Repubblica Roma 29.11.16
Dal Campidoglio attacco al premier “Con la riforma deriva autoritaria”
Da Raggi doppio fronte col Vaticano e col governo Sostiene la mozione M5S e chiede il patto per Roma
di Gio. Vi.
SOTTO
attacco. Assediata. Nel mirino dei “poteri forti”: tutti schierati
contro di lei. Il Vaticano, che non l’ha invitata alla cerimonia per il
Giubileo appena concluso. Il governo che non perde occasione per darle
addosso, con il premier Renzi ieri tornato a chiederle «quando comincerà
a fare il sindaco di Roma». Persino l’Anac di Raffaele Cantone, nel
quale credeva di aver trovato una sponda, che apre un’indagine sul
fedelissimo Raffaele Marra. Mentre dalla Procura continuano ad arrivare
voci di inchieste.
Virginia Raggi, in piena sindrome da
accerchiamento, prova a reagire. In mattinata convoca una conferenza
stampa per lanciare il suo «storico piano di raccolta rifiuti e pulizia
della città» accanto all’inseparabile assessora Paola Muraro. Nel
pomeriggio stringe i bulloni in vista dell’appuntamento di oggi in
assemblea capitolina, dove il M5S presenterà una mozione che impegna il
Campidoglio a dire no alla riforma costituzionale. Una battaglia, almeno
questa, che la prima cittadina intende vincere: per provare a tutti, in
particolare a Beppe Grillo, che le carte le dà ancora lei. Farla fuori,
come pure molti big pentastellati vorrebbero, non sarà un gioco facile.
Un ordine del giorno per rilanciare la sua immagine appannata. E perciò
scritto con parole e toni durissimi: «Le riforme del sistema elettorale
e del Senato andranno a ledere profondamente i diritti costituzionali
dei cittadini», si legge nel testo. Il loro «combinato disposto offrirà
un potere praticamente assoluto al partito o alla lista che, con il solo
40% dei voti, conquisterà il 55% dei seggi alla Camera dei deputati» e
«comprimerà ulteriormente il diritto alla “sovranità popolare” dei
cittadini, modificando e mortificando gli istituti costituzionali di
democrazia diretta ». Tutto il frasario utilizzato dal M5S condensato in
due paginette non prive di errori marchiani. Chiuse esprimendo
«fortissimo allarme per la deriva autoritaria in atto». Da arginare
impegnando la sindaca «a farsi promotrice della volontà espressa dal
consiglio comunale» presso i vertici delle istituzioni nazionali.
Un
atto di guerra. Che troverà le opposizioni sulle barricate. Soprattutto
il Pd: «Ma è mai possibile che l’ Aula Giulio Cesare debba essere
ostaggio della propaganda dei 5S?», tuona la capogruppo Michela Di
Biase. «Invece di occuparsi della città, che è in una situazione di
profondo abbandono, la sindaca Raggi fa i compiti a casa che le vengono
dati dalla Casaleggio e associati».Con Orfini a rincarare: «Quell’aula
rappresenta la città. E invece con disprezzo delle istituzioni verrà
trasformata in una piazza elettorale. Mentre Roma è ferma. Questi sono i
presunti rivoluzionari grillini: incapaci che con arroganza occupano le
istituzioni. Come ha fatto solo la destra peggiore».
Un fuoco di
fila al quale ieri si è aggiunto pure il premier Renzi. Prima
dichiarando che c’è «disponibilità totale a lavorare con il Comune di
Roma purché il Comune di Roma abbia voglia di lavorare con noi», ha
risposto il capo del governo a chi gli chiedeva notizie sul patto per
Roma. Poi ha attaccato: «Ci sono state fatte proposte da altre
amministrazioni, seppur di carattere politico opposto, come la Regione
Lombardia o il Comune di Napoli e abbiamo firmato dei patti, come è
sacrosanto che sia. Quando l’amministrazione capitolina sarà pronta a
discutere nel merito, noi siamo qui, ma è chiaro che il patto non può
contenere i soldi delle Olimpiadi, come ho letto da qualche parte,
perché quei soldi il Cio li dava solo in caso di Giochi a Roma e invece
andranno a Los Angeles o chissà dove». Tanto più che «il Campidoglio non
ci ha fatto ancora avere nemmeno le richieste per la firma del patto »,
ha aggiunto Renzi in serata. «Meno male che c’è Zingaretti che ha preso
800 milioni per Roma e che darà all’amministrazione comunale». Perché
«i romani non si chiedono quando la sindaca Raggi comincerà a fare la
senatrice», ha affondato il premier, «ma quando comincerà a fare la
sindaca di Roma». (gio.vi.)