Il Fatto 24.11.16
Uccidere i media: tutti prigionieri della Rete
risponde Furio Colombo
CARO
FURIO COLOMBO, i media fanno male il loro mestiere, è l'accusa che gira
per il mondo, e per questo sorgono nuovi personaggi come Trump. Nascono
dal vuoto. Invece di prendercela con Trump, non dovremmo ribellarci con
i media incapaci sia di raccontare sia di prevedere?
VALERIA
I
MEDIA SONO ORMAI, lo dicono tutti, i mediatori fra gli eventi e i
cittadini. Che meritino critica e sorveglianza continua è un fatto.
Credere che se ne possa fare a meno, cancellandoli o screditandoli porta
a equivoci paurosi. Pensare che un potente reazionario immensamente
ricco possa essere la salvezza dei disoccupati del Wisconsin, della
Pennsylvania, dell’Ohio, del Kentucky, solo perché l’uno e gli altri
sono bianchi e hanno in comune scarsa simpatia per il presidente nero, è
ovviamente un equivoco da commedia, se non fosse una tragedia
americana. Durante le giornate di Bookcity il giornale “Pagine Ebraiche”
ha citato, sull’argomento, un testo di Umberto Eco: “I social network
danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo
al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività, e
venivano subito messi a tacere. Ora invece hanno lo stesso diritto di
parola di un premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”. Commenta il
giornale: “Il problema è che questa ‘legione di imbecilli’ ingrossa
sempre più le sue file e minaccia la convivenza nella società reale”. E
fa notare che, fra il 2015 e
il 2016
(luglio) gli attacchi antisemiti in Rete hanno raggiunto i 2,6 milioni.
Se a questi si aggiungono gli attacchi contro i neri, gli immigrati, i
rom e tutta la parte di adesione spontanea e di dementi “mi piace” a
frasi come “i barconi vanno affondati subito”, si scopre l’infittirsi di
una vera e propria giungla d’odio che aumenta il pericolo (sia di
scontro fisico, sia di guerra) e rende sempre più difficile la
tolleranza, la convivenza, l’accoglienza. Sia l’Italia, sia gli Stati
Uniti, cioè il cuore di quella che chiamavamo con orgoglio la “civiltà
occidentale”, vive immersa in un’aria malata dove adulti che fanno i
politici promettono muri e frontiere chiuse, altri di aiutare i somali
in Somalia o di bloccarli nel deserto. Da parte sua, Trump è stato
eletto (anche) per avere promesso di espellere tre milioni e mezzo di
“clandestini illegali e criminali” che, gli è stato fatto osservare (ma
solo dopo la sua elezione), non esistono negli Stati Uniti.
I
consiglieri di Trump hanno spiegato che esistono in Rete. In America la
resistenza è già cominciata. La guida il “New York Times”, che usa
proprio questa parola. E si propone per prima cosa di defogliare la
giungla delle storie false che dominano la Rete. Annuncia una lotta
nella Rete e nel cartaceo per abbattere il più pericoloso dei muri: la
falsa informazione.