il manifesto 14.12.16
Pd, congresso anticipato? Ora anche Renzi ha un dubbio
Per Statuto deve dimettersi. La minoranza tira il freno: «Facciamo le regole a Natale?»
di Daniela Preziosi
ICongresso
anticipato? Matteo Renzi potrebbe ripensarci. Dopo aver annunciato
venerdì scorso la sua decisione («è una proposta all’assemblea», dicono i
suoi per attenuare l’impressione dell’uomo solo al comando), ora il
segretario Pd potrebbe cambiare linea. Il suo piano per tornare a
Palazzo Chigi prevedeva tre mosse: congresso e primarie entro la
primavera, dimissioni del governo e voto a giugno. Ma la minoranza, che
pure prima del referendum aveva proposto l’anticipo delle assise, gli ha
spiegato che non si può fare. Statuto alla mano, articolo 3 comma 2: il
testo – per la verità assai arzigogolato – prevede che in questo caso
il segretario si dimetta. L’obiezione, avanzata dall’ex responsabile
organizzazione Nico Stumpo, è confermata dal ’pontiere’ Gianni Cuperlo:
«Stando alle regole del nostro statuto Renzi dovrebbe dimettersi, ma
ritengo che dopo lo sconquasso di questi giorni sarebbe opportuno
mettere da parte le regole e aprire una civile discussione politica».
In
effetti l’obiezione a prima vista sembrava una roba da azzeccagarbugli.
Ma la minoranza diversifica le voci. Il ’mite’ Roberto Speranza giura,
come ha fatto ieri a La7: «Al congresso farò la mia battaglia politica
nel Pd per cambiarlo, perché il Pd o cambia o muore. Ma va fatto un
confronto vero, non un votificio, per ridefinire chi siamo e dove
andiamo. Il ’cattivo’ Stumpo invece la mette giù dura: «Si sente parlare
di assemblea il 18, direzione il 20 per eleggere la commissione
congresso, e via con la presentazione delle liste il 10 gennaio. E il
regolamento quando lo facciamo, la vigilia di Natale? Se è così se lo
fanno da soli. Se lo votano a maggioranza, come le riforme. E poi si
vede che fine fanno». Ieri per tutto il giorno i capannelli di
Montecitorio sono l’immagine plastica di un partito in confusione.
Il
vicesegretario Guerini discute con Dario Franceschini, confabula con
Beppe Fioroni, infine parla con Stumpo. Da un lato del Transatlantico si
appartano di ministri Martina e Orlando. Dall’altro i ’turchi’
circondano Matteo Orfini, che più di tutti sostiene la tesi della
«legislatura finita» e del voto anticipato: cioè la linea Renzi.
Ma
in giornata arrivano i primi segnali del fatto che il voto in primavera
può essere una chimera. «Lascio alla dialettica delle forze politiche
la durata della legislatura», ripete due volte il neopresidente
Gentiloni. Non può dire altro, la Costituzione non prevede esecutivi a
scadenza. Ma fra i dem trapelano perplessità sui tempi di approvazione
di una nuova legge elettorale. Mattarellum, proporzionale, bozza
Cuperlo: il Pd è diviso anche su quale base incardinare la discussione.
Tutto
questo, insieme all’obiezione statutaria, sta instillando in Renzi il
dubbio di evitare forzature. Tanto in caso di elezioni anticipate
sarebbe comunque lui a fare le liste dei candidati.
«Va bene
anticipare, ma dev’essere possibile dare il tempo al partito di
discutere, decidere, e consentire a chi vuole di candidarsi», spiega il
bersaniano Davide Zoggia. In realtà per la minoranza il colpo di freno è
prezioso, anzi vitale. Per ora un candidato competitivo, in grado di
raccogliere consensi oltre l’area della sinistra ex ds, non si trova. Il
presidente pugliese Michele Emiliano, mezzo intenzionato di correre,
spiega che vuole vedere le regole, «voglio capire di che stiamo
parlando. Nessuno ha prescritto a nessuno che si deve candidare, e
nessuno può dire a nessuno che tu non ti devi candidare». Il presidente
toscano Enrico Rossi è deciso alla corsa a prescindere. Speranza è
ancora in ballo, ma con sempre minore convinzione. È escluso un suo
ticket con Enrico Letta.
«Enrico è fuori da queste discussioni ed è
concentrato sul suo lavoro», chiudono il caso i suoi collaboratori.
Ieri alla camera alcuni deputati sono corsi a stringere la mano a
Francesco Boccia, prodiano ed ex lettiano, per il duro intervento
pronunciato in direzione. «Io ci sono», «Sto con te», le frasi
ricorrenti. «Non c’è fretta, ma vediamoci», la risposta del presidente
della commissione Bilancio. Nella rosa degli sfidanti potrebbe esserci
anche lui.