il manifesto 24.11.16
Il voto all’estero è concluso, ora si «vigila»
Referendum.
La promessa del ministro Gentiloni che riceve alla Farnesina i comitati
del No e, di fronte ai tanti casi di irregolarità, spiega: «Non siamo
infallibili, ma sareno attenti». La replica: «A questo punto si potranno
solo controllare con cura gli scrutini, lo faremo»
di Andrea Fabozzi
Per
gli elettori italiani residenti all’estero, oltre quattro milioni, le
operazioni di voto si sono praticamente concluse: la busta con la scheda
del referendum andava spedita entro oggi e deve arrivare ai consolati
entro giovedì prossimo. Solo ieri pomeriggio il ministro degli esteri ha
ricevuto alla Farnesina i rappresentanti dei comitati del No che da
settimane denunciano le irregolarità nel sistema. Paolo Gentiloni, per
ecumenismo, ha ricevuto anche i rappresentanti del Sì, che però non
hanno lamentele. Il ministro ha rassicurato che le 195 tra ambasciate e
consolati coinvolti si manterranno vigili e ha aperto un «canale di
collegamento» con i comitati per ricevere segnalazioni di eventuali
problemi, anche se ormai quel che è fatto è fatto.
Che
il voto degli elettori italiani all’estero sia problematico è cosa nota
da quindici anni. Che non sia un voto segreto è una conseguenza
dell’invio a domicilio delle schede – e ieri il manifesto ha raccontato
come gli elettori stiano pubblicando le loro schede votate sui social
network. Che rischi di non essere neanche un voto tanto libero lo
dimostrano casi come quello dell’ambasciatrice italiana in Argentina che
ha direttamente organizzato il comizio per il Sì della ministra Boschi a
Buenos Aires, o dell’ambasciatore in Canada arruolato in un’iniziativa
per il Sì del circolo Pd di Toronto.
Il
ministro ha riconosciuto anche in parlamento, dove ha dovuto rispondere a
due interrogazioni (Lega e 5 Stelle), che il voto all’estero presenta
delle «particolarità» in conseguenza delle quali il ministero può «non
essere infallibile». Ma ha garantito che «il sistema ha gli anticorpi al
proprio interno per evitare che queste disfunzioni mettano in forse la
regolarità del voto e, tanto meno, il responso delle urne». E c’è
davvero da augurarselo – mentre il Movimento 5 Stelle già parla di
brogli e superando in ardimento il Comitato del No annuncia «ricorsi su
tutto il territorio nazionale» (ma il destinatario dei ricorsi è solo
uno, il romano Ufficio centrale per il referendum presso la Cassazione).
In una consultazione così indecisa gli elettori all’estero potrebbero
persino risultare decisivi: è già accaduto una volta, alle elezioni del
2006. Oltre tutto, hanno spiegato i rappresentanti di cinque comitati
del No ricevuti alla Farnesina, trattandosi in questo caso di un
referendum con una scelta secca tra il Sì e il No, le irregolarità
possono risultare assai più pesanti. La prova ci sarà solo alla fine,
come ha osservato Alfiero Grandi, ricordando i viaggi in Sud America
della ministra Boschi e le lettere agli italiani all’estero spedite da
Renzi. «Le indebite pressioni politiche – ha detto il vice presidente
del Comitato del No – non potrebbero in ogni caso giustificare
risultarti troppo diversi rispetto al voto nazionale, cosa che peraltro
non si è mai verificata in occasioni di precedenti consultazioni
referendarie. Ove ciò accadesse sarebbe necessario valutare anche la
possibilità di ricorsi».
Gli elettori
iscritti all’Anagrafe italiani residenti all’estero sono poco meno di
quattro milioni, a essi vanno aggiunti gli oltre 50mila registrati dai
consolati e gli oltre 30mila iscritti a un registro «temporaneo» come
gli studenti Erasmus. Ci sono poi 5mila militari in missione. Al
comitato del No tra le tante segnalazioni è arrivata anche quella degli
italiani a Praga che hanno ricevuto doppia tessera elettorale. «Quello è
stato un disguido dovuto alla tipografia che abbiamo già corretto – ha
detto Gentiloni – e se qualcuno ha tentato di votare due volte ha
commesso un reato e in sede di scrutinio può essere scoperto tramite il
codice elettorale».
Intanto ieri i tre
consiglieri di amministrazione di minoranza della Rai – Freccero,
Diaconale e Mazzucca – hanno scritto alla presidente Maggioni per
denunciare lo «squilibrio schiacciante» dell’informazione in favore del
Sì, testimoniata anche dagli ultimi dati dove i sostenitori della
riforma fanno il pieno dei tempi di parola, concedendo al No solo
l’assai meno efficace tempo di notizia. I tre consiglieri hanno chiesto
una convocazione urgente del cda, Maggioni ha immediatamente risposto di
no sostenendo che «l’azienda mira al massimo rispetto del pluralismo».
«Nei tg c’è anche una propaganda indiretta per il Sì – ha fatto notare
invece Freccero – visto che tutte le notizie sono fatte ruotare in
ottica referendaria».