Avvenire 10.12.16
Intervista. Serracchiani: «Matteo sarà ancora il candidato premier»
intervista di Roberta D’Angelo
Dopo
Renzi, solo Renzi. Almeno per la segreteria del partito. Debora
Serracchiani, vicesegretario del Pd, non prende in considerazione
alternative. Anche perché il voto incombe: dopo la legge elettorale,
dice, si torna alle urne.
Sarà Renzi a traghettare il Paese verso le elezioni?
Il
Pd ha dato alla delegazione un mandato molto preciso. Siamo disponibili
a un governo sostenuto da tutti, per vedere se ci sono le condizioni
per fare la legge elettorale, o arrivare alla data della sentenza della
Consulta sull’Italicum. Non ci sono alternative.
Uno scenario improbabile.
Non vogliamo ripetere quello che è accaduto con il governo Monti, dove siamo rimasti solo noi per senso di responsabilità.
Però se il Pd è responsabile, la vicenda di Mps non vi suona come un richiamo?
Noi
ritenevamo che le riforme servissero al Paese e che avrebbero dato un
segnale a livello internazionale. Gli italiani non sono stati d’accordo e
Renzi ha fatto un passo indietro. Detto questo, se tutti concordano,
bene. Se no, non siamo noi a fuggire dal voto.
Ma comunque serve una legge elettorale. E le emergenze, come quella di Mps, non mancano. Il Pd che fa?
Ora
l’importante è lasciar lavorare il presidente Mattarella. Sarà lui a
trarre le conseguenze se dovrà nascere un governo istituzionale. Noi
dicevamo che il Sì avrebbe stabilizzato il Paese e lo avrebbe rafforzato
in Europa. Ora invito chi ci criticava a guardare cosa sta accadendo.
La mancata proroga imporrà al Paese la ricapitalizzazione pubblica. In
queste ore stiamo assistendo a un forte indebolimento dell’euro. Come
avevamo previsto. Alcune agenzie di rating propendono verso un outlook
negativo del Paese.
Se avesse vinto il Sì non sarebbe successo lo stesso?
Ha vinto il No e queste cose stanno accadendo.
Insomma, il Pd non si prende la responsabilità se nessuno prende in mano la situazione?
La
responsabilità deve essere di tutti. Oggi il padrone di M5S chiede un
intervento pubblico su Mps. E tocca finalmente con mano cosa significa
assumersi le responsabilità di governo. Quindi ora la palla è anche nel
loro campo. Servono decisioni, a partire dalle banche.
Il capo dello Stato potrebbe chiedere a voi di trovare una maggioranza.
Noi
siamo stati estremamente chiari. Gli italiani devono essere messi anche
di fronte alle decisioni assunte dagli altri. Chi grida 'al voto al
voto' se ne infischia di quello che sta succedendo nel Paese. Un governo
va fatto per forza. Il Pd non vuole un governo che arrivi al 2018. Ma
coprire le esigenze di un momento storico in cui serve la legge
elettorale.
Non tutto il Pd. Qualcuno che arriverebbe al 2018, tra voi, c’è.
C’è la massima condivisione dei vertici del Pd. La nostra posizione è una sola.
Le correnti del Pd si sono un po’ sfaldate. Farete sintesi dopo la crisi?
La
Direzione è convocata in maniera permanente. Il lunghissimo applauso
che ha accolto il segretario dimostra che il Pd c’è e ha una posizione
chiara. Anche se possono esserci posizioni diverse, come si è visto al
referendum. Ma il segretario è e resta Matteo Renzi.
La sinistra si attende il Congresso a gennaio. Non era stato deciso l’anticipo?
La
sinistra Pd voleva votare No e tenere il governo Renzi. Sicuro? La
guida del Pd non ha subito scossoni. Il Congresso ha una sua scadenza
naturale, ma con Renzi segretario sta affrontando le consultazioni. Le
priorità sono quelle del Paese. Può darsi che per qualcuno del Pd la
priorità fosse cambiare il governo. Ma il segretario, ripeto, resta
Renzi.
E se si va a votare? Renzi resta il candidato senza nuove primarie?
Io sono certa di sì, anche se ora è prematuro dire.
Il proporzionale imporrà alleanze: a chi guarderete?
Trovo
interessante l’appello della sinistra riformista e di governo di
Pisapia. Sicuramente con loro apriremo un dialogo. E sicuramente
guarderemo verso il centro. Speravo di mettere da parte la Prima
Repubblica, ma così non è stato.
Il ritorno dell’Ulivo?
Il Pd ha tratto in sé l’anima dell’Ulivo, che è stata un’esperienza straordinaria, legata a un particolare momento storico.