo lei è indispensabile fare una nuova legge elettorale prima di sciogliere le camere?
Se
 in parlamento si riuscisse a trovare un accordo per fare una nuova 
legge elettorale, una buona legge elettorale, sarebbe certo un fatto 
positivo. Ma questa non può diventare ancora una volta una scusa per 
tenere in vita un parlamento pesantemente delegittimato dalla Corte 
costituzionale.
E quindi con quale legge si dovrebbe votare?
La
 Corte costituzionale con la sentenza 1 del 2014 con la quale ha 
cancellato parti importanti del «Porcellum» ha lasciato in piedi un 
sistema – il cosiddetto Consultellum – con le parti residue della 
vecchia legge elettorale. È un sistema funzionante, può essere 
utilizzato
Una specie di proporzionale.
Una specie, sì, perché ci sono ancora soglie parecchio alte, ma è di certo assai meglio dell’Italicum.
L’Italicum a questo punto è inservibile?
Senza
 questa riforma costituzionale, l’Italicum che è un sistema applicabile 
alla sola camera elettiva non esiste. Oltre tutto è sotto il giudizio 
della Consulta e non si può certo utilizzare. È una legge 
incostituzionale che riprodurrebbe un parlamento incostituzionale.
Come quello che ha fatto questa riforma.
Renzi
 senza i seggi dichiarati illegittimi non avrebbe mai potuto farla. È 
stata una riforma nata male, meno male che è finita così. Tutta la 
conduzione della vicenda è stata anti democratica, ci siamo liberati da 
uno spettro, che meraviglia.
 
