Repubblica 24.11.16
Valentino Parlato
“Ho tradito la sinistra con Raggi. Renzi è un leader ma io voto No”
Il fondatore del “manifesto” parla di referendum e fine dei partiti
“È in crisi la speranza: mio nipote avrà la metà delle possibilità che avevo io”
Ho votato Cinquestelle alle elezioni di Roma, ma vorrei non doverlo rifare
Non ci sarà alcuna scissione della minoranza, sono deboli
Trump non mi fa paura, è uno scossone salutare per i progressisti
È stato fondatore del quotidiano “il manifesto” nel 1971, che ha diretto a varie riprese per quattro volte
intervista di Concetto Vecchio
ROMA.
«Renzi è capace, intelligente. Un leader. Ma non mi è mai piaciuto.
Perciò voterò No». Valentino Parlato, 85 anni, fondatore e direttore
(per quattro volte) del
manifesto, uno degli
ultimi testimoni della vecchia sinistra italiana, aspira con voluttà il
fumo delle sigarette Pueblo, che si accende una dopo l’altra sul
terrazzo di casa, allungando furtivamente la mano libera sulla ciotola
di mandorle. Proprio oggi sono 47 anni che lui e gli altri dissidenti
del Pci, da Pintor a Rossanda («con Rossana ci sentiamo ogni settimana
al telefono»), furono radiati dal comitato centrale per dissenso: «Io
ero il pesce più piccolo, fui licenziato da
Rinascita,
mi trattarono bene in fondo: ebbi anche la liquidazione». Nella
libreria l’occhio cade su due foto: una con il cardinale Silvestrini,
l’altra con Gheddafi. «Ma lei è qui per parlare del referendum,
giusto?», chiede distrattamente.
Quindi vota No non sul merito, ma perché non ama Renzi?
«Da
un lato gli contesto quest’uso del referendum per intestarsi
un’investitura plebiscitaria, dall’altro questa riforma non funziona:
passeremo da un bicameralismo ordinato a uno pasticciato. Avrei abolito
il Senato e basta».
Non è meglio questa riforma che nessuna riforma?
«Ma
rimarranno dei senatori dimezzati. Come si fa a dire che si riducono i
costi della politica, quando le indennità dei senatori valgono sì e no
il 15% delle spese di palazzo Madama: è demagogia».
Da
Santoro a Lerner c’è chi ammonisce: Renzi non è il mio leader, ma se
vince il No si apre il campo al populismo, alle destre. Non condivide?
«Se
vince il Sì si andrà avanti come adesso: nel continuismo. Se vince il
No si apre una crisi politica, l’apertura di un processo, si sarebbe
detto una volta. Preferisco questo ».
Non ci sarà la scissione nel Pd?
«Per
fare un divorzio bisogna avere chiaro quel che si vuol fare in futuro,
nella minoranza Pd vedo una grande debolezza culturale e politica. Non
faranno nulla».
Perché oggi la sinistra è così debole?
«Perché
non si è accorta che tutto attorno a noi è mutato. Il lavoro umano
purtroppo è meno importante di una volta, le cose, le macchine, si sono
presi un vantaggio sulle persone. I modi di produzione sono cambiati ma
non riusciamo ancora ad analizzarli. Soprattutto è in crisi la
speranza».
Cosa intende dire?
«Quando
avevo vent’anni, nel Dopoguerra, uno come me aveva la speranza concreta
di costruirsi un futuro. Mi guardo attorno e vedo una grande
stanchezza. Oggi so già che mio nipote di 9 anni avrà la metà delle mie
possibilità di allora».
Per questo i giovani votano Grillo?
«La
loro protesta è fondata. Tuttavia Grillo mi fa pensare all’Uomo
qualunque della mia giovinezza, capace di parlare agli scontenti, ma
senza una vera idea. Grillo ti fa contento solo sul breve periodo».
Lei a Roma per chi ha votato?
«Per Virginia Raggi»
Davvero?
«Sì, e anche mia moglie».
Perché?
«Ero talmente indignato verso il Pd che per la prima volta ho tradito la sinistra, spero sia anche l’ultima».
E come valuta questi primi mesi della sindaca?
«È debole, non mi sembra abbia la necessaria personalità, ma come fai a darle le colpe su tutte le buche?».
È spaventato da Trump?
«No, la sua affermazione mi fa piacere». (“ Valentino, adesso non esagerare”, lo ammonisce la moglie, Maria Delfina Bonada
amorevolmente).
Non esagero. Provocherà dei conflitti, ma almeno scuoterà questa
immobilità mortale, e spingerà la sinistra a tornare a sporcarsi le
mani».
Perché continua a fumare?
«Una
volta erano ottanta sigarette al giorno. La dottoressa mi ha detto che
devo ridurle a cinque perché il fumo riduce la quantità di ossigeno che
va al cervello, e quindi istupidisce: un tempo invece aguzzava
l’ingegno. Non so se crederle. Il mondo è proprio cambiato».