Repubblica 6.11.16
Renzi scongiuri il rischio di un Trump italiano
Ma un grillino alla guida dell’Italia possiamo immaginare come si comporterebbe nel nostro Paese, in Europa e nel mondo?
di Eugenio Scalfari
OGNI
PAESE ha i suoi guai, ma quello di Donald Trump è un guaio mortale,
soprattutto per l’Occidente. Mentre scrivo i sondaggi sono oscillanti,
siamo appena a due giorni dalle elezioni americane e i due candidati
sono testa a testa, alcuni sondaggisti danno come vincente Hillary ma
con un distacco di pochissimi punti da Trump. Tutto può quindi accadere
perché gli indecisi sono molti e possono cambiare opinione fino alle
ultime ore che li dividono dalle urne. Una delle carte vincenti per
Hillary è l’impegno che Barack Obama ha messo da tempo e in particolare
per la Clinton. Se Hillary ce la farà, la sua politica sociale,
economica, internazionale sarà una sorta di prosecuzione di quella del
suo predecessore. Certo non ha lo smalto di Obama ma sarà pur sempre la
prima donna alla Casa Bianca e questa è una non trascurabile novità.
L’America
di Trump sarà non tanto conservatrice; di Amministrazioni conservatrici
ce ne sono state alcune di grande rispetto, ma quella di Mister Donald è
quasi una rivoluzione: è xenofoba, antidemocratica, militarista,
alleata di tutte le autocrazie esistenti nel mondo, alleata di Putin,
vista con simpatia dalla Cina, dalla Turchia e da tutti quei movimenti
populistici che da questa alleanza escono rafforzati e più che mai
contro l’Europa e contro la moneta unica.
Insomma una situazione catastrofica nelle mani di un personaggio politicamente impreparato e razzista.
IN
ITALIA, secondo le rilevazioni d’una agenzia specializzata in questo
tipo di ricerche, il 21 per cento, cioè un quinto dei nostri elettori,
si è dichiarato in favore di Trump e non è certo una cifra da poco.
Berlusconi è contro, ma Salvini no e questo dovrebbe costituire
un’incompatibilità all’alleanza elettorale tra quei due partiti. Altri
simpatizzanti per Trump ci sono in Egitto, negli Emirati del Golfo e in
Turchia. Trump è insomma una mina vagante che l’America rischia di
regalare al mondo intero oltre che a se stessa. *** Il secondo tema è
invece positivo: la Corte di giustizia di Londra ha dichiarato
illegittimo il referendum che ha approvato l’uscita della Gran Bretagna
dall’Europa, il cosiddetto Brexit, senza il voto del Parlamento, Camera
dei lord compresa. Tutt’al più si tratterebbe di un referendum
consultivo secondo la Corte, ma privo di poteri decisionali. Perciò,
dice con apposita sentenza la Corte, occorre che il Parlamento sia
immediatamente convocato per un voto decisionale a meno che sia proposto
un appello alla Corte di Giustizia Suprema, il cui giudizio sarebbe
risolutivo. Nel frattempo la sterlina è balzata in alto dell’ 1,7 per
cento nei confronti del dollaro e un vento di ottimismo si è
immediatamente diffuso nel Parlamento europeo e in tutte le istituzioni
dell’Ue. Ma sarà favorevole se appellata, la Corte Suprema inglese?
In
attesa fioriscono altre possibili soluzioni a favore di chi è contro il
Brexit. Per esempio c’è chi teorizza che una discussione del referendum
sia soggetta al beneplacito della regina Elisabetta, senza il quale il
referendum sarebbe invalido. La Corona, in una materia che incide sulla
politica estera e su quella della Difesa, ha l’appannaggio che in un
caso del genere potrebbe perfino sciogliere il Parlamento e indire nuove
elezioni. La Corona cioè avrebbe un proprio potere autonomo rispetto ad
un referendum che incide sulla sovranità della Monarchia.
