giovedì 3 novembre 2016

Repubblica 3.11.16
Poliziotto uccide moglie e due figlie “Vi porto via con me”
Il biglietto per le sue vittime: “Non voglio lasciarvi senza padre e senza marito”
Genova, avverte i colleghi poi si toglie la vita “Problemi insormontabili”
di Stefano Origone

GENOVA. «La vita ha problemi insormontabili. Non vi voglio lasciare senza padre e senza marito, per questo vi porto con me», ha scritto in un biglietto Mauro Agrosì, poliziotto di 49 anni che ieri mattina all’alba, nel quartiere popolare di Cornigliano, ha sterminato la famiglia, ammazzando con sei colpi della pistola d’ordinanza la moglie Rosanna Prete e le figliolette Martina di 14 anni e Giada di 10. «Ho ucciso tutti, vi lascio la porta di casa aperta», ha detto ai colleghi del 113 prima di suicidarsi con la Beretta calibro 9.
Agrosì aveva alle spalle il trauma mai superato del suicidio di un fratello. Aveva problemi economici, che forse in parte aveva nascosto alla sua stessa famiglia. L’anno scorso aveva contratto un prestito elevato da pagare in dieci anni, circa 30mila euro, per cui ogni mese gli veniva trattenuto un quinto dello stipendio. Non è chiaro se i debiti fossero legati alla sua passione per i “gratta e vinci” o se, invece, la lotteria fosse un tentativo di rimediare allecrescenti difficoltà economiche confidando nella fortuna. I colleghi dicono che spesso lo vedevano uscire dalla tabaccheria con diversi tagliandi. «Sì, quel poliziotto veniva spesso a giocare con le lotterie istantanee, anche più volte durante la stessa mattinata. Prendeva biglietti da 5 o 10 euro», racconta una delle bariste del Bar Boom di via Sardorella, accanto alla caserma del 6° reparto Mobile di Bolzaneto, quella dei fatti del G8, dove Agrosì lavorava.
Vent’anni fa, l’assistente capo aveva scelto, tramite un concorso interno, la carriera amministrativa: pur portando ancora la pistola, era un tecnico e si occupava di computer. Quindi, anche se lavorava in caserma, non aveva un ruolo operativo. E, a differenza dei colleghi in servizio su strada, non aveva neppure le indennità da ordine pubblico che innalzano lo stipendio base. Per questo guadagnava poco più di 1.700 euro grazie all’anzianità di servizio. Forse troppo poco per una famiglia monoreddito di quattro persone (la moglie non lavorava). Aveva un tenore di vita alto Agrosì: ogni mese le lezioni di tennis delle figlie, la scuola privata cui aveva iscritto la più piccola, la macchina e la moto da mantenere.
«Quello che emerge in questa vicenda — ha detto il procuratore capo Francesco Cozzi — è l’idea di indispensabilità di se stesso, del maschio, rispetto al destino delle persone: non è concepibile che una persona legata a me possa vivere senza di me». Mauro Agrosì ha ucciso Giada e Martina che dormivano nel letto a castello, poi la moglie, usando un cuscino come silenziatore. Sarà l’autopsia a stabilirlo, ma il pm Emilio Gatti non esclude che le vittime siano state sedate, perché non hanno avuto nessuna reazione.