domenica 4 dicembre 2016

Corriere 4.12.16
Le ultime schede in arrivo da Panama
Nel centro di Castelnuovo di Porto i 10 mila scrutatori preparano lo spoglio del voto estero
I sacchi con le buste sigillate sono stati aperti ieri e smistati
Oggi i voti finiranno nelle urne
di Fabrizio Caccia

CASTELNUOVO DI PORTO (Roma) C’è pure un plico che viene dalle Isole Cayman. Un altro da Panama. E uno, piccolissimo, addirittura da St. Maarten. Voti in arrivo dai paradisi fiscali. «Oh apri un po’, vedi che c’è dentro, non si sa mai, qualche banconota al posto delle schede...», scherza l’uomo del furgone bianco, mentre si fa aiutare dai funzionari della Corte d’Appello di Roma a scaricare i sacchi con i voti degli italiani all’estero.
Il suo è l’ultimo carico previsto. L’uomo del furgone, scortato dai carabinieri, ha guidato ieri sera dall’aeroporto di Fiumicino fino a qui, al centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto, luogo isolato (e sterminato) tra la Flaminia e la Tiberina, ai bordi dell’Autostrada del Sole, dove oggi si deciderà la battaglia del referendum costituzionale, se è vero che proprio il voto estero (3.995.042 sono gli aventi diritto, di cui 2.077.455 maschi e 1.917.587 femmine) viene considerato dagli esperti l’ago della bilancia che può far vincere il Sì o il No alla riforma.
Sempre qui, dal 2003, si sono scrutinati i voti degli italiani residenti oltre confine. «Ma questa volta è diverso — ammette a bassa voce una funzionaria dell’ufficio circoscrizione estero —. Mai prima d’ora era venuto l’Esercito alla vigilia a presidiare i seggi. E mai tanti giornalisti come voi a fare domande. C’è un’attenzione spasmodica. E soprattutto stavolta ci è venuto un input preciso direttamente dalla Corte d’Appello a sorvegliare i colli dall’inizio alla fine...». Già, perché da giorni va avanti la polemica sul rischio di brogli. E così oggi è annunciato pure l’arrivo di decine di «osservatori» del No e del Sì per assistere fisicamente allo spoglio. Quattro giganteschi padiglioni (su sei che ne conta la struttura) ospiteranno i 1.483 seggi previsti e si riempiranno, perciò, di quasi 10 mila persone, tra presidenti di seggio, segretari, scrutatori (quattro per ogni seggio), rappresentanti di lista eppoi centinaia di carabinieri e militari di guardia coi loro fucili d’assalto. Sarà in questa cittadella sperduta in mezzo alla campagna, dove fino a ieri si potevano incontrare solo i rifugiati africani del Cara (il centro d’accoglienza per richiedenti asilo), ospiti del padiglione numero 3, che andrà in scena la sfida di oggi. Sfida all’ultimo voto, tra mille verifiche e controlli da una parte e dall’altra, per assicurarsi davvero che a ogni certificato elettorale spedito da Miami come Johannesburg, Los Angeles come Chicago, corrisponda un nome sui libroni azzurri messi a disposizione dei presidenti di seggio, con gli elenchi degli aventi diritto dei cinque continenti.
I sacchi, di colore bianco, grigio, granata, tutti con la scritta «Corriere Diplomatico», sono stati già aperti ieri. I più grandi — quelli provenienti dalle metropoli — contenevano ciascuno centinaia di buste sigillate. Ogni busta, un voto. Tutte le buste sono state poi smistate ai seggi, a una media di 700 per seggio. Oggi, solennemente, i presidenti le deporranno nell’urna, dove resteranno chiuse fino alle 23. L’ora dello spoglio.