il manifesto 1.12.16
Braccio di ferro Emiliano-Renzi sui soldi dei Riva (e sul referendum)
di Gianmario Leone
Taranto
Oramai è scontro totale tra il premier Matteo Renzi e il governatore
della Puglia, Michele Emiliano. Terreno di scontro, da diversi mesi, la
città di Taranto, l’Ilva e il suo futuro produttivo, l’inquinamento
ambientale e le malattie ad esso connesse. È una guerra di parole, ma
anche e soprattutto di cifre. Il cui senso, se non fosse legato alle
diverse posizioni sul referendum del prossimo 4 dicembre, andrebbe
motivato alle beghe di un partito, il Pd, oramai preda di mille correnti
e dei suoi flussi e reflussi quotidiani.
Taranto e l’Ilva,
dunque. Dopo il mezzo passo del governo sui 50 milioni di euro per la
sanità ionica che sarebbero dovuti confluire nella legge di Stabilità
come deroga al decreto 70, martedì sera Renzi ha annunciato l’accordo
con l’ex proprietà del gruppo Ilva, la famiglia Riva, di fondamentale
importanza per il futuro del siderurgico.
In realtà la trattativa
era in corso da settimane. L’intesa sarebbe stata raggiunta tra l’Ilva
in amministrazione straordinaria (guidata dai tre commissari Gnudi,
Laghi e Carruba) e i rappresentanti della Riva Fire in liquidazione: il
che spiegherebbe il perché il premier Renzi abbia fatto suo l’annuncio
dell’accordo, cosa che ha profondamente irritato Emiliano, visto che i
commissari lavorano per conto del governo.
L’intesa prevede che
gli ex proprietari del gruppo siderurgico versino 1,3-4 miliardi di
euro, che dovranno servire al risanamento ambientale, ovvero le risorse
sequestrate dalla procura di Milano nel 2013 e attualmente ferme in
Svizzera: i dettagli si stanno ancora limando. «Questi soldi – ha detto
Renzi – saranno una compensazione per risanare Taranto e l’Ilva».
Inoltre i Riva rinunceranno al contenzioso in corso contro lo Stato che
di fatto li ha espropriati dalla proprietà del gruppo, con il
commissariamento del giugno 2013. In cambio la società Ilva rinuncerà ad
almeno due cause intentate contro i Riva a Milano, del valore di oltre
2,5 miliardi.
L’annuncio di Renzi ha però fortemente irritato l’ex
magistrato Emiliano. «È un patteggiamento sulla responsabilità penale
dell’impresa, che dovrebbe riguardare la procura e i Riva. Siccome
escludo che la stessa possa aver dato informazioni riservate al premier,
mi chiedo da chi abbia saputo di un accordo che non mi risulta essere
stato ancora stipulato». «Voglio precisare – ha aggiunto – che quelle
risorse non sono disponibili né per la sanità, né per altro. Sono solo
un inevitabile risarcimento da parte dei Riva. Quindi il governo non ha
nessun ruolo in quella vicenda». Il tutto, come detto, si inserisce
nella battaglia politica in corso sul referendum.
Emiliano
contesta anche che il governo abbia stanziato per Taranto 1,6 miliardi
di euro. «La Regione Puglia, delle risorse di cui il premier parla, ha
messo circa 800 milioni. Ma sono cose del passato. Gli altri 800 milioni
andati alla fabbrica, e che anche il suo governo in parte ha stanziato,
non si sa come siano stati utilizzati. Soldi pubblici che i commissari
dovevano impiegare per l’ambientalizzazione che non è stata compiuta».
Sempre
ieri la Regione Puglia, all’interno del piano di riordino ospedaliero
fortemente penalizzante per Taranto e duramente contestato in questi
mesi, ha dichiarato di voler investire 30 milioni di euro che porteranno
a un incremento del 22% dei posti letto e alla creazione di un polo
oncologico.
Una guerra di cifre, promesse e parole. L’unica
speranza è che tutto questo possa quanto meno servire a rendere il
futuro di Taranto migliore di quello che s’intravede all’orizzonte.