venerdì 9 dicembre 2016

Corriere 9.12.16
Renzi
«Faccio quel che serve al Colle». E i renziani pensano a un partito
di Maria Teresa Meli

Il premier potrebbe accettare il bis per poi votare. E bloccherebbe Franceschini
ROMA Il leader è a Pontassieve (dovrebbe tornare a Roma oggi pomeriggio) e il Partito democratico si interroga sulle sue mosse future. Lo fanno anche i renziani che ieri erano particolarmente interessati a un sondaggio di Nicola Piepoli, secondo il quale un partito dell’ex premier avrebbe più consensi del Pd. È un’idea che stuzzica una fetta dei sostenitori del segretario. Per intendersi, quella che vede con maggior fastidio le manovre di Franceschini e compagni.
Il «capo», però, almeno per ora, continua a guardare dentro i confini del Pd, tant’è vero che sta già preparandosi al Congresso, che vorrebbe tenere «subito», per «rimettere le cose a posto» e poi «rilassarmi un annetto e prepararmi alla sfida delle prossime elezioni».
Ma potrebbe esserci un altro scenario nel futuro dell’ex premier, soprattutto dopo le dichiarazioni di ieri di Luigi Di Maio, il quale ha detto che pur di andare alle elezioni i Cinque stelle sarebbero disposti ad arrivare al voto con il governo Renzi. Già, si sta parlando della possibilità che il segretario del Pd resti in carica. In quel caso Franceschini dovrebbe accodarsi, anche perché, secondo Renzi, non ha comunque la maggioranza dei gruppi parlamentari, tanto più dopo che Orlando non ha accettato la sua proposta di fare asse per stringere in un angolo il segretario. «Conviene a tutti fare gioco di squadra, sopratutto a chi ora è ministro», commenta il leader con i suoi.
Ma quello della sua permanenza a Palazzo Chigi è uno scenario di cui al momento il segretario non vuole parlare. Eppure c’è. E anche Renzi sa che se Mattarella glielo chiedesse gli sarebbe difficile dire di no. Soprattutto nel caso in cui sia la Lega che i grillini facessero capire al capo dello Stato che sono favorevoli ad andare alle elezioni velocemente anche con questo governo: «Quello che serve a Mattarella — spiega infatti il leader ai suoi — io faccio. È l’abc della politica. In una situazione di crisi si aiuta il presidente della Repubblica, perciò da parte mia c’è la massima disponibilità».
Fino a un certo punto, naturalmente: «Bersani — ragiona con i collaboratori l’ex premier — dice che non bisogna andare al voto, ma allora devi fare un governo con Verdini. Bersani ci sta? Eppoi Denis a questo giro non si accontenterà di stare fuori dal governo. Chiederà un ministero. E io in questo cul de sac non mi ci voglio mettere. Non ci sto a farmi insultare da leghisti e grillini che ci accusano di avere una maggioranza non legittima, figlia di un parlamento illegittimo... In questo caso preferisco dire avanti il prossimo».
In molti ieri hanno cercato il segretario pd per avere la linea, ma lui ha ripetuto a tutti la stessa frase: «La politica non è più “renzicentrica”. Per cui aspettiamo quello che dicono gli altri e ascoltiamo Mattarella». Ma sono in pochi a credere che il leader non stia studiando una nuova mossa per «sparigliare ».