Nel
mondo finanziario europeo questa decisione sta producendo effetti
positivi tra gli investitori; l’eventuale rientro del Regno Unito
nell’Ue, sarebbe un evento con un’influenza positiva politica ed
economica. Si spera comunque che la decisione finale avvenga con la
massima possibile velocità. E se lo augurano soprattutto la Germania e
l’Italia per ragioni diverse ma convergenti. *** Ed ora siamo all’Italia
e a Matteo Renzi. Anche lui e quindi noi tutti, contrari o favorevoli o
oggettivamente neutrali, deve affrontare una serie di difficoltà la
prima delle quali è il terremoto. Non è soltanto un’emergenza e non
riguarda soltanto una parte dell’Italia centrale che ne è stata colpita
in questi ultimi due mesi. Il terremoto riguarda l’Italia intera, dalla
Sicilia fino all’Emilia e al Friuli ed ha un nome: ricostruzione
antisismica ovunque. Affrontare l’emergenza è una necessità immediata
sapendo però che serve la ricostruzione antisismica che deve
accompagnarla e proseguire ad emergenza temporaneamente passata. Si
tratta di stanziare decine e decine di miliardi e di promuovere una
politica economica keynesiana alla quale anche l’Europa deve contribuire
sia con proprie risorse destinate alle aree depresse e colpite da un
sisma che si ripeterà di continuo e sia consentendo all’Italia quella
politica keynesiana che è inevitabilmente fondata sul debito.
C’è
un aspetto positivo in quella politica: la creazione di posti di lavoro
direttamente da parte dello Stato e di enti pubblici ma anche da parte
di imprese private con appalti sorvegliati che impediscano eventuali
reati di corruzione come spesso è avvenuto.
Ed ora una seconda
difficoltà che è invece tutta politica e riguarda il No e il Sì al
referendum del 4 dicembre prossimo. Non ha certo il peso delle elezioni
americane né del Brexit, ma in qualche modo riguarda la sopravvivenza
politica di Renzi se il No avrà la maggioranza oppure il suo
rafforzamento e quello del suo governo se vincerà il Sì con
ripercussioni non trascurabili sulla stessa Europa.
Il comitato
dei Cinque che lo stesso Renzi ha nominato affinché studi un progetto di
cambiamento della legge elettorale vigente ha terminato i suoi lavori e
stilato una proposta che Renzi ha fatto propria. Il progetto del
comitato, a quanto sappiamo, propone l’abolizione del ballottaggio,
l’abolizione delle preferenze, il voto popolare in collegi
sufficientemente ampi con alleanze e quindi apparentamenti omologhi in
tutto il Paese.
Si tratta d’una proposta perfetta, elaborata dai
Cinque rappresentativi del vertice del Pd e in particolare da Gianni
Cuperlo, rappresentativo dei dissidenti che vogliono tuttavia lavorare
lealmente al rafforzamento d’un partito di centrosinistra moderno e
democratico, senza alcun rischio di autoritarismo.
Ci auguriamo
che Renzi annunci questo progetto pubblicamente anche in Parlamento
avvertendo che dovrà essere a suo tempo approvato formalmente dalla
direzione del Pd. Insomma un annuncio decisamente personale, ma in
realtà essenziale per chi dirige partito e governo e punta a un Pd
compatto salvo qualche eventuale e personale eccezione. *** Il vero e
terribile avversario di Renzi e della sua politica in Italia e in Europa
è il Movimento 5 Stelle. Con la legge elettorale attuale i grillini (
che non amano sentirsi chiamati così) avrebbero la quasi certezza di
vincere al ballottaggio ed anche di essere decisivi per la vittoria del
No referendario. Il Movimento 5 Stelle non ha certo la forza esplosiva
di un Donald Trump, soprattutto perché l’Italia non è l’America. Ma un
grillino alla guida dell’Italia possiamo immaginare come si
comporterebbe nel nostro Paese, in Europa e in tutti i Paesi
extraeuropei, cioè nel mondo intero? A due mesi dalle elezioni a sindaca
di Roma abbiamo visto che cosa ha fatto la Raggi: nulla, non ha fatto
nulla salvo aver disdetto le olimpiadi ed avere anche sospeso la
costruzione di un settore essenziale della metropolitana. Forse quelle
sospensioni avevano qualche giustificazione ma la vera ragione è che se
avesse accettato le olimpiadi la Raggi non era in grado di iniziare da
subito le opere preliminari e di programmare poi gli impianti necessari
ai vari sport olimpici. Questo è accaduto alla sindaca di Roma con il
sostegno di tutti i cinquestellati. Rispetto a questo esempio su scala
nazionale e internazionale è immaginabile quale sarebbe la fine
dell’Italia. In queste condizioni e in queste prospettive Renzi ha non
solo la facoltà ma l’obbligo di fare proprie le conclusioni del comitato
da lui nominato. Non ci sono alternative. Non si può correre il rischio
di causare la trasformazione d’un teatro dell’Opera in un teatro di
burattini con un burattinaio ventriloquo che li muove con i fili e gli
presta la voce.