lunedì 5 dicembre 2016

Corriere 5.12.16
Il Pd è sotto choc: ora la resa dei conti
C'è un altro Pd che festeggia
Bersani: la mucca ora è un toro
E i suoi puntano al congresso
Ma Rosato: non si ricuce più
di Monica Guerzoni

ROMA «Aspettiamo di capire se è una mucca o un toro». Sono le 23 quando Pier Luigi Bersani, da Piacenza, pregusta una vittoria clamorosa, che lo tira fuori dall’isolamento e riapre i giochi nel Pd. «È un toro!», esulta a mezzanotte il leader della minoranza ricorrendo all’amata metafora zootecnica, felice di aver sventato il «governo del capo» e di aver fiutato il vento della protesta: l’ormai famosa «mucca del corridoio», che il leader del Pd non avrebbe visto in tempo.
Il plebiscito anti-Renzi è la rivincita dei rottamati come Bersani e D’Alema, è la riscossa di una sinistra dem decimata dalla campagna acquisti del premier e ora decisa a riprendersi il partito. La minoranza esulta e si prepara alla sfida del congresso. «Renzi ha preso un colpo vero — festeggia Roberto Speranza, riunito con Stumpo, Zoggia e altri parlamentari a casa di Epifani —. Non abbiamo chiesto le dimissioni, ma ha fatto una scelta che rispettiamo. Sosterremo lo sforzo di Mattarella».
Lontano dal Nazareno c’è un Pd che fa festa, mentre su, ai piani alti della sede del Pd, c’è chi piange e chi impreca. Facce livide, nervosismo che si taglia a fette. Sfumata la «rimonta bestiale» i dirigenti adesso hanno paura. E se davvero Matteo lasciasse la segreteria? Alle 23.15 Lorenzo Guerini trattiene l’emozione: «Martedì in direzione decideremo le iniziative politiche da assumere». La resa dei conti sarà inevitabile e sanguinosa. «Non si ricuce più». A Ettore Rosato bastano quattro parole per scavare il solco tra Renzi e la sinistra del partito, che si è «alleata» con Grillo, Salvini e Berlusconi per assestargli la spallata. «Temo che la scissione sia nelle cose e che i gruppi parlamentari si spaccheranno» prevede il presidente dei deputati. Ma i bersaniani a tutto pensano tranne che a lasciare il Pd. Il piano è riprendersi la «ditta» con la battaglia congressuale. «La scissione non esiste», taglia corto Stumpo. E Fornaro: «La crociata sotto le insegne del giglio magico si è trasformata in una devastante sconfitta del suo condottiero». E c’è anche, tra i vincitori, chi consiglia a Renzi di «non barricarsi al Pd come Nikita Krusciov». E un altro bersaniano dubita della tenuta dei renziani: «Non vedo Franceschini, Orlando, Martina o Delrio buttarsi nell’oceano dietro a Renzi...».
È l’una di notte quando Speranza, con un drappello di parlamentari, raggiunge Massimo D’Alema al Comitato del No. L’abbraccio con l’ex capo del governo sotto gli occhi di Miguel Gotor è un gesto simbolico, che annuncia la battaglia congressuale. «Io non cerco incarichi — assicura d’Alema —. Ma il risultato chiede al Pd una profonda svolta politica, dopo che il disegno neocentrista è stato battuto». La rottamazione è fallita? «Spero questa passione gli sia passata...».