sabato 5 novembre 2016

Repubblica 5.11.16
Francesco Rutelli
“Fermare tutto per paura dei ladri? Ma così è la fine”
“Nel 2000 facemmo ottocento opere senza un avviso di garanzia né un morto sul lavoro”
intervista di di Giovanna Casadio

ROMA. «Sulla metro C si veda se ci sono scorrettezze, si valuti dal punto di vista economico, ma una cosa è certa: una metropolitana non può finire contro un muro, sotto il Colosseo. Sarebbe l’unico caso al mondo… deve attraversare il centro e portare i passeggeri a San Pietro e oltre». Francesco Rutelli, il sindaco delle grandi opere di Roma, eletto dopo gli anni di Tangentopoli quando era un Verde, militante Radicale, ha un consiglio per Virginia Raggi: «È la sindaca di Roma, di una capitale bellissima di oltre 4 milioni di abitanti, che deve costantemente trasformarsi.
Una città è come una lingua, se non si trasforma, muore. L’idea per cui è meglio non fare niente per evitare sprechi e corruzione, significa scendere ogni giorno più in basso nella qualità della vita dei romani» Rutelli, a Roma come si fa, crescono sprechi e corruzione. I cittadini prima di tutto hanno ragione di essere esasperati?
«Mi è stato raccontato un aneddoto. Alcuni operai vanno a riparare una buca in piazza Risorgimento. Si affaccia un uomo alla finestra: “Tie’, magnatevi anche questa”, grida. Il riflesso è che tutti “magnano”, pure quando si aggiustano le strade. La sfiducia la fa da padrona, ma non ci si può rassegnare».
La linea C della metropolitano l’ha avviata lei?
«Era nei progetti. In una capitale che è al pari di Berlino e Parigi, ci vogliono almeno 3 metro, le tranvie e le ferrovie metropolitane. La C è la più importante perché deve servire i grandi quartieri popolari orientali. La mia giunta fece la progettazione preliminare, trovammo i primi soldi poi fu avviata dalla giunta Veltroni».
La metro C costa il doppio di quella di Parigi, lo sa? Non è ammissibile tanto spreco di denaro pubblico.
«Se c’è spreco si accerta facilmente con l’Anac di Cantone. Segnalo che noi, Roma, l’Italia siamo un territorio unico: fragile e denso di storia e reperti archeologici. Mettiamolo nel conto».
Roma è sotto botta dell’inchiesta Mafia Capitale.
«Facciamo chiarezza. Le spese vanno divise in correnti, spese per la manutenzione, per gli investimenti. Sulle spese correnti è prosperata Mafia capitale, si è diffusa una corruzione, in particolare sulle proroghe - e non sulle gare - e sulle cosiddette urgenze, su cui si è fatto carne di porco. La manutenzione è ferma» E gli investimenti?
«Una città vive di progettualità. Fare si deve, ma devi mettere il prefetto a controllare i cantieri, una agenzia ad hoc: così noi facemmo per il Giubileo del Duemila: 800 opere pubbliche senza un avviso di garanzia né un morto sul lavoro».
La corruzione non c’entra col fare?
«C’entra, perché è enormemente cresciuta. Ma c’era, eccome, a inizi anni Novanta».
Come giudica la Raggi e la sua giunta?
«Dico: diamole tempo. Però non avrei detto all’inaugurazione della Nuvola di Fuksas che non avrei mai fatto il centro congressi, come hanno sostenuto i grillini. Avrei piuttosto chiesto un super manager internazionale che lo renda il più importante d’Europa. Accidenti! La concorrenza nel mondo si fa su questo tipo di infrastrutture, si fa sui servizi legati a questo tipo di offerta. Venti grandi congressi in un anno sono decine di migliaia di posti di lavoro».
Però la consegna dopo 18 anni e 240 milioni di costo, non è troppo?
«Costata troppo o costata poco, lo si accerti, ma è pubblica. Guardi l’Auditorium: l’abbiamo costruito, funziona benissimo, è dei cittadini e tra 100 anni sarà ancora lì».
Roma fallisce là dove Milano riesce?
«Expo è stato un successo di organizzazione, immagine e decoro civico. È salita Milano sopra Roma, perché ha fatto cose normali. Roma deve tornare a sapere fare le cose normali ma avendo l’ambizione di essere una delle cinque capitali più importanti del mondo».