Repubblica 24.11.16
Massimo Luciani, presidente dei costituzionalisti: “contraddizioni anche sulla rappresentanza”
“Italiani all’estero, meglio abolire la legge”
intervista di Alberto D’Argenio
ROMA.
Massimo Luciani, professore alla Sapienza e presidente dei
costituzionalisti italiani, proprio per la sua carica non si è schierato
sul referendum, ma prende posizione nella polemica sul voto degli
italiani all’estero: «È una questione complessa, personalmente non sono
mai stato favorevole al voto all’estero, l’ho detto sin dalla sua
introduzione e posso ribadirlo ora».
Cosa non la convince?
«I
problemi riguardano soprattutto le politiche. Innanzitutto gli italiani
all’estero votano solo altri italiani residenti all’estero mentre
quelli residenti in Italia non possono essere votati da fuori. Il che
tocca l’universalità della rappresentanza. E poi ci sono solo quattro
ripartizioni e si può ben immaginare quanto possa essere flebile il
rapporto di vicinanza territoriale tra un candidato di Sidney e un
elettore di Città del Capo ».
Sul voto per il referendum invece?
«La
legge costituzionale che lo ha introdotto nel 2000 parla solo del voto
per le politiche, quello per i referendum è stato esteso con la legge
attuativa del 2001: sarebbe stata opportuna maggiore attenzione per una
materia che pone tanti problemi».
Vede anche il rischio di brogli?
«Posto
che se ce ne fosse il sospetto dovrebbero essere denunciati chiunque
vincesse, è evidente che il voto per corrispondenza non garantisce
pienamente la segretezza. Solo in parte il legislatore si è fatto carico
del problema: nell’Italicum il voto postale è escluso in alcuni Paesi
nei quali non ci sono i requisiti per garantirne la correttezza».
Non trova inopportuno che il dibattito si apra sempre a ridosso del voto?
«E’
triste, è un problema delicatissimo, sarebbe indispensabile affrontarlo
a mente fredda, con uno spirito collaborativo tra forze politiche e non
a ridosso delle votazioni. Ma temo non avverrà».