Repubblica 7.11.16
Des Moines. Tra gli operai dell’Iowa portati al voto da Trump in nome della paura
È proprio in questa fascia d’America poco istruita e impoverita che The Donald gioca le sue carte per battere Clinton
Sui social media cresce l’appello ad andare ai seggi armati, con pistole e fucili nascosti. Qui la legge lo permette
di Raffaella Menichini
DES
MOINES. La fotografia dell’America spaccata in due è una strada lunga e
dritta che da Des Moines porta a Sioux City. Lasci la città ed è subito
un susseguirsi di fattorie e piccole case con i giardini ben curati,
disseminati di cartelli per Donald Trump e bandiere a stelle e strisce. A
Sioux City, dove ieri il tycon ha infiammato la folla, la fila per
vederlo era cominciata alle 3 del mattino. Folla all’80% bianca, mamme e
bambini in maglietta rossa con sopra un fucile e la scritta: “Make
America safe again”, una variante sullo slogan di Trump più virata sulla
“sicurezza” che qui vuol dire armi ma anche — prima di tutto — lavoro. E
poi cartelli antiaborto (“mamma avrebbe potuto morire, ha scelto la
vita, ha scelto me”) e magliette con l’elenco degli “scandali” di
Hillary o l’autoironico: “Volgari e disprezzabili per Trump”. A Sioux
City sono in parata tutti i maggiorenti del Gop dell’Iowa, dal
governatore Terry Brandstad alla prima (e unica) donna eletta dall’Iowa
al Congresso, Joni Ernst: «Dobbiamo riparare all’errore del 2004-2008
con Obama, l’Iowa riporterà un repubblicano alla Casa Bianca». Prima
ancora che Trump arrivi, la sala risuona di un «Usa, Usa» ritmato e
assordante.
Il fortino di Hillary Clinton è qui, una striscia blu
sulla cartina d’America: il Midwest operaio, colpito dalla crisi
dell’industria manufatturiera, rischia di voltarle le spalle. E così
nelle ultime ore di questa selvaggia campagna il gotha democratico si
precipita in Michigan (oggi arrivano nell’ex patria dell’auto sia Obama
che Bill e Hillary Clinton). Mentre Donald Trump ha dedicato l’ultima
domenica a un tour de force tra l’Iowa — con un comizio nella sperduta
Sioux City — il Minnesota, la Pennsylvania, per finire a sera tardi in
Virginia. In agenda ha ancora il Wisconsin, e il Michigan. Un
comportamento “erratico”, ironizzano i manager della campagna di
Clinton. Ma è significativo che gli ultimi sforzi da entrambe le parti
si stiano polarizzando in questa parte del Paese. «Hillary si precipita
in Michigan, ma cosa ci va a fare? Dovrebbe andare a casa a riposarsi —
l’ha schernita Trump a Denver — Il Michigan non è mai stato a rischio,
ma ora lo è perché tutte le auto che si facevano lì ora si fanno in
Messico».
È dagli anni 80 che dal Michigan al Wisconsin, al
Minnesota, si vota per un presidente democratico. Ma ora quel blu
comincia a impallidire, così come è scomparso come simbolo
dell’industria che trainava qui l’economia e la sopravvivenza di milioni
di famiglie: i colletti blu, gli operai, si sentono abbandonati dal
sindacato e il partito democratico è diventato sinonimo di corruzione e
di elitarismo a Washington. «Avremmo voluto Bernie Sanders a
rappresentarci, ma ora l’alternativa è non votare o, per molti, mandare
tutto all’aria e scegliere Trump», ci dice a Minneapolis Rose Heim,
piccola imprenditrice. In casa sua, a Kelliher nel nord del Minnesota
terra di cacciatori, non si può più parlare di politica. «Il livello di
aggressività anche nelle famiglie è diventato insopportabile,
semplicemente evitiamo di parlarne».
La fascinazione per Trump in
uno Stato come l’Iowa ha molte facce: l’industria che chiude, il diritto
a portare le armi, l’aborto, la paura degli immigrati latini. Tutte
“emergenze” per questo Stato tradizionalmente “swing”. Gli ultimi
sondaggi danno Trump in vantaggio qui di ben 7 punti (46% a 39%), anche
se il voto anticipato è tutto in favore dei democratici. I dem lo danno
per perduto, e secondo i calcoli degli analisti Trump non può non
vincere l’Iowa: è la sua “porta stretta” per arrivare alla fatidica
soglia dei 270 voti elettorali che lo porterebbero alla Casa Bianca.
In
Iowa la spaccatura profonda che sta attraversando l’America è
palpabile. Molto ha a che fare con il livello di istruzione. Se Trump
può sperare di vincere l’Ohio o l’Iowa è perché il 72% della popolazione
bianca adulta in questi Stati non ha una laurea. E il tycoon sembra
destinato a portare alle urne proprio questa fetta di americani,
normalmente inclini all’astensione.
Il gioco di Trump sulle paure e
le ansie ha delle basi concrete. Il nemico si chiama Nafta, e ogni
accordo di libero scambio in vista — di cui Clinton sarebbe (secondo la
vulgata di Trump) sostenitrice.
In Iowa c’erano un quarto dei
posti di lavoro dell’industria manufatturiera del Paese. Negli anni
Duemila la catena delle ristrutturazioni è stata ininterrotta: Nel 2006,
qui ha chiuso la Maytag (4000 posti di lavoro), poi nel 2011 è stata la
volta dell’Electrolux (800 operai a casa), e infine l’antica fabbrica
di bottoni Lansing, quest’anno, per citare solo le più grandi. Eppure la
lista delle offerte di lavoro nel settore continua a crescere. Ma sono
lavori iperspecializzati, nella robotica e nell’automazione — i settori
che stanno cacciando gli operai fuori dal processo produttivo. La
formazione, anche in questo caso, è la chiave. E l’ansia del maschio
bianco adulto ha volti e storie in queste famiglie operaie.
Le
cittadine dell’Iowa rurale si spopolano, e l’unica forza demografica
trainante sono i latinos. È anche la paura di questi nuovi arrivi —
irrazionale, perché stanno salvando l’economia — a spingere la ruota di
Trump in Iowa. E poi c’è il mito del secondo emendamento, il diritto a
portare le armi, molto sentito in Stati di cacciatori come l’Iowa o il
Minnesota. Sui social media in queste ore sta crescendo una preoccupante
ondata di appelli ad andare al seggio armati, seppur con le armi
“nascoste” — come permette la legge qui. Trump del resto continua a
gridare alle elezioni “truccate” e al pericolo di intimidazioni ai
seggi.