Repubblica 24.11.16
Babbo Natale
“Genitori, basta bugie” Il segreto più amato ora divide gli psicologi
Uno studio sulla rivista Lancet boccia il mito di Santa Claus: “Così i bambini imparano a non fidarsi degli adulti”
Scaparro: “Mai avuto pazienti traumatizzati per aver scoperto la verità su chi portava i regali”
di Elena Dusi
ROMA.
«Se un genitore riesce a mentire su qualcosa di così speciale e magico,
come può continuare a essere considerato il guardiano della verità?»
All’insegna del motto “gli adulti non mentono mai”, la prestigiosa
rivista The Lancet Psychiatry interviene oggi nell’eterno dibattito su
Babbo Natale. E lo fa entrando a gamba tesa contro la “bugia” più
diffusa e amata del mondo. Definendo “terrificante” l’idea che esista
una struttura simil-Cia come «l’Agenzia di Sicurezza Nazionale del Polo
Nord», in grado di stabilire per ogni bambino del mondo se è stato buono
o cattivo. «Per poi arrivare a un giorno — sottolineano gli psicologi
Christopher Boyle dell’Università di Exeter in Gran Bretagna e Kathy
Mc-Kay di quella del New England in Australia — in cui i bambini
scopriranno la verità. Che cioè i genitori gli hanno mentito per anni».
Il climax è nel capitolo finale: se c’è qualcuno che prova piacere di
fronte alla storia di Babbo Natale, questi sono gli adulti stessi, «che
possono così tornare a un tempo in cui credevano che la magia fosse
possibile». E, aggiungono i due psichiatri con una punta di cinismo,
«mangiare i dolcetti che i bambini avevano preparato » per Babbo Natale
la sera della vigilia.
«Se gli adulti
desiderano rivivere la magia di Babbo Natale, vuol dire che il ricordo
non è poi così terribile» sorride lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro, che
nel suo libro L’antispocchia (Bompiani), ha pubblicato il racconto
scritto quando suo figlio fu informato dai compagni di scuola che a
Babbo Natale è inutile inviare lettere: «I bimbi hanno sempre avuto
ragione, Babbo Natale esiste. Il fatto che nessuno l’abbia mai visto si
spiega con il desiderio del caro vecchione di mostrarsi soltanto a chi
non dorme ed è anche puro di cuore, due condizioni difficili da
soddisfare nello stesso tempo in questo mondo. I piccoli, benché abbiano
un cuore limpido, non ce la fanno proprio a tenere gli occhi aperti
fino all’arrivo della slitta».
Come
dimostrano millenni di favole, «i bambini hanno bisogno del pensiero
magico» aggiunge Simonetta Gentile, responsabile della Psicologia
clinica all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Fino a circa sei
anni spiegano con la magia quel che non riescono a collegare
scientificamente. Quando poi scoprono che Babbo Natale non esiste, non
reagiscono con rabbia. Semmai c’è un po’ di dolore, ma fa parte del
normale processo di crescita».
Il momento
critico si presenta in genere tra i 7 e i 9 anni. Monica Castagnetti,
consulente psicopedagogica del progetto Nati Per Leggere, ne ha
incontrati tanti di bambini ai primi dubbi. «Il sospetto si insinua
gradualmente. C’è una fase in cui realtà e magia convivono. Ci si rende
conto che a portare i regali sono i genitori, ma si resta affezionati
all’idea di Babbo Natale. Ci vuole tempo per maturare la scoperta e per
potersi dire ad alta voce la verità. E se in famiglia c’è un figlio più
piccolo, quello grande mantiene volentieri il segreto con lui».
«Di persone in cura», conclude Scaparro, «ne ho avute tante. Ma no, proprio nessuna era rimasta traumatizzata da Babbo Natale ».