martedì 29 novembre 2016

Repubblica Salute 29.11.16
L’opinione.
L’hanno data per morta e le ha fatto bene
L’incoscio, la famiglia, i meccanismi di difesa. Alcuni punti fermi della clinica. Che si rinnova
di Vittorio Lingiardi

IL TRAMONTO della psicoanalisi è stato annunciato più volte. Sentire i rintocchi della campana tutto sommato le ha fatto bene. Le ha fornito lo slancio necessario per uscire dall’autoreferenzialità di cui in passato ha molto sofferto. Da Freud a oggi, le teorie e le tecniche psicoanalitiche sono cambiate.
Tuttavia molti critici continuano a commettere l’errore di attaccare una versione arcaica della psicoanalisi, che gli stessi psicoanalisti considerano superata. Le ricerche sulle esperienze infantili (e in generale la clinica dei disturbi della personalità) hanno contribuito a mettere in discussione il primato dell’interpretazione come strumento trasformativo, lasciando spazio a interventi più legati alla sintonizzazione tra paziente e analista, alla qualità dell’ascolto, alla dimensione intersoggettiva. La psicoanalisi contemporanea si è allontanata dal modello originale basato su pulsioni e fantasie inconsce per rivalutare il ruolo dell’ambiente e delle esperienze traumatiche. I sogni non sono più solo materiale da decifrare e interpretare, ma narrazioni che ci aiutano a capire il funzionamento psichico. La relazione terapeutica è al centro della riflessione su cosa promuove il cambiamento.
La vita biologica del cervello, grazie al dialogo con le neuroscienze cognitive, non è più considerata in modo separato dalla vita psichica della mente. Per non parlare di quanto è cambiato il modo di guardare alle sessualità e alle identità di genere.
Se il cammino della psicoanalisi è fatto di trasformazioni continue, esistono punti fermi e fondativi. Per esempio: i problemi che le persone portano in terapia possono essere affrontati a partire da motivazioni e dinamiche implicite o inconsce; le relazioni primarie con chi ci ha accudito (o trascurato) hanno un ruolo cruciale nell’organizzazione della personalità e formano gran parte del nostro mondo, interno ed esterno, di relazioni; esistono funzioni psichiche, i meccanismi di difesa, che modificano o deformano la realtà per evitare stati affettivi e cognitivi spiacevoli e dolorosi.
Oggi il consumatore si orienta nel mercato delle psicoterapie alla ricerca, più che comprensibile, di interventi a efficacia immediata (ma spesso purtroppo illusoria). Questo spiega l’aumento della richiesta di terapie farmacologiche e il successo di approcci clinici veloci. Anche la psicoanalisi sta provando a sperimentarsi in forme nuove, adottando setting meno tradizionali e trattamenti brevi. Ma l’approccio analitico è per sua natura “controcorrente”: richiede tempo, fiducia, pazienza. E desiderio di una conoscenza profonda di sé e del senso della propria storia.
Anche per questo continuo ad amare i versi scritti dal poeta Wystan Hugh Auden in occasione della morte di Freud: «…Non fece altro che usare la memoria/come i vecchi e dire la verità come i bambini./...Se spesso sbagliava e a volte era assurdo/ per noi non è più una persona/ ormai, ma tutta un’atmosfera di opinione./In nome suo viviamo vite diverse».