il manifesto 2.12.16
Il Jobs Act nelle urne del referendum: calano gli occupati, aumentano gli inattivi
Propaganda
e realtà sul lavoro in vista del voto di domenica. L’Istat rivede al
rialzo la crescita (+1% del Pil) e conferma la stagnazione del mercato
del lavoro: -30 mila posti a ottobre. Fondazione Di Vittorio (Cgil): il
75% dei nuovi rapporti di lavoro creati è precario. Il Jobs Act, anche
con il taglio degli sgravi, produce meno occupazione del 2014. 109
milioni di voucher venduti nei primi nove mesi dell’anno. Il 2016
batterà tutti i record del nuovo precariato
di Roberto Ciccarelli
L’Istat
rivede al rialzo la crescita annua: +1 per cento e conferma il +0,3%
trimestrale, dovuto alla crescita della manifattura (+0,8%) e dei
servizi (+0,1%), cala l’agricoltura dell’1,5%. E Renzi esulta su twitter
postando uno spot per il sì al referendum: «La crescita italiana
raggiunge il +1%. Se il paese si sblocca, faremo di più» scrive.
Valutazioni entusiastiche che parlano solo di una parte della realtà,
come spesso capita a Renzi. Le stime dell’Istat confermano che, su base
annua, l’Italia è al penultimo posto per la crescita nell’Eurozona. Dopo
di lei c’è la Lituania.
IN VISTA DEL VOTO DI DOMENICA, anche i
dati Istat sull’occupazione sono stati oggetto del consueto depistaggio
cognitivo. Il governo che ha speso fino a 18 miliardi di euro in tre
anni per sgravare gli imprenditori dei contributi per i neo-assunti con
il Jobs Act ha rialzato la bandierina. Il ministro dell’Economia Padoan
si è sbilanciato con metafore astronautiche: «Gli incentivi alle
assunzioni a tempo indeterminato hanno funzionato come un motore per
lanciare un razzo nello spazio”. Espressioni astronautiche a parte, i
dati dimostrano che il taglio degli incentivi (da 8..040 a 3.250 euro)
ha fatto crollare drasticamente gli occupati.
UNA PIÙ REALISTICA
VALUTAZIONE è utile per descrivere un mercato del lavoro stagnante,
«stabile» lo ha definito il ministro del lavoro Poletti. Per l’Istat a
ottobre è continuata la discesa degli occupati: meno 30 mila. Calano i
tempi indeterminati di 39 mila unità, mentre crescono i lavoratori a
termine (7 mila). Questo significa che l’effetto dopante degli incentivi
sulle statistiche è ormai esaurito, anche se su base annua il saldo
occupazionale resta positivo (+174 mila).
NELLE URNE RENZI sta
facendo pesare il dato complessivo degli occupati nei suoi mille e più
giorni di governo: +585 mila. Se riferito al 2016, il dato indica una
realtà diversa. L’aumento interessa gli over 50, non i nuovi assunti, ma
coloro che avevano già un lavoro. Crolla invece la fascia più
«produttiva» della forza lavoro: -126mila tra 35-49 anni e -97mila 25-34
anni. La disoccupazione giovanile cala al 36,4%, minimo dal 2012, ma il
problema è che cala il tasso di occupazione: meno 0,6% in un anno,
mentre quello degli over 50 cresce dell’1,4%. Sul dato dell’occupazione
giovanile può avere influito il rumore prodotto da «garanzia giovani» ,
un altro incentivo usato dal governo per le «politiche attive». Si
tratta di un programma di tirocini e stage rivolto ai giovani, utile per
dimostrare la flessione della disoccupazione.
I DATI SONO
SCONCERTANTI: sui circa 900 mila giovani coinvolti, meno di 600 mila
sono stati «presi in carico». Dai dati del consuntivo a novembre risulta
che gli assunti a tempo indeterminato sono 6.133, quelli a tempo
determinato sono 445. Numeri modesti nonostante il governo abbia
previsto bonus per le aziende tra 1.500 e 6mila euro ad assunto. Il
fallimento del piano, sul quale a lungo ha speculato l’esecutivo Letta
sotto la spinta dei socialisti europei, è accompagnato dal fallimento
delle politiche dei bonus renziani alle imprese.
SUL MERCATO DEL
LAVORO italiano si muovono anche gli scoraggiati e gli inattivi. I primi
sono aumentati di 82 mila unità e sembrano avere incamerato i
disoccupati. In un anno sono aumentati gli inattivi (+0,5%). Sono
entrambi dati che parlano del precariato e del lavoro informale in cui
non è escluso che abbia un ruolo anche il boom dei voucher (109 milioni
nei primi 9 mesi del 2016). La stagnazione si vede dal tasso di
occupazione, tra i più bassi d’Europa (58,2%). Il tasso di
disoccupazione è cresciuto: dall’11,5% all’11,6% in un anno.
I
DATI INPS sulle attivazioni e le cessazioni dei contratti attestano che
le assunzioni a tempo determinato e quelle stagionali rappresentano oggi
quasi il 75% dei nuovi rapporti di lavoro, spesso di durata molto
breve, che fanno capo ad uno stesso individuo. Nel rapporto annuale
sulle comunicazioni obbligatorie 2016 del ministero del Lavoro si
sostiene che nel 2015, nel settore privato, il 35,4% dei contratti a
tempo determinato aveva una fine prevista entro un mese, ed un altro
23,7% da 1 a 3 mesi. Nei primi nove mesi del 2016 si è verificata una
consistente espansione del lavoro a termine, che – insieme al lavoro
stagionale- presenta una variazione netta di +462 mila unità, contro
meno di 180 mila del corrispondente periodo del 2015. Escludendo i
rapporti di lavoro stagionali, sostiene un report della Fondazione Di
Vittorio, il saldo è di +395 mila unità, a fronte di valori nettamente
inferiori nel triennio precedente. Dunque, più precari e sempre più a
scadenza. Questa è la struttura del mercato del lavoro italiano
rafforzata dalla «legge che ha inciso di più sulla realtà», così Renzi
ha descritto il Jobs Act.
NEL 2016 LE ASSUNZIONI a tempo
indeterminato (926 mila) sono inferiori al 2015 ( meno 32,3%), al 2014 (
-6,5%) e al 2013 ( -8,4%). Aumentano i precari a termine di +91 mila
unità, +154 mila rispetto al 2014 +325 mila rispetto al 2013. Il Jobs
Act, presentato come la riforma anti-precarietà, produce occupazione
precaria in quantità inferiore rispetto al periodo in cui non c’era
(2014). Paradossi della «Renzinomics», e non solo. Con «una vittoria del
Sì avremo un Paese più solido» ha rilanciato Renzi. La strada, dice,
sta nel «tagliare qualche poltrona di troppo nei palazzi romani e creare
qualche posto in più al Sud». L’allusione è alla decontribuzione piena
per i neo-assunti nel Mezzogiorno. Dal voto del 4 dicembre si capirà
quanto credibili, per gli italiani, risultino ancora questi annunci.