Repubblica 3.11.16
Poliziotto uccide moglie e due figlie “Vi porto via con me”
Il biglietto per le sue vittime: “Non voglio lasciarvi senza padre e senza marito”
Genova, avverte i colleghi poi si toglie la vita “Problemi insormontabili”
di Stefano Origone
GENOVA.
«La vita ha problemi insormontabili. Non vi voglio lasciare senza padre
e senza marito, per questo vi porto con me», ha scritto in un biglietto
Mauro Agrosì, poliziotto di 49 anni che ieri mattina all’alba, nel
quartiere popolare di Cornigliano, ha sterminato la famiglia, ammazzando
con sei colpi della pistola d’ordinanza la moglie Rosanna Prete e le
figliolette Martina di 14 anni e Giada di 10. «Ho ucciso tutti, vi
lascio la porta di casa aperta», ha detto ai colleghi del 113 prima di
suicidarsi con la Beretta calibro 9.
Agrosì aveva alle spalle il
trauma mai superato del suicidio di un fratello. Aveva problemi
economici, che forse in parte aveva nascosto alla sua stessa famiglia.
L’anno scorso aveva contratto un prestito elevato da pagare in dieci
anni, circa 30mila euro, per cui ogni mese gli veniva trattenuto un
quinto dello stipendio. Non è chiaro se i debiti fossero legati alla sua
passione per i “gratta e vinci” o se, invece, la lotteria fosse un
tentativo di rimediare allecrescenti difficoltà economiche confidando
nella fortuna. I colleghi dicono che spesso lo vedevano uscire dalla
tabaccheria con diversi tagliandi. «Sì, quel poliziotto veniva spesso a
giocare con le lotterie istantanee, anche più volte durante la stessa
mattinata. Prendeva biglietti da 5 o 10 euro», racconta una delle
bariste del Bar Boom di via Sardorella, accanto alla caserma del 6°
reparto Mobile di Bolzaneto, quella dei fatti del G8, dove Agrosì
lavorava.
Vent’anni fa, l’assistente capo aveva scelto, tramite un
concorso interno, la carriera amministrativa: pur portando ancora la
pistola, era un tecnico e si occupava di computer. Quindi, anche se
lavorava in caserma, non aveva un ruolo operativo. E, a differenza dei
colleghi in servizio su strada, non aveva neppure le indennità da ordine
pubblico che innalzano lo stipendio base. Per questo guadagnava poco
più di 1.700 euro grazie all’anzianità di servizio. Forse troppo poco
per una famiglia monoreddito di quattro persone (la moglie non
lavorava). Aveva un tenore di vita alto Agrosì: ogni mese le lezioni di
tennis delle figlie, la scuola privata cui aveva iscritto la più
piccola, la macchina e la moto da mantenere.
«Quello che emerge in
questa vicenda — ha detto il procuratore capo Francesco Cozzi — è
l’idea di indispensabilità di se stesso, del maschio, rispetto al
destino delle persone: non è concepibile che una persona legata a me
possa vivere senza di me». Mauro Agrosì ha ucciso Giada e Martina che
dormivano nel letto a castello, poi la moglie, usando un cuscino come
silenziatore. Sarà l’autopsia a stabilirlo, ma il pm Emilio Gatti non
esclude che le vittime siano state sedate, perché non hanno avuto
nessuna reazione.