il manifesto 1.12.16
Renzi, la scheda bufala e il “regalo” a Taranto
Referendum.
Il premier straparla online fino a notte. Recita un kit antibugie ma ne
racconta a pacchi: dai poteri del premier al Quirinale. E poi mostra un
facsimile di fantasia: i cittadini eleggeranno i senatori
di Domenico Cirillo
«Un
miliardo e tre, un miliardo e quattro» sul piatto del referendum.
Pagano i Riva. Arriva da Taranto e dall’accordo concluso con la famiglia
proprietaria dell’acciaieria il bonus più pesante per il referendum. Da
giocare a Taranto, «per il risamanento», nel sud che è più a rischio
per il governo e per il Sì.
Prima delle dieci di sera gli italiani
collegati in diretta streaming con il presidente del Consiglio hanno
potuto vedere un facsimile della scheda elettorale per il senato.
Malgrado il senato, secondo la riforma costituzionale, non sarà più
eletto direttamente dai cittadini. I cittadini però potranno – è una
possibilità – indicare le loro preferenze se sarà approvata – è un’altra
possibilità – una legge bicamerale di attuazione della riforma
costituzionale. È una legge che oggi non c’è. Non è stata neanche
depositata (non poteva). Renzi però, alla ricerca degli ultimi Sì – «in
tanti mi scrivono che voteranno No perché non si potrà più votare per i
senatori» – la dà per fatta e presenta una scheda, troppo piccola perché
si possa capirci qualcosa. E poi commenta. «Non ho mai visto una
campagna elettorale con così tante bugie». Si riferisce agli avversari, e
infatti vuole dedicarsi a smontare le «bufale del No.
Renzi aveva
già fatto vedere molti mesi fa una scheda elettorale in anteprima, in
questo caso per l’elezione del senato. La nuova scheda dell’Italicum, un
altro facsimile esposto alle telecamere. Poi l’Italicum è stato
approvato ma prima di sperimentarlo Renzi si è convinto di volerlo
cambiare. Quella scheda è già dimenticata.
Ma il colpo a sorpresa
della serata, annunciato già nel pomeriggio sui social, riguarda l’Ilva
di Taranto. Renzi ha accusato il colpo dei 50 milioni promessi dal
governo per la sanità tarantina – città in cui si registra un’impennata
dei tumori tra i giovani e giovanissimi – e poi spariti dalla legge di
bilancio. Dà la colpa al presidente della commissione bilancio Boccia
(minoranza Pd) ma di fronte all’annuncio di una manifestazione dei
genitori tarantini a Roma proprio sabato prossimo (il giorno prima del
referendum) ha annunciato il suo «regalino».
«Vi prego,
condividete tutti». La campagna elettorale in diretta da palazzo Chigi è
ormai un appuntamento fisso e a cinque giorni dal referendum non è
detto che sia l’ultimo. Renzi ieri è rimasto a Roma: un’eccezione.
Domenica era a Torino, Monza e Bologna; domani sarà a Macerata e Ancona.
Ieri ha fatto cinque interviste sul referendum: al Tg2, al Messaggero e
a tre radio regionali (Campania, Lombardia e Toscana).
I sondaggi
orientano le nuove mosse del presidente del Consiglio. Che chiama
bufale gli argomenti del No che evidentemente stanno facendo più male.
Non sono i migliori. Prende più tempo a rispondere a Di Maio che si
lamenta dell’immunità riconosciuta ai senatori, o a Salvini che dice che
l’Unione europea entra in Costituzione. Litiga anche, per esempio con
uno che gli scrive «sembri quello che vende le pentole». «Pensa te come
sei messo, chiedo a tutti e a ciascuno di condividere su twitter». Parla
anche dell’articolo 70, quello che prevede il nuovo procedimento
legislativo: «Non è lungo, non è complicato. Ragazzi, stiamo parlando
della Costituzione non di Topolino». L’articolo però è difficile da
leggere perché difficili e molteplici sono i procedimenti legislativi
previsti, e soprattutto non c’è una norma di chiusura che stabilisca
come si procede se i due presidenti di camera e senato non sono
d’accordo sull’iter di una legge. Si andrà alla Corte costituzionale,
evidentemente. Ma Renzi, per smontare le bufale, arriva a sostenere che
«il nuovo articolo 70 evita i conflitti di competenza».