la
sinistra immobile e la svolta della May
Sul
Washington Post del 24 ottobre Sheri Berman, docente di Scienze
politiche al Barnard College di New York, ha scritto che la sinistra
tradizionale europea sta morendo. Più esattamente il titolo suonava
così: Eu -rope’s traditional left is in a death spiral. Even if
you don’t like the left, this is a problem (“La sinistra europea
tradizionale è in una spirale di morte. Anche se non amate la
sinistra, questo è un problema”). Si può essere d’ac -cordo o
meno, ma il ragionamento merita attenzione. Berman dice che la crisi
economica, il disastro greco, la sfiducia verso le istituzioni
comunitarie hanno molte origini: per esempio il neoliberismo e la
scarsa credibilità dell’Europa. Ma il declino del centro-sinistra
in molti Paesi è certamente una delle cause di questa crisi. La
sinistra si sta consumando come una candela: i socialdemocratici
tedeschi sono al 20%, i laburisti britannici sono in una crisisenza
precedenti, i socialisti francesi sono al minimo storico nei
sondaggi. E persino i socialdemosocialdemocratici del Nord Europa
hanno subito pesanti batoste elettorali. La sinistra ha perso il
ruolo di stabilizzatore sociale che aveva svolto nel Dopoguerra,
quando fu il pilastro fondamentale che consentì di consolidare un
mercatoeconomico scosso dalla crisi del ’29 e dal conflitto che ne
seguì. Allora aveva una visione del mondo che le consentiva di
governare una società in trasformazione. Poteva tenere sotto
controllo le spinte centrifughe di un capitalismo rampante e di una
classe di lavoratori in cerca di benessere. Sapeva tenere insieme le
esigenze della crescita economica, l’efficienza della democrazia e
la stabilità sociale. Dopo il crollo del 2008, sostiene Berman,
questa capacità sembra essersi esaurita. Da allora il
centro-sinistrasembra incapace di fornire nuove idee per promuovere
l’economia senza compromettere il benessere dei cittadini comuni di
fronte agli squilibri del libero mercato. È una difficoltà che ha
le sue radici nei decenni precedenti, quando il mondo globalizzato ha
impostoal fronte progressista di coniugare i tradizionali principi di
solidarietà sociale nei confronti delle classi sociali meno abbienti
con le idee emergenti del multiculturalismo che si sono imposte
comeeffetto naturale dellegrandi migrazioni. Secondo Berman la crisi
cominciò allora, in assenza di una sintesi che consentisse di tenere
insieme i diversi gruppi sociali e le diverse culture; equesto ha
portato a una frammentazione che ha indebolito la sinistra in tutta
Europa. Questo declino ha lasciato spazio a forze alternative, che
spesso si ispirano alla destra che vorrebbe risolvere la crisi
tagliando il welfare, o addirittura alla destra xenofoba, che
individua negli immigrati il nemico da combattere e nell’autarchia
la soluzione ai problemi della globalizzazione. La terza opzione –
quella di Corbyn in Gran Bretagna, di Syriza in Grecia, di Podemos in
Spagna –è in grado di mobilitare molti scontenti ma, dice Berman,
incapace di fornire soluzioni adeguate. Tutto ciò ha portato larghi
strati di popolazione, un tempo legati alla sinistra, a spostarsi
verso la destrapopulista. È accaduto nel Regno Unito nel corso
dell’ultimo referendum sulla Brexit e anche negli Stati Uniti, dove
larga parte dei lavoratori bianchi sembra orientarsi su Donald Trump.
È istruttivo, da questo punto di vista, quello che ancora sta
accadendo in Gran Bretagna. Negli ultimi anni l’evoluzione
dell’economia digitale ha cambiato iconnotati di milioni di posti
di lavoro trasformandoli in occupazioni precarie e mal pagate. È
quella che negli Stati Uniti è stata battezzata Gig Economy,
l’economia dei lavoretti(a cui dedichiamo la copertina e gli
articoli alle pagine 10-12), dove a guadagnare sono gli azionisti di
poche grandi piattaforme tecnologiche (come Uber) mentre a lavorare,
per pochi soldi e senza garanzia,sono milioni di giovani sottopagati.
In altri tempi ci si sarebbe aspettato che la sinistra avesse preso
la guida di un movimento di protesta contro una modernità che sta
peggiorando le condizioni di vita dei cittadini. Invece niente di
tutto questo è accaduto.Ascendere incampoè stato invece il neo
primo ministro britannico, la conservatrice Theresa May. In un
discorso che moltihanno consideratostorico, alcuni giorni fa la May
ha detto che i diritti tradizionali dei lavoratori vanno estesi a
quelli della cosiddetta Gig Economy, sostenendo che è necessario
adattare le vecchie regole al mondo del lavoro che cambia,
riferendosi esplicitamente ad aziende come UbereDeliveroo.
Ehaaffermato che è necessario aumentare la sicurezzaei diritti del
lavoratori «percostruire un Paese chefunzioni per tutti, non solo
per pochi privilegiati», «mantenendo la flessibilità del lavoro ma
garantendo la sicurezza e i diritti dei lavoratori», forse anche
imponendo un loro ingresso nei board aziendali. Sono chiacchiere,
certo, ma forse varrebbe la pena rifletterci.