il manifesto 14.12.16
La giunta Raggi e i voti di sinistra portati dal prestigio di Berdini
Roma.
La questione dello stadio della Capitale e il M5S che non scioglie
l’ambiguità per un’operazione urbanistica in continuità con il passato e
con gli interessi dei costruttori
di Enzo Scandurra
Provate
ad immaginare (se ci riuscite) che la città di Parigi scivoli all’88°
posto della graduatoria delle città francesi per la qualità della vita.
Impossibile. Parigi è la Francia e la Francia è Parigi, così che, per
definizione, Parigi non può che essere la migliore tra tutte le città
francesi. In Italia, invece, nessuno grida allo scandalo e tanto meno si
prendono provvedimenti, se la Capitale diventa addirittura l’esempio
nazionale del degrado in termini di trasporti, smaltimento dei rifiuti,
qualità della vita.
Roma è stata anche in passato città di
corruzione, di malaffare. Espressioni come «Roma ladrona», «Capitale
infetta», sono state usate dai leghisti per rivendicare una loro
presunta purezza e onestà padana, ma nessuno, al di là della loro
strumentalizzazione politica, le ha mai considerate fuori posto o, come
si dice a Roma, «campate per aria». Albergano indisturbate e mai
smentite dai fatti, nell’immaginazione popolare degli italiani.
MOLTE
PERSONE DI PROVATA fede di sinistra, nelle ultime votazioni che hanno
visto contrapposti i due candidati sindaci: Giachetti (Pd) e Raggi
(M5S), hanno votato, con più o meno reticenza e convinzione, per
quest’ultima. Sulle ragioni di questa disaffezione nei riguardi della
sinistra ufficiale (confermata e, direi, sancita definitivamente dal
recente referendum) si potrebbe discutere a lungo, ma non è questo
l’argomento del giorno dell’agenda politica.
A spingere per questa
sofferta decisione (di votare Raggi), fu anche la scelta, da parte del
M5S, di candidare come assessore all’urbanistica Paolo Berdini. Molti
furono indotti a ritenere che tale scelta rappresentasse un segnale di
netta discontinuità col passato; che finalmente si sarebbe recisa quella
complicità storica tra amministrazione e costruttori e immobiliaristi,
quelli, insomma, che, a Roma, hanno sempre avuto la meglio rispetto alla
tutela dell’interesse pubblico e collettivo.
A PAOLO BERDINI, in
passato, non erano certo mancate occasioni per manifestare pubblicamente
la sua opposizione a tentativi di speculazione; le sue denunce sul
malaffare che ruota intorno al mattone erano regolarmente pubblicate sui
quotidiani e, in particolare, sul manifesto. Egli stesso era diventato
il simbolo di un’urbanistica romana decisa a rivendicare l’affermazione
dell’interesse pubblico su quello privatistico, sugli affari. E siccome
il nome di Berdini fu uno dei primi (se non il primo) ad essere fatto
dalla neosindaca Raggi per la sua squadra di governo, tutto faceva
supporre che si stava preparando una fase nuova nella tribolata storia
dell’urbanistica romana.
In primis era la questione della
candidatura di Roma alle Olimpiadi (e fin qui la Raggi, seppure con
qualche tentennamento iniziale, ha tenuto), ma poi, ancora più
importante, era la questione scandalosa del nuovo stadio della Roma a
Tor di Valle, voluta dal sig. James Pallotta, con al seguito tre
grattacieli, uffici, una catena di centri commerciali, residenze e
quant’altro sufficiente a ritenere che lì, a Tor di Valle, lo stadio
fosse solo la foglia di fico con cui far nascere una nuova città in
barba a qualsiasi criterio urbanistico e, dietro la quale, si
nascondevano giganteschi interessi economici. «Obbrobrio», se ricordo
bene, fu l’espressione usata da Berdini per definire quell’infausta
ipotesi urbanistica.
ORA I VERTICI DELL’M5S, in odore di elezioni
anticipate non esitano a ritenere che quello stadio e quella sciagurata
avventura s’ha da fare. Forse vogliono accattivarsi le simpatie
(soltanto?) dei grandi costruttori che ruotano intorno all’operazione,
tanto da far dire alla stessa deputata M5S, Roberta Lombardi che «il
sospetto che Mafia Capitale, con i suoi interessi milionari nel
dipartimento che fa capo a Berdini, alberghi ancora in Campidoglio,
anche con la giunta Raggi».
Fatto è che sono circolate
(somministrate ad arte proprio nel vecchio stile democristiano di
affermazioni e altrettanto immediate smentite) voci sulla sostituzione
di un assessore cui non è mai stata data neppure la possibilità di
iniziare il proprio lavoro.
C’è da dire ancora, questa volta nella
direzione del Pd che già gongola per il tradimento dei 5S nei confronti
del popolo romano, che Giachetti (in sede di campagna elettorale)
neppure ci aveva provato a contrastare quell’infausto progetto dello
Stadio e che, con il Pd al Campidoglio, neppure staremmo a scrivere
queste cose perché gli accordi erano già conclusi.
E così, per
tornare alle ragioni esposte all’inizio, Roma continuerà a scivolare
nella graduatoria delle città italiane. Crotone già teme di venire
scalzata dal suo primato di ultima città italiana.