Repubblica Salute 29.11.16
Psicoanalisi.
Quel che resta di Freud
Il dottor Freud al tempo della Tac
Inconscio, transfert, Edipo interpretazione dei sogni
Serve ancora la psicoanalisi nell’era delle neuroscienze e degli psicofarmaci?
62 analisti rispondono 120 anni dopo il primo lavoro del maestro viennese
Cosa resta del maestro viennese nella cura delle patologie?
E scopriamo che farmaci e risonanze non sostituiscono il lettino
di Agnese Codignola
A
OLTRE 120 ANNI dal sogno di Irma che nel 1895 condusse Freud
all’interpretazione dell’onirico, la teoria dell’inconscio mostra i
segni dell’età. Al punto che, per qualcuno, appartiene al passato. Ma
per molti altri no. Per altri ha numerosi e gravi problemi, bisogno di
manutenzioni urgenti, ma ha essa stessa permeato la storia del pensiero e
le neuroscienze, mantenendo intatto il messaggio più importante: il
potere curativo della parola e la centralità della persona. In che modo?
Se lo è chiesto la rivista Psicoterapia e Scienze Umane, che a dicembre
festeggia i 50 anni, e che ha posto 12 domande a 62 tra i suoi
protagonisti assoluti tra i quali Otto Kernberg e Peter Fonagy, due tra i
più importanti analisti viventi, Nancy McWilliams, i cui testi sono
stati tradotti in moltissime lingue, Jessica Benjamin, femminista
radicale, Sophie Freud, figlia di Martin, uno dei sei figli di Sigmund,
Allen Frances, autore del manuale americano delle malattie mentali
Dsmiv; tra gli italiani: Massimo Recalcati, Luigi Zoja, David Meghnagi e
Vittorio Lingiardi (ci dà la sua risposta nell’articolo qui a fianco).
Ecco, in estrema sintesi.
Quale aspetto della psicoanalisi la colpisce di più?
Ciascuno
ha il suo totem: il ruolo dell’inconscio nel comportamento, il
transfert, il potere terapeutico dell’analisi, la relazione
paziente-analista, l’idea di difesa e di resistenza come meccanismi
cruciali delle reazioni e delle relazioni; o l’intero impianto.
Cosa pensa della proliferazione delle scuole?
Le
risposte si polarizzano; male assoluto per molti, perché frutto guasto
della mancanza di rigore scientifico, per altri sarebbe invece il segno
evidente della vitalità della psicanalisi, e l’unico modo per rispondere
alla complessità del mondo.
Che ne è di Edipo?
Quasi
nessuno osa demolire uno dei pilastri della psicoanalisi. Ma molti lo
sfrondano dell’eccessivo significato sessuale, mettendo in luce il ruolo
della relazione tra genitori e figli, destinato a influenzare tutta la
vita. Jerome Wakefield afferma che la comunità psicanalitica si dovrebbe
scusare per la fiducia eccessiva riposta in Edipo, e per l’uso
aggressivo delle sue interpretazioni.
Cosa resta della teoria del sogno?
I
sogni continuano a costituire una porta irrinunciabile verso
l’inconscio, sia pure non più esclusiva e con una lettura meno
spiccatamente sessuale. Ma vi è anche chi, come Frank Sulloway, ne
dichiara il tramonto, anche alla luce delle conoscenze neurobiologiche.
Come vede il rapporto tra teoria psicanalitica e ricerca empirica?
Una
parte respinge l’idea di sottoporre la disciplina alle forche caudine
delle sperimentazioni, poiché per definizione essa non sarebbe
misurabile. Ma molti ritengono che questa impostazione sia ciò che sta
portando la psicanalisi all’estinzione.
Che rapporto esiste tra psicanalisi e neuroscienze?
Alcune
conoscenze di base hanno confermato e ampliato intuizioni della
psicanalisi, così come hanno fatto tante esperienze cliniche: per questo
la contaminazione va sostenuta. Alcuni sottolineano la sostanziale
impermeabilità dei due mondi, per natura del tutto estranei l’uno
all’altro.
Come spiega la crescente marginalizzazione della psicanalisi?
Autoreferenzialità,
adesione fideistica alle idee di un maestro, costi e tempi eccessivi,
natura elitaria, rifiuto del confronto con l’accademia, proliferazione
di scuole, ma anche spinta della medicina (e dei sistemi assicurativi)
verso approcci farmacologici o metodi psicoterapeutici fast, enfasi
eccessiva per le neuroscienze. I più invece concordano sul fatto che la
crisi sia stata in gran parte autoindotta. Ma a tutti è chiara la
necessità di un ripensamento globale e drastico, se si vuole che la
psicanalisi continui a essere una professione di aiuto, e non diventi un
mero sistema filosofico e teorico.