Repubblica Cult 20.11.16
Se lo scienziato è filosofo o viaggiatore
di Piergiorgio Odifreddi
La
scorsa settimana, nel disinteresse generale dell’epoca distratta in cui
viviamo, sono caduti due anniversari importanti. Il primo era il
tricentenario della morte di Gottfried Leibniz, avvenuta il 14 novembre
1716. Eppure avremmo tutti dovuto onorare l’ingegno straordinario di un
uomo che lasciò in eredità al mondo, oltre a un paio di dimenticabili
opere filosofiche, una realizzazione e un sogno. La realizzazione,
condivisa con Newton, fu il calcolo integrale, senza il quale la scienza
moderna non esisterebbe. Il sogno fu la formalizzazione del linguaggio e
della logica, che nelle mani di gente come Russell, Gödel e Turing ha
permesso la realizzazione dei calcolatori.
La seconda ricorrenza è
stata il duecentocinquantesimo anniversario della partenza di Louis
Antoine de Bouganville per il suo viaggio di circumnavigazione del
globo, avvenuta il 15 novembre 1766. Prima di diventare un viaggiatore,
Bouganville era stato anch’egli un matematico, e scrisse un saggio sul
calcolo integrale che gli aprì le porte della Royal Society. Ma divenne
celebre per il Viaggio attorno al mondo, nel quale raccontò le sue
osservazioni: in particolare, descrivendo Tahiti come un’isola felice,
abitata dai “buoni selvaggi” che ispirarono a Rousseau l’omonimo mito.
Deponiamo idealmente sulle tombe dei due grand’uomini una bouganvillea,
che prende il nome da uno di essi.