Repubblica 25.11.16
La rabbia di Ankara “Una decisione nulla”
Il capo dello Stato Erdogan “Con questa risoluzione, l’Europa mostra di stare dalla parte dei terroristi”
di Marco Ansaldo
La
Turchia è offesa. Molto offesa con l’Europa. Questa è la reazione vera,
che si coglie tra i commenti dai maggiorenti turchi dopo il voto di
Strasburgo sullo stop ai negoziati. Posizioni che mostrano noncuranza,
sufficienza, rimpalli di responsabilità. Ma la simbolica alzata di
spalle di Ankara invece brucia, eccome, tanto al governo conservatore di
origine religiosa quanto al popolo laico. Sono gli eredi orgogliosi di
un grande Impero, quello Ottomano, e sentirsi ora messi alla porta, a
torto o ragione, dopo 53 anni di attesa, è un passo da superare anche a
livello psicologico.
Il capo dello Stato, Recep Tayyip Erdogan,
durante una riunione dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica,
si è così espresso: «Lo dico in anticipo. Il voto non ha per noi alcun
valore. Il nostro Paese, che la notte del 15 luglio (si riferisce al
fallito golpe, ndr) ha pagato un prezzo pesante, è stato criticato in
modo ingiusto dall’Occidente. Il ricorso dell’Europa a un voto del
genere mostra che sta dalla parte dei terroristi».
Allo stesso
modo il ministro per gli Affari Europei, Omer Celik, capo della
delegazione che negli ultimi mesi ha dialogato con Bruxelles per
l’ingresso della Turchia, in una conferenza stampa: «La risoluzione è
nulla. Non è una decisione che può essere presa seriamente per la
visione che contiene e il linguaggio che pervade il testo. L’Europa
torna a discutere in maniera cieca, priva di qualsiasi visione». Nel
coro unanime del governo di Ankara è stata poi la volta del premier
Binali Yildirim: «Anche prima tra Ue e Ankara c’erano rapporti forzati.
L’Unione deve decidere se la sua visione del futuro sarà con o senza la
Turchia». Più netta la condanna del vice premier Mehmet Simsek. «La
decisione del Parlamento europeo è populista, miope, deludente e
controproducente e non fa nulla per incoraggiare le riforme necessarie
per la Turchia e per la regione». Dura la dichiarazione del ministro
degli Esteri, Mevlut Cavusoglu: «Abbiamo verificato i commenti del
nostro popolo e abbiamo visto che non gliene importa affatto. Con la sua
mancanza di visione, l’Ue ha perso credibilità e dovrebbe per questo
interrogarsi e correggere le sue politiche».
Ma l’intera Turchia è
scossa dal voto di Strasburgo. E lo è ancora di più fra i laici e
nell’opposizione, che si trova ora abbandonata e lasciata ai margini
politici, in una posizione di reale isolamento, sia interno che esterno.
Il
Sud-est del Paese continua a essere sconvolto dalla guerra fra esercito
e Pkk. Ieri a Adana, non lontano dalla frontiera con la Siria, la
polizia ha arrestato un uomo a bordo di un’autobomba, sventando
l’ennesimo attentato. Al mattino un’altra autobomba, attribuita dalle
autorità al Pkk, aveva provocato due morti e 33 feriti. Nuovi arresti
poi fra i sindaci dei partiti filo curdi: è stata ora la volta del
municipio di Bitlis. Da settembre sono ormai più di 30 i sindaci
destituiti o arrestati sotto l’accusa di legami con il terrorismo.