Repubblica 8.11.16
Fareed Zakaria
“Se Trump vince la democrazia sarà più fragile”
Il giornalista: “A rischio la libera stampa e le minoranze religiose”
intervista di Federico Rampini
«Non
ci libereremo di Donald Trump nemmeno se perde. E la destra non sarà
più la stessa». Intervisto Fareed Zakaria, commentatore di geopolitica
per Cnn e Washington Post, autore di un libro preveggente (2003) sulle
“Democrazie illiberali”.
Ci sono differenze fra Trump e i populismi europei?
«Poche.
In passato la politica americana e quella europea seguivano logiche
diverse, oggi molto meno. Da Berlusconi in poi, gli ingredienti del
trumpismo li avete tutti in Europa. Un’ondata di nazionalismi di destra
invade l’intero Occidente. Più ancora delle spiegazioni economiche –
l’impatto della globalizzazione su alcuni ceti sociali – contano quelle
culturali: la reazione nei confronti dell’immigrazione».
Il suo
saggio sulle democrazie illiberali è stato premonitore, a un’epoca in
cui applicavamo quella definizione alla Russia o alla Turchia, che
cercavano nelle urne una legittimazione dell’autoritarismo. Oggi esiste
il rischio che Trump, se vince, attacchi i fondamenti della
liberal-democrazia come lo Stato di diritto, la libertà di stampa, la
tutela delle minoranze?
«È quasi una certezza. Noi tendiamo ad
avere questa visione della democrazia in Occidente come di un sistema
solido, capace di sopravvivere alle offensive. È una visione a-storica.
Le liberal- democrazie sono giovani. Quella americana, una delle più
antiche, ha una tradizione costituzionale che tuttavia non impedì degli
episodi gravi: dall’oppressione delle minoranze razziali nel Sud, alla
caccia alle streghe durante il maccartismo. Trump se vince farà quel che
ha promesso: cercherà di limitare la stampa, opprimerà le minoranze
religiose. Il vero interrogativo è se la democrazia americana
riuscirebbe a risollevarsi. Le democrazie sono fragili, possono
sfasciarsi, basti ricordare l’Europa degli anni Trenta».
Trump-Putin: deve spaventarci questo asse?
«Nessuno
capisce veramente cosa ci sia dietro. Trump non sa nulla di politica
estera, finora si è fatto guidare da un solo criterio: su ogni tema
cambia opinione inseguendo ciò che è popolare o impopolare in quel
momento. L’unico elemento di coerenza e di persistenza è il suo
atteggiamento filo-russo. La spiegazione bonaria è l’attrazione verso il
modello dell’Uomo Forte. Di certo c’è qualcosa di strano nella sua
fissazione su Putin. Mi chiedo se non ci siano altre connessioni tra i
due».
La destra sarà trasformata dal ciclone
Trump, anche se lui perde?
«Il
partito repubblicano non potrà più tornare ad essere quello di prima.
Trump ha messo a nudo una spaccatura fra l’élite e la base. L’élite è
legata a un credo neoliberista ed economicamente conservatore, dal
libero scambio ai tagli al Welfare, la base non ne vuole sapere. Il
messaggio di Trump che l’ha conquistata è questo: la vostra vita è dura,
la colpa è di cinesi e messicani. Dopo avere fatto presa con un
messaggio valoriale di questo genere, non puoi rimettere il genio dentro
la bottiglia».
Otto anni di Obama hanno “generato” questo mostro?
«Il
legame è diretto. L’elezione del primo afro-americano non poteva essere
indolore. Nella storia dell’America il periodo dello schiavismo è più
lungo dell’era post-schiavismo. Un evento storico come la vittoria di
Obama ha scatenato una reazione. Trump ha saputo giocarsela fin
dall’inizio quando cominciò a cavalcare il movimento “birther”
sostenendo la menzogna di Obama nato all’estero e ineleggibile. Era un
modo per negare la legittimità di un nero come capo della nazione”.
Anche se vince Hillary i democratici dovranno fare un bilancio autocritico, per avere lasciato così ampi spazi a Trump.
«La
ripresa economica è stata in parte debole, in parte mal distribuita nei
suoi benefici. È una conseguenza di trend di lungo periodo: da
vent’anni la globalizzazione impoverisce molti lavoratori. È la chiave
del voto degli operai bianchi per Donald Trump».
La guerriglia si prolungherà anche in caso di vittoria di Hillary, con tentativi di impeachment, inchieste parlamentari?
«Dipenderà
dalla misura della vittoria. Se almeno il Senato torna ai democratici
può darsi che il partito repubblicano diventi un po’ meno ostruzionista,
se la vittoria è di stretta misura invece continuerà un’opposizione
intransigente. Di certo si aprirà una guerra intestina fra repubblicani.
Trump non si farà da parte. Nella base ha conquistato un seguito
enorme, e molto leale».