il manifesto 14.12.16
Crociata no-gender contro Valeria Fedeli. E il diploma della ministra dell’Istruzione diventa un caso
di Roberto Ciccarelli
Educare
alle differenze. Il governo Gentiloni non è ancora nato e ha già una
grana: il diploma della ministra dell'istruzione. I no gender la
attaccano perché sostiene l'educazione alle differenze e contro la
violenza sulle donne a scuola e trovano il caso: "Mente sulla laurea, si
dimetta". La replica: "Il mio è un diploma". I Cv caricati sul sito
personale sono due: nel primo si parla di "diploma di laurea", nel
secondo di "laurea". Lo staff della ministra parla di "infortunio
lessicale"
Il primo conflitto politico per il governo Gentiloni,
ai blocchi di partenza, è scoppiato sulla scuola. La nomina a ministra
dell’Istruzione, Università e Ricerca di Valeria Fedeli, sostenitrice
dell’educazione alle differenze nella scuola e prima firmataria di una
proposta di legge su una pratica riconosciuta da una norma della «Buona
scuola», ieri è diventata l’occasione di un attacco delle destre e dei
cattolici oltranzisti del «family day».
Secondo le accuse, Fedeli
sarebbe la sostenitrice di una fantomatica «teoria del gender», mentre
in realtà è una delle promotrici di un’iniziativa legislativa per la
sensibilizzazione contro i femminicidi e le violenze sulle donne, le
discriminazioni di genere, il bullismo e l’omofobia in classe. Fedeli è
prima firmataria di una proposta di legge del Pd che risale al 2014,
altre sono state presentate da forze politiche come Sel. Si sono svolte
le audizioni alla Commissione Istruzione e cultura alla Camera. A
ottobre il Miur avrebbe dovuto varare «le linee guida per l’educazione
all’affettività».
L’arrivo di Fedeli al Miur ha riacceso le
polveri. Il cannoneggiamento è iniziato al mattino. «La nomina della
Senatrice Pd Valeria Fedeli al ministero dell’Istruzione è una
dichiarazione di guerra totale al popolo del Family Day» sostiene
Filippo Savarese («Generazione Famiglia»). «Una provocazione, se non una
vendetta, verso le famiglie del comitato per il “No”, colpevoli di aver
vinto il referendum – ha detto Massimo Gandolfini di «Difendiamo i
nostri figli». «È una pericolosa deriva autoritaria nella quale erano
già in programma disegni di legge contro la famiglia naturale e il
diritto dei bimbi ad avere mamma e papà». All’attacco si sono unite
alcune destre in parlamento: Eugenia Roccella, parlamentare di «Idea» e
la «Lega dei Popoli-Salvini».
L’altro colpo è stato sferrato da
Massimo Adinolfi, sostenitore del «no gender», in un post su facebook,
rilanciato da Dagospia. Nella biografia ufficiale la neo-ministra, nata a
Bergamo nel 1949, sostiene di avere conseguito un «diploma di laurea»
in scienze sociali presso la Unsas di Milano (come si legge dal sito
personale).
Per Adinolfi, invece, avrebbe «ottenuto solo il
diploma alla Scuola per Assistenti sociali Unsas di Milano». Per una
ministra dell’Istruzione, questa è l’accusa, mentire sul titolo di
laurea sarebbe il colmo: «In qualsiasi paese del mondo dovrebbe
dimettersi seduta stante o essere costretta a farlo» sostiene Adinolfi.
Il
titolo di studio è stato conseguito nei primi anni Settanta, prima
dell’inizio della militanza di Fedeli nella Cgil. La neo-ministra ha
fatto sapere che, in quegli anni, il titolo effettivamente conseguito si
chiamava «diploma di laurea»: «Non si tratta di una laurea e non ha
nulla a che vedere con le lauree brevi di oggi» ha detto.
In
realtà un’incongruenza esiste tra il Cv pubblicato sul sito della
ministra e un altro Cv in formato pdf caricato sullo stesso sito e
accessibile con una ricerca google “valeria fedeli curriculum pdf”. Il
risultato è una pagina scaricabile qui. Questo è il risultato. Valeria
Fedeli sostiene di essere “laureata in servizi sociali” e precisa:
“attuale laurea in scienze sociali”. La contraddizione è evidente tra i
due Cv. Fedeli sostiene di essere diplomata.
Perché allora
scrivere nel secondo curriculum di essere laureata? Lo staff della
ministra sostiene che si tratta “solo di un infortunio lessicale su cui
ora qualcuno sta speculando”. Un’ingenuità che è diventata l’oggetto
dell’attacco degli oltranzisti no-gender,
Il secondo curriculum in pdf di Valeria Fedeli (da valeriafedeli.it)
Agli
attacchi sull’«educazione di genere» la ministra ha risposto che la sua
proposta di legge «non ha nulla contro la famiglia», ma riguarda i
diritti, la parità di genere e intende applicare le convenzioni
internazionali che attribuiscono alla scuola un ruolo educativo nella
lotta contro le discriminazioni e le violenze.
L’attacco a Valeria
Fedeli è un altro episodio di una battaglia iniziata con le unioni
civili. Le destre (e una parte del Pd) hanno costretto il governo Renzi a
stralciare la norma sulla «stepchild adoption». Ma non è bastato: «Ce
ne ricorderemo al referendum» ha detto Gandolfini che ha votato «No». Lo
scontro si è riverberato sull’educazione alle differenze nelle scuole.
Una battaglia sostenuta da un amplissimo arco di forze sociali che si è
organizzato in movimento e da tre anni organizza il meeting «Educare
alle differenze». Contro questo movimento per la laicità, la scuola
pubblica e le differenze, è dilagato il neo-fondamentalismo contro la
«teoria del gender». Le gerarchie Vaticane e di papa Francesco fomentano
queste posizioni intolleranti e falsificanti.
Resta da capire se
il governo Gentiloni, nel tempo breve o lungo che gli sarà concesso,
avrà la forza politica per istituire l’educazione alle differenze.
Fedeli è stata inoltre criticata nelle ultime ore per questa
dichiarazione televisiva: «Se vince il No al referendum, non si può che
prenderne atto e rimettere il mandato. Altrimenti dicono che siamo
attaccati alla poltrona». Ora, invece, si ritrova al governo.
«La
questione Lgbtqi è aperta su vari fronti: lotta alle discriminazioni
sessuali, legge su omofobia e transfobia – ha detto Mario Colamarino
(circolo Mario Mieli di Roma) – i decreti attuativi sulle Unioni civili.
Ci auguriamo che il governo intenda farsene carico». Per l’Arcigay «il
cambio a Palazzo Chigi non deve fare uscire dall’agenda politica
questioni prioritarie nel campo dei diritti civili e nel contrasto alle
discriminazioni».
*** Educare alle differenze: in movimento per i sentieri degli affetti
I sindacati alla nuova ministra: “Andare oltre la Buona Scuola”
Alla
neoministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, i sindacati della scuola
chiedono «una forte discontinuità rispetto alle scelte adottate fino ad
oggi e il superamento della «Buona Scuola», il cui fallimento è sotto
gli occhi di tutti» (Francesco Sinopoli, Flc-Cgil). «Speriamo in un
maggiore ascolto delle parti sociali» (Rino Di Meglio, Gilda). «Dalla
padella alla brace: non si è interessata di scuola se non per
condividere le esigenze liberiste sulla competitività aziendale» (Piero
Bernocchi, Cobas). Udu e studenti medi chiedono «dialogo» e «evitare il
collasso dell’istruzione».