martedì 1 novembre 2016

Repubblica Salute 1.11.16
La Tac vede i pensieri
di V. F.

Un uomo anziano è su un’ambulanza che lo trasporta dal reparto di Neurorianimazione all’Unità di Risonanza Magnetica. Dopo un leggero sussulto della vettura apre gli occhi.
Richiude gli occhi.
Poco dopo è sulla barella, in attesa di essere sistemato dentro la macchina della risonanza magnetica. Sappiamo dov’è fisicamente, qui fra noi, ma non sappiamo se è qui con noi. Dall’altra parte del vetro ci sono tre giovani ricercatori che hanno avuto un finanziamento dal ministero della Salute, per uno studio sul coma che permetta di predire il risveglio dei pazienti. Uno di loro, Gerardo Salvato, neuropsicologo, si avvicina al microfono e comunica con l’uomo: «Allora, ti chiediamo di non pensare a nulla, a liste della spesa, a impegni. Chiudi pure gli occhi e ci risentiamo tra dieci minuti». Dieci minuti dopo riaccende il microfono e chiede, «Come va, tutto bene? Allora adesso ti faremo fare un altro esperimento in cui sentirai delle triplette di note. Ti preghiamo di fare attenzione perché alla fine della scansione ti faremo delle domande a riguardo». Il file musicale s’intitola, “Sleep away”, di Bob Acri. «Stai andando benissimo, cerca di non muoverti troppo». Gli vengono infine fatte ascoltare delle coppie di frasi plausibili e non plausibili, che in persone sane attivano aree diverse del cervello. La Tac permetterà di scoprire se si attivano anche nell’uomo in coma, rivelando così uno stato di coscienza. Una coppia di frasi è questa, “Un aereo vola nel cielo” e “Un aereo vola nel mare”. Un uomo apre gli occhi e non vede.